Presentazione del volume di Luigi Andrea Berto, Cristiani e musulmani nell'Italia degli inizi del Medioevo. Percezioni, scontri e incontri, Milano 2018 (original) (raw)
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Recensione a: Luigi Andrea Berto, "Sudditi di un altro Dio. Cristiani sotto la Mezzaluna, musulmani sotto la croce", 2023
Recensione al volume di Luigi Andrea Berto, "Sudditi di un altro Dio. Cristiani sotto la Mezzaluna, musulmani sotto la croce", (Salerno editrice, Roma 2022, ISBN 978-88-6973-744-2), in «ARO: Annali Recensioni Online», VI (2023) 2, pp. 22-23.
Nei secoli dell’età moderna migliaia di individui furono tratti in schiavitù in conseguenza della guerra da corsa e della pirateria tra le due sponde del Mediterraneo e sperimentarono la cattività in terra d’«infedeli». Ordini religiosi ‘redentori’ attivi in Spagna, Francia e Portogallo (soprattutto Mercedari e Trinitari) e una serie di confraternite e istituti laici sorti sul territorio italiano si occupavano del riscatto dei prigionieri di fede cristiana, chiedendo elemosine ai fedeli o destinando a tale opera i numerosi legati testamentari pro anima che essi ricevevano. Quando, però, il riscatto tardava ad arrivare, poteva accadere che un prigioniero decidesse di rinnegare la fede cristiana e di convertirsi all’Islam, per sottrarsi alle dure condizioni di vita in schiavitù o nella speranza di fuggire. Ma le ragioni per abiurare potevano essere diverse e non sempre dettate dalla necessità: il mondo musulmano, soprattutto nelle grandi città portuarie del Maghreb ottomano e a Istanbul, offriva infatti a marinai e pescatori cristiani convertitisi all’Islam possibilità di ascesa sociale e di affermazione personale che l’Europa di Antico Regime spesso precludeva loro. Per tutte queste ragioni, la propaganda della Chiesa cattolica e degli Ordini religiosi insisteva sulla necessità di liberare questi prigionieri dalle catene per evitare il gravissimo peccato dell’apostasia: la liberazione dalla schiavitù del corpo era, insomma, nient’altro che uno strumento per assicurare la salvezza dell’anima. L’intervento prenderà in esame, da un lato, alcuni estratti da trattati di teologia sulla redenzione, per mostrare cosa predicava la retorica religiosa; dall’altro, alcuni estratti da documenti contabili di missioni di redenzione effettivamente condotte dai Mercedari, per far emergere come gli interessi in gioco fossero, in realtà, ben diversi e come questi determinassero, nella pratica, l’azione dei religiosi.
La storia delle comunità e degli ordini religiosi medievali rappresenta un intreccio istituzionale di fondazioni, scissioni, decadenze e riforme. Sulla base di ricerche pluriennali, Gert Melville indaga le motivazioni e gli impulsi di questi processi storici dalla Tarda Antichità fino all'inizio dell'Età Moderna. Descrive inoltre da una nuova prospettiva i più importanti elementi strutturali della vita comunitaria come il diritto e l'organizzazione, il contesto sociale, l'istruzione e la spiritualità, le consuetudini della vita quotidiana e i fondamenti economici, mettendo in luce quanto il mondo delle comunità religiose sia stato una vera forza propulsiva per lo sviluppo culturale della Cristianità occidentale. --- Die Geschichte der mittelalterlichen Klöster und Orden bildet ein institutionelles Geflecht aus Neugründungen, Abspaltungen, Niedergängen und Reformen. Auf der Grundlage jahrelanger Forschungen verfolgt Gert Melville die Gründe und Antriebe dieser Entwicklungen von der ausgehenden Antike bis zum Beginn der Neuzeit. In einer neuen Sichtweise beschreibt er zudem die wichtigsten Strukturelemente des klösterlichen Lebens wie Recht und Organisation, soziales Umfeld, Bildung und Spiritualität, Regelungen des Alltags sowie wirtschaftliche Grundlagen und macht deutlich, inwiefern die klösterliche Welt ein wesentlicher Motor der kulturellen Entwicklung in der westlichen Christenheit war.
https://officinalibraria.net/shop/turco-livorno/ Nella Toscana del Seicento, l'incontro con uomini di fede islamica era un'esperienza molto più comune di quanto non si possa oggi supporre. A Livorno, in particolare, i numerosi schiavi «turchi» costretti a vogare sulle galere del granduca erano alloggiati in una struttura apposita: il Bagno. Gli abitanti di questo microcosmo carcerario non erano tuttavia isolati dal mondo, ma intrattenevano relazioni lecite ed illecite con l'esterno. Il «turco», pur rimanendo il nemico dall'aura terrificante che dominava di là dal mare, si rivelava anche come il facchino che portava l'acqua al mattino, il gestore di una bottega di barbiere, o lo stregone a cui ricorrere per risolvere i consueti mali d'amore.