La risposta del fascismo agli stereotipi degli italiani all’estero (original) (raw)

Il fascismo e l'immagine dell'Italia all'estero

Contemporanea, 2008

Contemporanea / a. XI, n. , aprile 008 222 che aiutavano gli stranieri a soddisfare la propria curiosità per il fascismo e le sue «innovazioni» socio-politiche 3 . Fra queste, sarebbe stato soprattutto il sistema corporativo a suscitare grande interesse, e per questo esso fu anche ampiamente pubblicizzato fuori d'Italia, attraverso l'invio di appositi materiali propagandistici 4 , in qualche modo interloquendo con l'interesse in proposito emerso nell'ambito del dibattito sulle possibili risposte alla depressione economica indotta dal crollo della borsa di Wall Street nel 99 5 . D'altronde, secondo Fulvio Suvich, ambasciatore italiano a Washington, proprio gli statunitensi di elevato status sociale e culturale parevano tra i più desiderosi di compiere un viaggio in Italia, attirati dalla bellezza del paese e dalla presunta «dinamicità» del popolo italiano sotto il fascismo . Si aggiunga che anche il carisma di Mussolini era un potente catalizzatore, tale da farne un'icona turistica, assieme al papa e alla città di Roma: al duce si attribuiva il merito dei «treni in orario» e del «rinato» impero romano e ciò ne alimentava il mito presso l'opinione pubblica e la stampa internazionale, soprattutto anglosassone 7 . Secondo «Il Progresso italo-americano», quotidiano newyorchese in lingua italiana, la crescente affluenza di turisti in Italia era diretta conseguenza del prestigio riscosso all'estero dal duce e dal regime 8 . Per quanto Gaetano Salvemini, oramai esule negli Usa, avesse denunciato la pratica del regime di apportare miglioramenti nelle zone maggiormente frequentate dai turisti 9 , altri antifascisti espatriati non negavano l'efficacia del governo mussoliniana. Giuseppe Antonio Borghese, anch'egli riparato negli Stati Uniti, affermava che ormai il destino dell'Italia si identificava con quello del fascismo, anche grazie al turismo: si riusciva infatti a presentare ai turisti un paese apparentemente «miracoloso», inducendoli a cantarne le lodi una volta tornati in patria 0

Il fascismo e la stampa italiana all’estero. Propaganda e costruzione del consenso tra emigrati e cittadini stranieri

Comunicación social e opinión pública nas ditaduras. Narrativas, idearios e representacións, Alberto Pena Rodríguez, M. Victoria Martíns Rodríguez, Xosé Manuel Baamonde Silva, Mónica Valderrama Santomé (eds.), 2021

Il fascismo utilizzò diffusamente la stampa nel tentativo di raggiungere le comunità italiane all'estero. I giornali fascisti destinati ai paesi europei ed extraeuropei erano diversi per tipologia e contenuti, pur essendo parte di un'unica strategia finalizzata a ottenere il consenso degli italiani e di propagandare, anche tra gli stranieri, l'ideologia del regime. Attraverso una classificazione per tipologia e l'analisi di tre testate appartenenti a ciascuna delle categorie identificate, il saggio intende dimostrare come il fascismo utilizzò la stampa non solo per costruire consenso nelle comunità italiane all’estero, ma anche, almeno in alcuni casi, per intercettare le sensibilità dei cittadini stranieri, nella convinzione che la stampa fascista all’estero debba essere considerata non solo come un semplice strumento di conquista delle masse, ma anche come propagatrice di idee, progetti e culture fasciste che anche grazie a essa circolarono, sebbene con risultati non sempre entusiasmanti, fuori dall’Italia.

La riflessione di Angelo Tasca sulla politica estera del fascismo italiano

26. La riflessione di Angelo Tasca sulla politica estera del fascismo italiano, in Giuseppe Vacca e David Bidussa (a cura di), Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e l’evoluzione del fascismo in Europa. 1926-1938. Annali della fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Anno Quarantottesimo 2012, Feltrinelli, Milano 2014, pp. 33-52.

Il ruolo della tavola nella costruzione stereotipica dell'italianità all'estero

A. Giannitrapani, I. Ventura Bordenca (eds), Politiche della cucina. Discorsi, conflitti, culture, E/C, 2019

La relazione tra la tavola, nella fattispecie il consumo di pasta, e la cultura italica ha assunto l’evidenza di un fatto naturale. Eppure questo modello alimentare è il frutto di un lungo processo di trasformazioni e valorizzazioni che hanno finito per connotare l’italianità in quanto forma di vita. Dal punto di vista interno alla cultura data, va ricordato come la pasta non abbia sempre rivestito la centralità che le viene riconosciuta e che è semmai da imputare sia a ragioni di ordine di storia dell’alimentazione, sia alle vicende sociali e politiche del Paese; in tal senso, l’emigrazione di massa ha giocato un ruolo dirompente contaminando l’immaginario mondiale, oltre che modificando quello nostrano di partenza. Con riguardo alla rappresentazione visiva, invece, si ravvisa l’azione modellizzante dello sguardo altrui nell’intreccio di stereotipi che si sono alimentati e consolidati grazie a un’incessante intertestualità tra pittura, fotografia e cinema delle origini, a partire dalla stagione fondativa del vedutismo e del pittoresco.

