Appunti di onomastica manzoniana (original) (raw)

Alcune osservazioni sull'onomastica dei "Canti" leopardiani (con un'appendice marchigiana)

The aim of this essay is to analyze how and why the use of names (people and places) changes in Leopardi's poems, especially referring to the first period (1817-1824) and the second period (from 1828 onwards), and also the use of antonomasia in some of his best known poems (A Silvia, La quiete dopo la tempesta). Antonomasia is probably a way to express affection for his birth place despite the hatred that Leopardi sometimes shows against it. The essay also analyzes the use of names in Leopardi's letters where there are many names of people and places referring to the Marche region.

Tracce di onomastí komodèin dalla Commedia di Mezzo a Menandro

ANGELO CASANOVA, Menandro e l’evoluzione della commedia greca, Atti del Convegno internazionale di studi in memoria di Adelmo Barigazzi (Firenze, 30 settembre – 1 ottobre 2013), pp. 63-81, Firenze, Florence University Press, ISBN: 978-88-6655-667-1, 2014

Riflessioni manzoniane

Cogito et volo, 2018

Riflessioni tratte dagli articoli scritti per il blog Cogito et volo

"Rivista di studi manzoniani", 5, 2021

Rivista di studi manzoniani, 2021

È uscito il n, 5, 2021, della "Rivista di studi manzoniani". Articoli di Federica Alziati, Alberto Beniscelli, Giuseppe Cannavò, Federico Gallo, Elisa Manni, Stefano Prandi. Nello Schedario internazionale si parla dei contributi manzoniani di: Giovanni Albertocchi, Federica Alziati, Ryan van de Akker, Isabella Binda, Monica Bisi, Claudia Bonsi, Mariarosa Bricchi, Daniela Brogi, Enzo Caffarelli, Giuseppe Cannavò, Bruno Capaci, Michele Colombo, Luigi Ferri, Gianmarco Gaspari, Sabina Ghirardi, Anna Gonzo, Filippo Grendene, Angelo di Iorio, Paola Italia, Daniela Iuppa, Simona Lomolino, Flavio Lucchiesi, Marco Maggi, Elena Maiolini, Giuseppe Langella, Donatella Martinelli, Pietro Montorfani, Laura Moscati, Beatrice Nava, Ermanno Paccagnini, Giuseppe Palazzolo, Asker Pelgrom, Diana Perego, Giuseppe Polimeni, Giulia Raboni, Patrick Reilly, Maria Gabriella Riccobono, Ann Rigney, Simonetta Satragni Petruzzi, Anne Sommer, Heather R. Sottong, Francesco Spera, Dagmar Stöferle, Alfredo Stussi, Leonardo Terrusi, Fabio Vitali, Lee Willis, Rita Zama, Cristina Zampese, Francesca Zantedeschi.

Note di onomastica storica pignolese: de Sartano e de Albo

In un articolo che tratta di presunte concordanze fra l'onomastica cognominale di Pignola e l'onomastica cognominale ligure, si invita a definire (e fors'anche se ne ventila) «la reale provenienza del pignolese Giovanni de Sartano o de Sartana e verificare se possa intendersi come proveniente da Sarzana, centro della Liguria» e di un tale Petronus de Albo, presente a Pignola nel 1382, che ricorda un Arnaldus de Alba documentato a Genova nel 1216 1 , possibilità avallate da altri, senza motivazioni, in un recente (2016) documentario 2 , con bella fotografia e ben condotto (stride l'inopportuno tono encomiativo di un'intervista), su questo centro lucano della provincia di Potenza, in cui si parla un dialetto galloitalico -o per essere, probabilmente, più precisi al giorno d'oggi, dovremmo dire con un buon numero di elementi e spie galloitalici 3 -, che Rohlfs (1988: 12) incluse fra le colonie galloitaliche di prima fascia. Da qui il tentativo di confronto fra i due sistemi onomastici.

Glossario e Indici onomastici [dello Statuto dell'Opera di San Iacopo del 1313]

in: All’onore di messer santo Iacopo apostolo. Mazzeo Bellebuoni e gli Statuti dell’Opera di San Iacopo (1313). Edizione del testo latino e del testo volgare secondo il codice ASPt, Opera di San Iacopo, 237, con commentario, Pistoia, Società Pistoiese di Storia Patria, 2022

«E siano statuti di popolo»: uno sguardo al lessico volgare del Bellebuoni Già Cesare Segre, nella scheda prosopografica sul Bellebuoni compilata per il Dizionario Biografico degli Italiani, avvertiva che nello Statuto volgare dell'Opera di San Iacopo l'autore accoglieva «numerosi termini dell'artigianato e del costume in relazione con le attività finanziare ed esattoriali dell'associazione». 1 Va detto però che nel dettato del notaio, a quest'ampio e variegato lessico "dei mestieri" fatto di terminologia alimentare, metrologica, economico-commerciale (e, più in generale, di tutto quel plurale complesso di parole relative alle mansioni e alle pratiche che connotano il vivere dell'intero corpo sociale), s'assomma una massiccia quota di termini che hanno direttamente a che fare coi diritti e coi doveri di chi serviva l'Opera: insomma, vengono impegnati qui anche la "lingua del potere" e il lessico proprio di chi quel potere temporaneamente esercitava dall'interno del cuore politico-istituzionale della città. «Il notaio è un intermediario, del diritto e della lingua». 2 Attraverso le parole di ser Mazzeoin quelle latine come in quelle pistoiesi-vanno dispiegandosi gli oneri e i divieti degli Operai di San Iacopo; in quelle parole, spesso apparentemente comuni o corrive e invece-se sondate con uno sguardo appena meno ingenuo-provviste d'una loro precisa tecnicalità (talvolta ottenuta anche mediante una loro semplice giustapposizione in serie enumerative), 3 s'esprime l'articolato e minuzioso regolamento interno a quella prestigiosa istituzione laica che a Pistoia risultava «dotata di particolarissime prerogative, derivanti primariamente dall'esigenza di rendere onore al prezioso "patrocinium" apostolico custodito nel santuario ricavato entro lo spazio sacro della cattedrale». 4 Insomma, il lessico volgare dello Statuto del 1313 tange, anzi abbraccia la sfera settoriale del diritto (civile, penale, amministrativo, ecclesiastico) così come esso s'esprimeva nel primo Trecento toscano. Né, del resto, poteva essere altrimenti per una prosa di tipo statutario; le