M.Congiu, Alcuni corredi inediti dalle necropoli di Monte Raffe di Mussomeli, in Ollus leto datus est. Architettura, topografia e rituali funerari nelle necropoli dell'Italia meridionale e della Sicilia tra Antichità e Medioevo, Atti del Convegno Inter. di Studi, Reggio Calabria 22-25 ottobre 2013 (original) (raw)

E. VITALE, “La necropoli a Nord-Est del Teatro nell’insula 8 della Regio IV e il riuso dello spazio urbano a scopo funerario”, in Pagani e cristiani a Sabratha e Leptis Magna tra III e VI secolo d.C. Atti del Seminario di studio (Agrigento, 26-27 gennaio 2012), Palermo 2012, p. 77-100

The cemetery (m 29 x 39), excavated and restored by G. Caputo in the Thirties of the twentieth century, borders westwards the cardo which leads to the Early Christian churches of the Regio III, and southwards the Theatre decumanus. The burial area comprises 84 tombs sub-divo, violated or with the gravestones moved. The burial types are: 1) the forma, attested by 43 specimens; 2) the case, rectangular or anthropomorphic, with 26 specimens; 3) nine cupae characterized by a semi-cylindrical crown placed directly on the gravestones or on a base of limestone blocks; 4) the mound, only one example. The space organization seems to follow clear rules: all the burials are in fact concentrated in the southern half of the insula, in parallel rows of 4-5 tombs or in less ordered groups of cases. Along the cardo and decumanus, the cemetery continues beyond ist limits with a row of cupae for children. The graveyard covered an area abandoned after the earthquake of 365 d.C.; it was related to some Late Roman houses built on the ruins of the Theater.

Giorgia Aprile, Elettra Ingravallo, Ida Tiberi, "I tumuli della necropoli di Salve. Architetture e rituali nell'ideologia funeraria dell'età del Rame", Bibliotheca Archaeologica 48, Edipuglia 2018.

La necropoli di Macchie Don Cesare nel territorio di Salve (LE) ha aggiunto nuovi dati alla conoscenza dei costumi funerari dell’eneolitico meridionale: ha rivelato, infatti, la pratica dell’incinerazione sotto tumulo affermatasi tra la metà del IV e il III millennio a.C. I tumuli di Salve, fatti di terra e di pietre, ricoprivano monumenti realizzati con tipologie diverse, alcuni con articolazioni complesse al loro interno, altri molto semplici costituiti solo da una piattaforma basale su cui poggiavano i vasi con i resti incinerati o questi stessi sparsi sulla superficie, privi di contenitori. In nessuno dei tumuli era presente il corredo. Ma, accanto all’incinerazione, nella necropoli è attestato anche l’uso dell’inumazione come nei tumuli 6, 9 e 7: nei primi due si trattava di ossa non combuste; nel tumulo 7, invece, all’interno di una cista litica che pure conteneva alla base tre incinerati, erano stati deposti circa 50 individui in seguito sottoposti a manipolazioni. Essi, a differenza degli incinerati avevano con sé il corredo i cui componenti, vasi in ceramica e oggetti di ornamento, sono molto simili a quelli rinvenuti a Grotta Cappuccini di Galatone. E’ un quadro composito quello che restituisce la necropoli di Salve: documenta la pluralità di tradizioni esistente tra comunità che vivevano nel medesimo territorio e che condividevano la medesima cultura ispirata ai canoni di Gaudo e Laterza. L’architettura dei tumuli, inoltre, rinvia a modelli diffusi che – se pure con tipologie varie – caratterizzavano il paesaggio funerario di molte regioni europee, inserendo il Salento in quel “mondo interconnesso” che era l’Europa del III millennio a.C. Geomorfologia, paleobotanica, antropologia, analisi archeometriche contribuiscono a ricostruire una visione d’insieme in cui la dimensione funeraria risulta ancorata a dati di realtà che ne affiancano gli aspetti ideologici. Non ultima, la cronologia: la serie di datazioni ottenuta dai vari tumuli fornisce importanti aggiornamenti sull’eneolitico meridionale, spostandone l’insorgenza alla metà del IV millennio in linea con quanto avviene nel resto della penisola.