“Naturali” e copie. Note sul disegno a Firenze tra Cinque e Seicento (2014) (original) (raw)
2014, Puro, semplice e naturale nell’arte a Firenze tra Cinque e Seicento, catalogo della mostra a cura di A. Giannotti, C. Pizzorusso (Firenze, Galleria degli Uffizi), Firenze, Giunti, 2014, pp. 81-95 ISBN 8809795652
Un passo delle Notizie di Filippo Baldinucci, molto conosciuto e più volte segnalato a testimonianza dell'instancabile applicazione al disegno dal naturale di Santi di Tito, è altrettanto importante per l'indicazione dei "luoghi" che per tale attività si offrivano agli artisti nella Firenze degli ultimi trent'anni del Cinquecento: Santi di Tito «Fu sì da giovane, come da vecchio, tanto innamorato di questa bella facoltà del disegno […] che v'impiegò sempre tutti gli avanzi del tempo, nel quale non eragli permesso il colorire, particolarmente l'ore di quelle veglie, nelle quali non facevasi tornata a disegnare il naturale alla pubblica accademia, la quale egli insieme con ogn'altro maestro di primo nome era solito frequentare, ed allora quando altra cosa non gli dava fra mano, disegnava di matita rossa la moglie, i figliuoli e figliuole, la fante, le sedie, gli sgabelli e fino la gatta» 1 . L'Accademia del Disegno, fin dalla sua fondazione nel 1563, offriva gli strumenti per affrontare le diverse tipologie della grafica ritenute necessarie nel percorso formativo di un artista e il disegno diviene ora l'elemento riunificatore del nuovo sodalizio professionale che in questa istituzione vede associati pittori, scultori e architetti. In essa si tenevano sedute di disegno anatomico (sugli "scorticati" in gesso, terracotta e cera, sugli scheletri), disegno dalla scultura (per qualche tempo la Sacrestia di Michelangelo in San Lorenzo divenne una succursale della stessa Accademia), disegno dalla pittura, dal disegno e dal naturale, ma non vi si svolse, tuttavia, una vera attività di scuola con un'unità teorica e di indirizzo 2 . Le sedute di disegno dal modello organizzate dall'Accademia non erano dunque sufficienti, non solo per il matitatoio di Santi di Tito, che affrontò con metodo parimenti rigoroso il disegno dal nudo (cat. 33) e quello occasionale (cat. 43), ma per tutta la generazione di artisti che lo ebbe come maestro. Sono gli anni cruciali della svolta rinnovatrice, a Firenze, a Roma e a Bologna, e della reazione all'attardato preziosismo linguistico e alle astrazioni degli epigoni vasariani, in favore di nuove formulazioni di naturalezza figurativa rispondenti a precise esigenze di semplicità e di traduzione comprensibile dei soggetti religiosi. Tali istanze conducono artisti di formazione e provenienze diverse a partecipare a una comune spinta di cambiamento e a dedicarsi a ricerche originali e propositive anche rivedendo il metodo stesso del loro lavoro. I nuovi parametri che riguardano il decoro e l'invenzione impongono la ricerca di un linguaggio quanto più fedele alla storia, ai testi e al naturale: insieme a una ripresa arcaizzante che si àncora alla tradizione quattrocentesca e agli esempi di armonia e bellezza rappresentati dai maestri di primo Cinquecento, anche nella grafica, con lo stesso principio, si recupera, potenziandolo, il disegno dal naturale. apertura / Andrea del Sarto, Testa virile, Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts graphiques, inv. 1684.