Letterature delle comunità minoritarie e dell'area di confine (Pagnacco, 13 marzo 2019) (original) (raw)
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Letteratura dialettale come caratteristica della «letteratura minoritaria»
Studia universitatis hereditati, znanstvena revija za raziskave in teorijo kulturne dediščine
Lo scopo dell'articolo è di provare che l'espressione artistica dialettale è una caratteristica tipica della letteratura minoritaria. Le ricerche hanno infatti finora dimostrato che gli autori che decidono di esprimersi originalmente nella forma dialettale, provengono principalmente dalle zone limitrofe di una cultura, nelle quali la lingua entra in contatto con altre realtà linguistiche e culturali. Parole chiave: letteratura minoritaria, letteratura dialettale, Sloveni in Italia, Italiani in Slovenia e in Croazia, rapporto con la lingua Namen prispevka je dokazati, da je lahko narečna književnost ena izmed tipičnih značilnosti manjšinske literature. Dosedanje raziskave so namreč pokazale, da izhajajo avtorji, ki se odločajo za izvirno pisanje v narečju, večinoma iz obmejnih območij neke kulture, na katerih prihaja materni jezik v stik z drugimi jezikovnimi in kulturnimi skupnostmi.
Se il ferrarese Alfonso Gioia (1621-1687) non riuscì a terminare la propria "Spositione" dantesca, lasciata interrotta all’altezza di Inf., XXV, fu anche per la sua naturale propensione a un’esegesi per addizione. Nel corpo principale del commento alle letture degli espositori precedenti (anche quelle più consolidate) si aggiungono infatti, come postille a distanza, interpretazioni nuove e opinabili – è una girandola a dirigere la corsa degli ignavi, non un drappo, ad esempio – la cui enormità trae origine dalla missione che Gioia si è assunto. La "Spositione" deve difendere Dante, anche preventivamente, in una fase storica in cui i detrattori costituiscono la maggior parte dei lettori della sua opera. Tale urgenza rende le pagine autografe di Gioia affollate anche nei margini, perché alle prime spiegazioni, in grande, sotto il testo, si assommano nei bordi ribadimenti, chiarificazioni, disegni esplicativi, palinodie. La presente comunicazione ne seguirà lo sviluppo, nell’intento di porre luce, con un caso reale, sul problema della ricezione di Dante nel Seicento.
CfP Letterature minori nel mondo culturale italiano: editoria e traduzione
Convegno internazionale sulla presenza delle letterature dell'area centro-orientale e sud-orientale europea nel mondo editoriale e culturale italiano L'interpretazione della traduzione come parte integrante del polisistema letterario e culturale (Even-Zohar 1979) e come prodotto culturale (Bordieu 2005) risultato di una serie di atti consapevoli operati da diversi attori costituisce il presupposto teorico alla base di questo convegno. Poiché la traduzione di un testo letterario non è qualcosa di automatico (Pym 1998), editori, autori, traduttori (Chesterman 2009) e lettori, ovvero gli agenti che costituiscono l'inserimento di un libro "straniero" in un campo letterario specifico (Bourdieu 1992), ricoprono un ruolo cruciale: sono essi che partecipano in modo fondamentale alla creazione del valore dell'opera in virtù del quale avviene l'inserimento o meno del testo tradotto nel campo letterario di ricezione. Il rapporto tra questi fattori è articolato e ancora più complesso quando la cultura di provenienza dell'opera è tra quelle comunemente chiamate "minori", non solo perché meno conosciute ma perché appartenenti a contesti culturali meno influenti e soggette quindi a dei rapporti di potere completamente diversi. È in questa realtà di periferia del potere (Casanova 2004) che si collocano le letterature dell'area centro-orientale e sud-orientale d'Europa (albanese, bosniaca, bulgara, ceca, croata, macedone, montenegrina, polacca, romena, serba, slovacca, slovena e ungherese) nel contesto letterario ed editoriale