Storie e cantari medievali (original) (raw)
di Luca Bonari STUDI Dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo di Massimiliano e Francesca Zupi Il bambino oggi nella società di Isabella Poli La dimensione vocazionale in un progetto globale di maturazione del bambino di Giuseppe Ruta ORIENTAMENTI Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite! di Caterina Brunetto Quale annuncio vocazionale fa crescere il bambino dentro una storia d'amore? di Dora Cevenini Comunità cristiana e società dei bambini di Marina Bartolomei L'uso del catechismo nell'annuncio di Gesù ai nostri bambini di Annamaria Caramella ESPERIENZE Come parlare di Dio a nostra figlia… di Angela e Fabrizio Padrini, Una vita…tanti doni… di Maria Concetta Gelsomino DOCUMENTAZIONE Bibliografia ragionata sul tema: "Lasciate che i bambini vengano a me" di Pietro Gianola INVITO LETTURA Temi vocazionali di Maria Teresa Romanelli DAI CRV E CDV Esperienze, progetti e notizie da alcuni CRV e CDV d'Italia di Maria Teresa Romanelli SPECIALE DIREZIONE SPIRITUALE Il padre prodigo: storia di una vocazione perduta e ritrovata di Amedeo Cencini EDITORIALE Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande… Di Luca Bonari, Direttore del CNV LUCA BONARI C'è poco da fare: l'argomento "bambini e fanciulli" mi fa risuonare nella mente e nel cuore il pianto dei bambini innocenti che vengono trucidati da Erode a caccia dell'unico bambino che avrebbe voluto sgozzare ma che gli era sfuggito, nascosto nell'intimità dell'amore di Maria e Giuseppe e sottratto al suo potere da un viaggio in Egitto. Perché sperimento ogni giorno di più un crescente concretizzarsi di situazioni -foriere di una preoccupante scelta culturale e etica -che allontanano sempre di più gli adulti da un'immagine di sé come "generatori di vita" che è premessa essenziale perché i bambini che sopraggiungono possano trovare l'accoglienza calda e forte di cui hanno estremo bisogno per muovere i primi passi nella vita. Temo il tradimento. In molte circostanze lo vedo. Mi riempie della stessa amarezza e preoccupazione della quale si è fatto portavoce il Papa proprio in questi giorni di luglio di fronte ad un singolare modo di essere orgogliosi…per le vie di Roma sottratte per l'occasione agli eventi giubilari dei quali fino a quel momento sembrava più normale essere orgogliosi. La vita genera vita! Quale vita genera vita? Quale vivente genera un vivente? Una vita nell'amorecertamente -ed una vita che cerca amore. Ma quale amore? Quello del dono di sé non quello che cerca negli altri un dono per sé! Temo il tradimento. A quali storie di amore il padre affida i
Dal fiume Ἀχέρων Savuto Ăchĕrōn Ōcinarus ballata del Mondo Antico, Grecia, Magna Graecia, Roma Ballade et Chanson de Geste Le chêne des deux rois et l'idée du merveilleux Quercŭs Ălexandĕr imperator et Ălexandĕr Epiri rex Alessandro Magno Alessandro d'Epiro e l'idea del meraviglioso , 2022
Alexandra d’Epiro Dusmet de Beaulieu Dal fiume Ἀχέρων Savuto Ăchĕrōn Ōcinarus ballata del Mondo Antico, Grecia, Magna Graecia, Roma Ballade et Chanson de Geste Le chêne des deux rois et l'idée du merveilleux Quercŭs Ălexandĕr imperator et Ălexandĕr Epiri rex Alessandro Magno Alessandro d'Epiro e l'idea del meraviglioso Albero Monumentale N 24 Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ora Ministero dell' Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste decreto direttoriale n. 330598 del 26/07/2022 di aggiornamento dell’Elenco degli Alberi monumentali d’Italia valore storico, culturale, religioso GU Serie Generale n.182 del 05-08-2022 Ministero della Cultura Direzione Generale Biblioteche e diritto d’autore Servizio II - Diritto d'Autore prot. n. 0000727-A del 19-01-2023 dep. 19-12/2022, art. 31 del R.D. 1369/1942. Canto e Danza del Mondo Antico, volume II ricostruzione metrica storica canto e spartito per pianoforte. Culture: Grecia- Magna Grecia-Roma. Lingue italiano, latino, greco antico, inglese, francese. Ὰλέξανδρος Aléxandros
Saggio di canti popolari romagnoli
2013
AssociAzione «istituto Friedrich schürr» BENEDETTO PERGOLI SAGGIO DI CANTI POPOLARI ROmAGNOLI a cura di cristinA GhirArdini con cd allegato Ristampa anastatica del volume Saggio di canti popolari romagnoli raccolti e annotati da Benedetto Pergoli, Forlì, Luigi Bordandini Tipografo -Editore, 1894.
