Amore mio ovvero il catalogo come pratica curatoriale (original) (raw)

2018, in "Esposizioni", Atti del convegno, Parma, 27-28 gennaio 2017, a cura di Francesca Castellani, Francesca Gallo, Vanja Strukelj, Francesca Zanella, Stefania Zuliani in "Ricerche di s/confine. Oggetti e pratiche artistico/culturali", n. 4

L’intervento si concentra sul catalogo curato da Achille Bonito Oliva e pubblicato in occasione della mostra Amore mio inaugurata a Montepulciano nel 1970. Il libro diventa l’occasione per sottolineare e ridefinire il meccanismo espositivo mettendo in discussione una logica oppositiva diventata a questa data garanzia di genuinità delle pratiche sperimentali. In Amore mio gli artisti vengono chiamati nel catalogo a considerarsi in rapporto ad altri artisti, con il proposito di analizzarli nella loro essenza relazionale e di gruppo. È l’inizio di una tendenza di Bonito Oliva a lavorare sul campo delle teorie dell’informazione, riprendendo alcune idee prettamente sociologiche che iniziano a diffondersi in questi anni. Come avverrà per altri progetti del critico, e come si era già verificato in situazioni espositive internazionali, il catalogo inizia a prendere una forma totalmente indipendente, slegata dalla mostra, ma allo stesso tempo a proporsi non più come illustrazione, ma didascalia problematizzante, a volte anche in totale contrapposizione con la mostra stessa. The event focuses on the catalogue curated by Achille Bonito Oliva and published on the occasion of the Amore mio exhibition, opened in Montepulciano in 1970. The book provides the opportunity to discuss and redefine the concept of exhibition by questioning the oppositionist approach that has come to guarantee the genuineness of experimental practices. In Amore mio, the catalogue is a means for artists to cooperate, in order for their ability to communicate and interact within a group to be analysed. Indeed, Bonito Oliva has started working on information theories, drawing inspiration from sociological ideas that have been spreading in recent years. As in future projects by the critic and past international exhibitions, catalogues are starting to become increasingly independent and detached from exhibitions, being no longer a mere collection of pictures, but rather a critical caption that is sometimes in contrast with the very exhibition.