Il "Kean" di Vittorio Gassman “inquadrato” da Francesco Rosi (original) (raw)

La scelta e lo sguardo. Il lavoro di Rosi con gli attori

Francesco Rosi. Il cinema e oltre (a cura di A. Scandola e N. Pasqualicchio), Mimesis. , 2019

Lo studio della recitazione e l’osservazione delle dinamiche di interazione tra il corpo dell’attore e l’occhio della cinepresa permettono spesso di rileggere sotto una luce nuova la poetica di un cineasta. Nel caso di Francesco Rosi, questa breve analisi del corpus attoriale non fa che rafforzare alcuni capisaldi della sua idea di cinema, come ad esempio la fascinazione per un impianto drammaturgico di stampo classico finalizzato alla trasfigurazione spettacolare del reale (penso a La tregua, a Le mani sulla città, ma anche a La sfida o a Dimenticare Palermo, 1990). Ma perché questa trasfigurazione abbia luogo, i codici del dispositivo – e in primis la recitazione – devono restare accuratamente nascosti. Ebbene: con l’eccezione di Rod Steiger, quello di Rosi è (quasi) sempre un attore «invisibile» , attento a occultare il proprio significante sotto la pelle di un personaggio che il regista – come dimostrano alcuni disegni archiviati nel Fondo depositato presso il Museo Nazionale del Cinema – ha costruito su misura per lui. In conclusione: anziché – come fanno i compagni di viaggio Pasolini e Antonioni – utilizzare gli attori quali semplici elementi dell’immagine chiedendo loro di essere e non di capire , Rosi attinge a tutte le risorse della loro arte drammatica senza però dimenticare il loro aspetto esteriore, che, secondo la regola del typecasting, avrebbe dovuto contribuire a rafforzare la verità del personaggio. Come diceva Béla Balazs, «già con la scelta degli attori il regista compone il film e dà alle sue figure la sostanza essenziale e decisiva» . Una sostanza definita, durante le riprese, da uno sguardo complice e disponibile a eventuali compromessi nella restituzione del carattere e della psicologia dei personaggi, ma sempre rivolto a ottenere – tanto dalle star quanto dagli attori non professionisti –, quella naturalezza che non è solo «il colmo dell’arte» , ma anche ciò che permette alla recitazione di somigliare alla realtà, e dunque alla vita.

Cinematografia e ispirazione letteraria socialista

Forum Italicum: A Journal of Italian Studies

Il saggio affronta il tema della relazione tra letteratura e cinema sia in termini generali che in ambito più strettamente politico, soffermandosi sugli adattamenti di opere letterarie scritte da autori di area e ispirazione socialista, ma anche su opere cinematografiche, tratte da soggetti originali, realizzate da registi che si sono riconosciuti, stabilmente o temporaneamente, nel socialismo italiano. Si vuole colmare l’evidente lacuna di una critica che ha preferito guardare alle esperienze di autori che palesavano altre ispirazioni, come quelle cattolica e comunista, benché il contributo di cineasti dell’area socialista sia stato altrettanto, se non più ampio e profondo, come il presente saggio intende dimostrare. Lo studio considera anche l’apporto fornito dai socialisti laddove hanno operato, con incarichi di responsabilità, nelle politiche culturali italiane, partecipando anche alla definizione legislativa di settore, con posizioni di rilievo in importanti istituzioni del cin...

DA TALMA A MORROCCHESI.pdf

Il contributo affronta il rapporto tra recitazione e arti figurative tra la fine del secolo XVIII e i primi decenni del XIX alla luce di una serie di significativi reperti iconografici, soffermandosi in particolare sulla recitazione di François Joseph Talma e Antonio Morrochesi, analizzando le figurazioni a loro dedicate.

Teatranti. Attori, autori, registi nel '900

Teatranti. Attori, autori, registi nel '900, 2013

«Ho puntato non tanto sulle recensioni, troppo legate alla fissità di uno spettacolo lontano, ma a “pezzi” su personaggi del teatro del ’900 (apparsi per lo più su “Gazzetta del Sud”). Temi, cioè, che avevano una loro attualità al tempo in cui sono stati scritti (una scomparsa, una ricorrenza, una prima…, senza alcuna intenzione esaustiva), che la conservano anche adesso e che probabilmente l’avranno anche domani. E ho cercato di trasformare il tutto in qualcosa di utile per chi legge, con due accorgimenti. Il primo è un “ammodernamento” o “ristrutturazione” dei singoli capitoli (ed ex articoli), aggiungendo concetti e circostanze grazie a uno spazio maggiore di quello ristretto di una pagina di giornale. Il secondo è un complesso apparato di note (insieme con una nutrita bibliografia), appetibile per gli appassionati di teatro, che consente di ritrovare facilmente (grazie anche a un dettagliato indice analitico) spettacoli famosi con la loro distribuzione di ruoli, che instaura collegamenti tra un personaggio e l’altro, che mette insieme nomi e date, utili anche a una “storia” (per carità, tra virgolette e con la s minuscola) del teatro, soprattutto della seconda metà del Novecento». Trentadue personaggi Julian Beck, Samuel Beckett, Biagio Belfiore, Paola Borboni, Lilla Brignone, Peter Brook e Jerzy Grotowski, Gabriele D’Annunzio, Eduardo De Filippo, Rossella Falk, Giuseppe Fava, Dario Fo, Jean Genet, Eugène Ionesco, Beniamino Joppolo, Alberto Moravia, Salvo Randone, Leonida Rèpaci, Mariano Rigillo, Enrico Maria Salerno, Stefano Satta Flores, Jérôme Savary, Leonardo Sciascia, Spiro Scimone e Francesco Sframeli, Luigi Squarzina, Konstantin S. Stanislavskij, Giorgio Strehler, Giovanni Testori, Aroldo Tieri, Leopoldo Trieste, Anatolij Vasiliev. E anche Un palcoscenico dal cuore siciliano (Stabile di Catania), Cinquant’anni di Piccolo Teatro (e di Strehler), Il palcoscenico terapeutico (lo psicodramma).

Loading...

Loading Preview

Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.

L’anomalia italiana

Il teatro di regia. Genesi ed evoluzione (1870-1950), a cura di Umberto Artioli, 2004