Cavalieri e diavoli: musiche dal Medioevo nel principato vescovile di Trento
I cavalieri dell'imperatore: tornei, battaglie e castelli
L'orecchio medioevale non concedeva tempo alla riflessione: lasciandosi semplicemente penetrare dal suono di una tromba o di una campana, l'uomo si segnava con la croce, s'inchinava, si chiudeva in casa, impugnava una spada o entrava in chiesa. Immersa in un mondo religioso sovrabbondante di immagini e simboli, la società aveva da tempo piegato alla comunicazio-ne pubblica i suoni, "in grado di raggiungere ogni cittadino in qualunque luogo si trovasse, anche nel più lontano e riposto, ciascuno simultaneamente agli altri, con un'efficacia aggregan-te che permeava […] ogni angolo della città" 1. Più o meno integrato "in un linguaggio anche musicale" 2 , comunque secondario, l'elemento sonoro ordinava la vita isti-tuzionale, pubblica, religiosa, economica e privata: campane, trombe, pifferi, tamburi erano normalmente al servizio delle appena costituite autorità civiche, come pure di quelle più antiche militari e religiose. Soprattutto le laiche trombe era-no strumenti consueti e tangibili del potere amministrativo, nonché della società medioevale. Con esse venivano divulgate leggi e avvisi, si salutavano i nuovi consoli o gli ospiti illustri, si indicava l'inizio di un torneo, di un gioco in piazza, il mo-vimento dei soldati in battaglia, ecc. Per questo erano stru-menti nobili, estranei alle culture popolari e gli strumentisti potevano vantare congrui compensi e un ruolo socialmente riconosciuto. Non per capriccio, quando nel 1162 Milano si arrendeva al Barbarossa, l'imperatore, in segno di capitolazio-ne, si faceva consegnare, assieme al vessillo maggiore, "duas tubas in signum tocius reipublice Mediolani" 3. Al pari delle città comunali dell'Italia centro-settentrionale, pure Trento, Rovereto e Riva assumono uno o due trombet-tieri per il pubblico servizio. Pur se le fonti documentarie locali sono piuttosto tarde, possiamo confermare l'esistenza di pratiche antiche, coincidenti, anche temporalmente, con le norme adottate, ad esempio, a Verona negli statuti emanati nel 1327: "Item statuimus quod quatuor trumbatores debeant elligi pro comuni Verone, qui debeant servire comuni Verone de dicto servicio trumbarie et continue venire ad palacium co-ram domino vicario et potestate et facere preconia secundum quod eis inpositum fuerit et per loca civitatis et burgorum consueta. Et debeant habere singulum bonum equum super quibus debeant equitare cum suis trombis quociens opus fue-rit […]" 4. Uno strumento lucente (a volte d'argento) dotato di stendardo, un vestito elegante, un cavallo vigoroso: questi gli elementi correlati a un mestiere sempre inserito in una ritualità intensa, sfarzosa o drammatica che fosse. Gli atti e i carteggi dei rettori di Rovereto confermano, per l'anno 1503, le mansioni del "tubicina" Grumerio, ovvero la diffusione sulle piazze o "nei luoghi soliti" di Rovereto e Volano dei proclami consegnatigli dal podestà 5. A Riva un primo trombettiere è documentato per il 1511, quando il 10 maggio, Lazzaro detto "trombetta", è chiamato quale testimone di un atto pubbli-co 6. A Trento, invece, i suonatori del comune si sommano ai musici in servizio presso il principe vescovo in Castello. Per i suonatori alle dipendenze del comune con funzioni di rap-presentanza, ludiche e di avvertimento o richiamo, i registri dell'archivio consolare restituiscono pagamenti regolari a due persone solo a partire dal Seicento. Prima figurano versamenti saltuari, con indicazioni strumentali anche diverse come quella per il 23 gennaio 1531: "per dinari dati a doÿ tamburinarj et a un che sonava un sugolot […] L. 7" 7. Più o meno nello stesso periodo, l'insediamento della magistratura consolare seguiva un rituale che prevedeva il "suono della campana (renga) della torre grande del Comune" e la presenza di "due trombetti" 8. BATTAGLIE E TORNEI La funzione dei musici in castello era sicuramente più varia e interessante. Il 25 aprile 1427, nell'investitura di alcune proprietà collocate alle Laste (a est del Castello del Buoncon-Ringrazio per la generosa lettura del testo Luciana Giacomelli ed Emanuele Curzel.
Letteratura arturiana: i cantari
An English abridged version of this paper was published as “Arthurian Material in Italian Cantari” in The Arthur of the Italians, edited by Regina Psaki and Gloria Allaire. Cardiff, University of Wales Press, 2014, pp. 105-120.