italiano. Le letterature di questi contesti nazionali si trovano in una posizione mista: da un lato partecipano alla tradizione europea monolinguistica, umanistica e nazionale, ma dall'altro sono soggette a essere percepite come Altro, come ibrido di vicino e lontano, conosciuto e sconosciuto. Inoltre, tale situazione comporta un meccanismo di semplificazione che tende a far rientrare fenomeni di plurilinguismo e interculturalismo, minoranze e macroregioni nella dicitura di "nazionale", per la sua facile immediatezza di comunicazione e ricezione. In tale situazione di asimmetria, il valore dell'opera, stabilito dal campo letterario del contesto di ricezione, cambia completamente rispetto a quello di origine. Alla luce di un crescente interesse per lo studio della traduzione come atto culturale e politico (il database Letteratura tradotta in Italia https://www.ltit.it/; Sisto 2018; Ljuckanov 2014; Vorderobermeier 2014) e di studi legati ai singoli ambiti linguistico-culturali (Cepraga 2018; Vrinat-Nikolov 2014), il convegno vuole essere momento di incontro nonché di riflessione sugli aspetti culturologici
Il Circolo Filologico Linguistico Padovano è stato fondato il 3 dicembre 1963 da Gianfranco Folena (che aveva voluto esportare a Padova, diventata dal 1954 la sua nuova sede universitaria, l'esperienza del Circolo Linguistico Fiorentino, nato nel 1945 per iniziativa di Giacomo Devoto e Carlo Alberto Mastrelli, cui collaboravano molti degli allora maestri e amici di Folena, Carlo Battisti, Gianfranco Contini, Bruno Migliorini, Giovanni Nencioni). Il Circolo padovano ha occupato però uno spazio più vasto, allargando il suo raggio di intervento anche a temi filologici, dialettologici, storici, letterari. Il Circolo, che si riunisce ogni mercoledì alle 17:30 durante l'anno accademico, ha superato ormai le 1700 sedute e ha contribuito a creare uno spazio di discussione, senza steccati disciplinari o accademici, aperto a studiosi di alta levatura internazionale. Ne sono un'evidente dimostrazione, tra gli italiani, i nomi di Avalle, A questi vanno aggiunti i "nostri", quelli attivi prima nell'Istituto di Filologia neolatina e poi in Dipartimento, fra i quali Bandini, Limentani, Mengaldo, Marisa Milani, Renzi,Tucci, e gli "ex" della diaspora nelle varie università, Daniele, Mancini, Meneghetti, Spezzani, Zambon), alla pari con giovani studiosi, neolaureati e studenti. E non si deve dimenticare la larga attenzione e apertura del Circolo a poeti e scrittori (Rafael Alberti, Betocchi, Bertolucci, Calzavara, Caproni, Giudici, Luzi, Magris, Pierro, Rigoni Stern, Sereni, Zanzotto) e a uomini di teatro (De Bosio, Zorzi). La personalità di Gianfranco Folena, le sue iniziative culturali (è il caso dei convegni interuniversitari di Bressanone a partire dal 1973, del Premio Monselice per la traduzione letteraria, dal 1971, della progettazione della Storia della cultura veneta, dal 1976) ha formato generazioni di studenti e studiosi e, proprio attorno al Circolo, ha creato una comunità umana e scientifica che, al di fuori dell'Università di Padova, è stata etichetta (magari con una punta di simpatica 'invidia') come «i folenotteri».
Pontecagnano: la scrittura e l’onomastica in una comunità etrusca di frontiera
ANNALI DELLA FONDAZIONE PER IL MUSEO "CLAUDIO FAINA"
il periodo compreso entro la prima metà del VII sec., ai grafi di cui si dà notizia in Cinquantaquattro 2004-2005, p. 164, nota 36, può essere aggiunto, senza pretesa di completezza, un segno formato da due linee che si uniscono ad angolo appena acuto, graffito sul fondo di un'anforetta d'impasto dalla t. 1278, risalente ai primi decenni del secolo. 4 per l'iscrizione della t. 3509 cfr. G. Colonna in REE 2002, n. 84 e de si-Mone 2004; per quelle della t. 6034 cfr. REE 2005, nn. 63-64 e Cinquantaquattro 2004-2005, pp. 155-162. 5 REE 2002, n. 100. 6 cie 8862-8865 e 8838. 7 Colonna 1994, p. 357 e ss.