Giuseppe De Carlo, «"In principio Dio creò...". I nuovi inizi di Dio per l’uomo nell’Antico Testamento», in «Parola Spirito e Vita» 66 (2012) 15-38. (original) (raw)
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L'obiettivo del presente contributo è mostrare come l'ambito della natura e dell'ecologia, al centro di sensibilità e attenzione mediatica nel mondo contemporaneo, non sia assente dall'insegnamento e dalla prassi di Gesù. L'orizzonte e i contenuti della sua predicazione, esplorata mediante l'analisi delle pericopi di Lc 13,6-9 e Mt 6,25-34, testimoniano attenzione, rispetto e cura nei confronti del creato. Benché il Gesù dei vangeli non dia indicazioni esplicite circa la sua cura e salvaguardia, il suo insegnamento ha una dimensione altamente ecologica e presuppone un rapportarsi di uomo e natura in perfetta comunione e reciproca integrazione.
I profeti sono sempre stati considerati persone scomode, nel passato come nel presente. Il proverbio citato da Gesù («nessun profeta è bene accetto nella sua patria!») lo si può anche intendere nel senso che il profeta non è gradito ai suoi contemporanei perché lo percepiscono alieno dalla loro «normalità». La stranezza del profeta sta nel fatto che egli vede ambiguità, ipocrisie, compromessi là dove gli altri vedono condotte socialmente, politicamente e religiosamente corrette. I profeti biblici sono un esempio lampante di questa situazione e Isaia non vi si sottrae. Anzi, egli non solo va controcorrente, ma arriva a dire che è l'agire di Dio che è «strano», incomprensibile a chi è abituato alle convenzioni religiose.
Nel capitolo 36 del suo libro il profeta Ezechiele qualifica l'agire degli israeliti da una parte e quello del Signore dall'altra attraverso le categorie di «profanazione» e di «santificazione». Pur avendo avuto delle manifestazioni nel passatocome mostra Ez 20 -, in realtà è con l'esilio babilonese che avviene lo spartiacque decisivo: la «profanazione» ha caratterizzato il passato, la «santificazione» qualificherà il futuro. Israele ha profanato il nome di Dio prima nel proprio paese con la contaminazione della terra per i peccati di ingiustizia e di idolatria, poi in esilio con il disonore portato al nome di Dio.
Ponendomi nella scia degli studi più recenti che leggono il Salterio come libro e non come un'antologia di composizioni autonome, affronto in maniera tematica il problema degli esiti della duplice relazione che il giusto vive con Dio da una parte e col nemico dall'altra. Una soluzione tradizionale suggerirebbe che la relazione con Dio porta inevitabilmente alla salvezza, mentre quella col nemico alla rovina. La lettura di tre salmi particolarmente significativi a questo proposito -107, 73 e 88 -mostra che in realtà nel concreto della vita quotidiana le cose sono molto più complesse. In specifico: il rapporto con Dio non può essere vissuto e valutato in base alla sua risposta o non risposta immediata alle aspettative umane. 1 A) LA MANO DI DIO PEGNO SICURO DI SALVEZZA «Il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina» (Sal 1,6). Con questa espressione, che conclude il Salmo 1, il libro nei Salmi sembra porsi decisamente nella corrente di fede che vive della ferma con-35 1 Uno studio recentissimo sul tema è quello di S. BAZYLIN V SKI, Il giusto affronta l'ingiustizia. Studio di un tema salmico (Analecta biblica. Studia
Dottorato di ricerca in Filosofia, Padova, 18 febbraio 2015 Seminario Di Filosofia Medievale: I commenti di Agostino alla Genesi L'esegesi di In principio (Gen. 1,1) nei commenti agostiniani alla Genesi (Gn. adv. Man. I,ii,3; Gn. litt. imp. iii,6-7) Enrico Moro HANDOUT A. L'esegesi di In principio in Gn. adv. Man. I,ii,3 1) Le obiezioni dei manichei: Primum ergo librum veteris testamenti, qui inscribitur Genesis, sic solent Manichaei reprehendere. Quod scriptum est, in principio fecit deus caelum et terram, quaerunt, in quo principio; et dicunt: si in principio aliquo temporis fecit deus caelum et terram, quid agebat antequam faceret caelum et terram? Et quid ei subito placuit facere, quod nunquam antea fecerat per tempora aeterna?
numerose Istituzioni riguardo la risoluzione di questioni concernenti le droghe, il terrorismo, i sistemi criminali e i crimini mostruosi. Autore di numerose pubblicazioni, nazionali ed internazionali, da anni svolge un'intensa attività mediatica su tutti i casi di maggiore allarme sociale.
Gen 2,15 non è un versetto di semplice cronaca, ma è denso di rimandi e di richiami alle più antiche tradizioni bibliche. L'azione del Signore Dio di prendere l'uomo e di collocarlo nel giardino richiama l'intervento liberatore di Dio dalla schiavitù dell'Egitto e dall'esilio babilonese. L'incarico di coltivare e custodire il giardino rimanda alla vocazione originaria affidata all'uomo di vivere la triplice relazione con Dio, con il fratello e con la terra nel segno del servizio e della custodia. Il rapporto con la terra, che è il più esplicito nel testo, è messo dalle altre due relazioni sotto il segno del rispetto e della pace, non dell'abuso e della devastazione.