Mamma mia! Lo stereotipo dell’Italiano secondo il programma TV “Europa da się lubić”

Lo stereotipo dell'Italiano secondo il programma TV " Europa da się lubić " The stereotypical image of the Italians that emerged as a result of the transmission "Europa da się lubić" On the eve of Polish accession to the European Union, Polish State Television started broadcasting the show Europa da się lubic ["Europe can be liked"]. Using a large dose of humour, optimism, a little naivety and a well-chosen cast, this transmission contributed to breaking the hitherto existing stereotypes and prejudices among Poles about other nations. This paper quotes some theories about methods to overthrow stereotypes, then analyses the results of a social research dated from 2003 concerning Poles' attitudes towards foreigners. In the end, it wonders how Paolo Cozza-a regular guest of the program-contributed to changing stereotypical images of Italians in Poland.

Lo “stato generale” dell’italiano per stranieri

Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis. Studia de Cultura

Abstrakt Il saggio presenta una ricognizione dei problemi e delle prospettive per la diffusione della lingua italiana nel mondo: lo fa con una logica da saggio di pensiero e non di dati, anche se rimanda ai dati degli Stati Generali dell’Italiano nel Mondo. Gli assi costitutivi della riflessione sono due: una riflessione sul ‘mercato delle lingue’ in un mondo che, dopo gli entusiasmi della globalizzazione di vent’anni fa, ha una pericolosa tendenza a tornare ad occuparsi del proprio particulare, in una logica estremamente locale, molto diversa dalla glocalizzazione al cui interno la diffusione dell’italiano pare facilitata; in secondo luogo, gli elementi caratterizzanti di una ‘politica di qualità’ secondo le regole del marketing, applicato al ‘prodotto’ Italia/italiano. Il quadro che emerge è molto meno drammatico di quanto si ascolti di solito nei convegni di italianisti, e presenta punti di forza accanto a punti critici, che tuttavia appaiono superabili. „Stan generalny” języka w...

Raccontare il fascismo di confine

Camicie nere in Alto Adige, 2023

Visti frustrati molti degli obiettivi imperialisti nella regione balcano-adriatica, garantiti all’Italia – belligerante al fianco degli Alleati – nel Trattato di Londra del 1915, la conquista del Tirolo meridionale ebbe presto un doppio significato, sia di compensazione, sia di segno tangibile della vittoria sull’Austria delenda. Anche il “displuvio alpino” era stato assicurato al Regno d’Italia nell’accordo londinese, facilitandone così l’uscita dal Tripartito. Vista l’innegabile presenza di importanti minoranze etnolinguistiche nella futura Provincia di Bolzano, ove risultavano particolarmente compatte, ma pure nella Venezia Giulia e in Istria, qui più frammentarie e però copiose, era in questi territori che si doveva decidere per i decenni a venire il modello di rapporto tra lo Stato nazionale e la pluralità delle culture esistenti entro i suoi nuovi confini.

L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia

2016

note a margine di un convegno napoletano; Rafaella Pilo, Quadri d'insieme. La storiografia italiana negli ultimi vent'anni. Un convegno a Cagliari; Maria Lorenzoni Stefani, Una giornata di studi sull'Inchiesta parlamentare sulla miseria del 1951; Toni Rovatti, L'Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia 1943-1945; Giovanni Scarpato, Nazione e nazionalismi. Teorie, interpretazioni, sfide attuali Licenza d'uso L'articoloè messo a disposizione dell'utente in licenza per uso esclusivamente privato e personale, senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali. Salvo quanto espressamente previsto dalla licenza d'uso Rivisteweb,è fatto divieto di riprodurre, trasmettere, distribuire o altrimenti utilizzare l'articolo, per qualsiasi scopo o fine. Tutti i diritti sono riservati.

Il concetto del giovane come “Italiano nuovo” nell’ideologia fascista

Tempo e memoria nella lingua e nella letteratura italiana., 2009

Il mito fascista dei giovani o (per dirla con il titolo dell’inno fascista) della giovinezza effettivamente accompagna il movimento e poi la «rivoluzione» fin dalle origini affiancato dagli altri miti essenziali (la romanità, l’impero, ecc.). Bisognerebbe aggiungere che il fascismo non inventò il mito del giovane, ma lo trovò già presente e maturo nella cultura del primo Novecento e lo ha poi incorporato nel proprio repertorio ideologico. In questo contributo mi soffermerò sul contenuto concreto del nostro mito, e in particolare su come il giovane fascista era e doveva essere. Ci muoveremo sempre nell’ambito della propaganda e dell’ideologia fascista. E benché si tratti di un mito che in sé può dirsi anche privo di realtà, l’immagine ela visione presa come tale già costituiscono fatti preziosi degni d’essere esaminati.