Augusto Nava Mora (IULCE-CONACYT): "Esegesi e modelli scientifici come base politico-economica in Dante". ALMA DANTE - CONGRESSO DANTESCO INTERNAZIONALE - Ravenna 29 maggio-1 giugno 2019 - Sessioni parallele (original) (raw)
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2021
Nel ventennio compreso tra la caduta di Acri e il concilio di Vienne, l’Europa visse un periodo di profondo dibattito sul destino della Terra Santa, questione concepita come strettamente relata a quella della riforma della Chiesa e della pacificazione della Cristianità. Questo contesto è pienamente recepito nella Commedia, dove il problema della crociata è trattato in stretto rapporto con quello della temporalizzazione della Chiesa. Dante contrappone alle crociate politiche del suo tempo, dettate esclusivamente dalla brama di potere di pontefici come Bonifacio VIII (Inferno XXVII), una crociata legittima e necessaria, volta alla liberazione dei luoghi della vita di Cristo ("crux transmarina"). Questo non significa che la Commedia condanni ogni tipo di crociata interna alla cristianità ("crux cismarina"): come testimonia l’incontro con Maometto (Inferno XXVIII), la crociata antiereticale è assolutamente equiparabile a quella contro i musulmani. Quello che si intende dimostrare è che Dante, oltre a essere al corrente del dibattito contemporaneo, riflette sull’ideologia e sulle varie tipologie di crociata alla luce della teorizzazione di cui essa era stata oggetto nel corso del XIII secolo, quando l’indulgenza originariamente associata al "passagium", dopo essere stata estesa alla lotta antiereticale, finì per essere concessa a quanti si opponevano ai nemici politici del Papato.
A partire dal Concilio Lateranense IV (1215), l’esperienza crociata – fino ad allora intesa soprattutto come 'peregrinatio paenitentialis' – andò configurandosi sempre più come 'imitatio Christi patientis' e post-figurazione della Pasqua antico e neo-testamentaria. La teologia della crociata inaugurata da Innocenzo III fu rilanciata nel corso del secolo da vari pontefici, tra cui Innocenzo IV e Gregorio X, ed entrò nell’immaginario comune attraverso la predicazione. Questo intervento intende mostrare come Dante, nel rappresentare la sua ascesa al cielo di Marte e l’apparizione della croce degli spiriti militanti, abbia attinto alla teologia della crociata caratteristica del XIII secolo, insistendo in particolare sui concetti di 'imitatio' e 'sequela Christi'. La stessa descrizione del sacrifico interiore di Dante (Par. XIV. 88-93), che prelude all’apparizione della croce, sembra risentire dell’immaginario associato in alcuni documenti ecclesiastici ed 'excitatoria' al voto dei crociati, rappresentati come uomini che, infiammati dall’ardore o dal fuoco della caritas, si rendono protagonisti di un olocausto interiore che richiama il sacrificio di Cristo. L’analisi di Paradiso XIV-XV in rapporto a questi contesti consente di ipotizzare che Dante, anche attraverso la presenza nello stesso cielo del trisavolo Cacciaguida, morto durante la seconda crociata, intenda offrire una rappresentazione di se stesso come 'miles Christi'.
8.4 Cosa abbiamo imparato preparando l’edizione della «Commedia» di Dante – Presiede Paolo Trovato (Università di Ferrara) Elisabetta Tonello (eCampus), Per una fenomenologia della contaminazione Martina Cita (Università di Ferrara), La contaminazione dagli “scriptoria” alle tipografie: i casi della «Commedia» e dei «Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio» di Machiavelli Elena Niccolai (Scuola Normale Superiore, Pisa), Dalle Petrose al poema: la prosodia della «Commedia» secondo la lezione dei codici settentrionali Federico Marchetti (Università di Ferrara), I copisti attraverso i secoli: un nuovo metodo per lo studio degli “Scribal Habits”
2023
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