[SEMYR], 2013, pp. 185-266 + [18] tav., manca ISBN, s.i.p. Questo studio di Pedro Manuel Cátedra García (ordinario di Letteratura Spagnola all'Università di Salamanca e direttore dell'Instituto Universitario de Estudios Medievales y Renacentistas -IEMYR) è strettamente legato alla sua passione bibliofilica e bibliografica, diretta in particolar modo al tipografo Giambattista Bodoni. Tale passione lo vede oggi alla direzione del progetto digitale "Biblioteca Bodoni" http://bibliotecabodoni.net, portale online dedicato alla diffusione e alla conoscenza dell'operato del celebre tipografo. Il sito raccoglie e ordina le edizioni bodoniane, le monografie sull'argomento e le lettere del tipografo; il tutto è digitalizzato e liberamente consultabile online. Il portale, nato all'interno di un progetto della Università di Salamanca, in risposta a un bando della Secretaría de Estado de Investigación, Desarrollo e Innovación del Ministerio de Economía y Competividad de España, è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione della Biblioteca Palatina e del Museo Bodoniano di Parma. La presente pubblicazione è edita dal Seminario de Estudios Medievales y Renacentistas -SEMYR (oggi parte del IEMYR), progetto interdipartimentale e interdisciplinare per lo studio della storia culturale del Medioevo e del Rinascimento in Europa fondato e diretto dallo stesso Cátedra, nella sezione "Miscellanee", sezione che raccoglie testi, scritti per diverse occasioni, stampati su carte speciali in diversi formati. Si pubblica qui il "quarto studio", parte di una serie di lavori di stampo bibliografico e bibliofilico scritti dall'a. Questi testi, non essendo mai confluiti in un volume unitario, sono stati diffusi separatamente dall'a. in questa forma particolare. Gli studi già pubblicati sono: 1. Un incunable & dos góticos nuevos para la imprenta española, pp. 17-40 (29 marzo 2001), 2. Pesquisas sobre incunables con pedigrí, pp. 41-95 (24 dicembre 2005) e 3. Querido Alberto, pp. 185-268 (1 settembre 2012), tutti pubblicati dal SEMYR all'interno della serie, così chiamata dall'a., "Descartes Bibliograficos y de Bibliofilia". Doveroso, prima di considerare il testo, fornire una descrizione materiale di questa particolare pubblicazione. La stampa è infatti realizzata su carta di scarto (tipografico), però raffinata: si tratta infatti di fogli
Realizzazione editoriale a cura di Arun Maltese (bear.am@savonaonline.it) È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L'illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell 'art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.1941 Più recentemente Patrizia Serra, recependo e portando a compiuta maturazione gli stimoli offerti dal Delogu, afferma che i Condaghes, collocantisi fra oralità e scrittura, mantengono «le modalità narrative proprie di una cultura prevalentemente orale, filtrate e rielaborate tuttavia attraverso moduli stilistici desunti dal patrimonio culturale di scriptores monastici non certo illetterati, che sono appunto in grado di riplasmare la lingua dell'oralità, il volgare sardo, sul modello retorico e stilistico costituito dalla Bibbia in latino. Questo conduce, nelle prime scritture in volgare sardo, a quella commistione tra piano pragmatico-documentario e modalità letterario-narrative, che è stata letta come segno di arcaicità culturale e come prova della totale assenza di modelli colti, e che ci consegna invece una lingua scritta che ha già raggiunto un notevole grado di formalizzazione e la cui "narratività", certamente non ancora del tutto disgiunta dalle strutture del discorso orale, risulta tuttavia mediata e condizionata da ben radicate tradizioni scrittorie di matrice ecclesiastica, che attestano, ancora una volta, la complessità e la ricchezza di apporti culturali che hanno caratterizzato il processo di elaborazione e affermazione della lingua sarda». 3 Certamente, nei Condaghes, l'aspetto narrativo non è immesso in tutte le registrazioni, esso anzi può forse dirsi se non un'eccezione, quanto meno un fatto di uso tutto sommato limitato. Ma qualora vi sia, ci si deve allora chiedere perché fosse sentito necessario riferire l'andamento di tutto il processo, magari pure in termini succinti, piuttosto che registrare gli estremi di esso e la sentenza che ne scaturisce. Perché insomma lo scriptor vada oltre una «ripetizione di anonime formule giuridiche»; perché «la prosa che i condaghes ci hanno consegnato» sia, e sia voluta essere «l'esatto contrario» di questa anonima secchezza 4 . Certo le condizioni semiotico-testuali erano diverse da quelle attuali, e dovevano far ricorso ad una memoria sedimentata di una comunità basicamente analfabeta nella quale il ricordo e la registrazione era affidata al deposito memoriale umano, vivo e orale, più che non alla registrazione scritta. Pertanto ciò che veniva registrato per iscritto nei Condaghes doveva interagire su questa memoria orale e ravvivarla. Per questa ragione tali dati memoriali dovevano assumere la forma narrativa quale via più semplice per poter essere più efficacemente mantenuti e depositati. E ciò poteva valere tanto per gli analfabeti totali, quanto per gli alfabetizzati che comunque compartecipavano insieme a tutti gli altri a modalità di registrazione orale, sia pure in forme mediate e maggiormente elaborate.