Beni comuni e razionalità discreta del diritto (original) (raw)

Beni comuni, usi collettivi e comune: oltre la logica proprietaria

Il contributo "Beni comuni, usi collettivi e comune: oltre la logica proprietaria" è pubblicato in "La rivolta della cooperazione. Sperimentazioni sociali e autonomia possibile", a cura di Andrea Fumagalli, Giovanni Giovannelli e Cristina Morini, Mimesis edizioni (2018). Sintesi del volume: Di quale bagaglio di antidoti analitici è necessario dotarsi per rendere materiale una rivolta della cooperazione capace di introdurre innovative forme del vivere in comune e di distribuzione della ricchezza sociale prodotta, contro la rapina del capitalismo biopolitico? Gli autori e le autrici i cui interventi si trovano raccolti in questo volume interrogano le esperienze di welfare dal basso che operano sui territori, rispondendo a istanze di solidarietà e mutualismo. Sintesi del contributo: Schematicamente viene raccontato in che modo a Napoli una serie di categorie quali Beni comuni, Usi collettivi e Comune si sono implicate reciprocamente. Se il Comune come modo di produzione racconta un altro modo di stare insieme, un altro modo di produrre relazioni sociali è anche vero che una diversa forma di relazione basata sulla cooperazione e la convivialità produce molto spesso un tipo nuovo di bene: i Beni comuni, per l’appunto. Questi a loro volta implicano, però, una diversa forma di relazione tra beni e soggetti. Ma è proprio qui che, dal punto di vista del diritto, sta il passaggio più insidioso: perché nei nostri ordinamenti l’unica forma di relazione possibile tra soggetti e beni pare essere lo schema proprietario esclusivo. Da qui la necessità, attraverso la nozione di Usi, di scardinare la nozione stessa di proprietà esclusiva dei beni.

Riflessioni sui beni comuni fra pubblico e Costituzione

I beni comuni hanno il fascino potente del nuovo, della corsa verso l’oltre, ma cosa sono? Il saggio, cogliendo la sfida del “comune”, ne ricerca una definizione, individuandone il fil rouge nella funzione (la salvaguardia e la fruizione comune del bene), per poi rilevare le ambiguità e le domande sollevate dal “di chi sono” e dal “come funzionano” i beni comuni, ovvero dalla loro titolarità diffusa e gestione partecipata. Si approda così all’immaginario che i beni comuni veicolano, al loro potenziale trasformativo e dirompente nei confronti della proprietà, della sovranità e del pubblico. I beni comuni scardinano il paradigma proprietario e la logica del profitto, sfidano la sovranità e lo Stato, ma perché “oltre il pubblico”? Una domanda scomoda, ma ineludibile, se si muove dal “pubblico” del costituzionalismo. È una questione che si lega al rapporto fra beni comuni e Costituzione: un’amicizia che traspare accostando la prospettiva dei beni comuni a principi e norme costituzionali. Il saggio si chiude, infine, con una suggestione sul paesaggio come bene comune tutelato dalla Costituzione e una riflessione sulla tensione rivoluzionaria dei beni comuni, visti non come mantra magico per evocare il mondo nuovo, ma come un oltre che, nel proiettarsi verso un futuro altro da immaginare e da costruire, poggia sulle spalle delle lotte del Novecento. The commons have the charm of the new, but what are they? The essay, accepting the challenge of the “common”, looks for a definition, identifying the common thread in the function (the preservation and enjoyment of the common good), and then detects the ambiguities and questions raised by “whose they are” and “how they work” by their widespread ownership and participatory management. This leads to the transformative potential and disruptive nature of the commons against property, sovereignty and the public. The commons unhinge the paradigm of property and the logic of profit. They challenge sovereignty and the State, but because they also appear to be “beyond the public”? An awkward question, but unavoidable if it is raised by the “public” of constitutionalism. It's a question linked to the relationship between the Constitution and the commons: a kinship that is revealed through the association between the perspective of the commons and constitutional rules and principles, viewing the commons as a constitutional expression. The essay closes with a suggestion for the landscape of common and constitutional good, and a reflection on the revolutionary tension of the commons, seen not as a magical mantra to summon the new world, but rather as a projection for an alternative future that leans on the shoulders of the achievements of the twentieth century.

I beni comuni al banco di prova del diritto: la soglia di un nuovo immaginario istituzionale

The attempt to define the legal category of common goods is thwarted by the difficulty of identifying, first of all, the ratio and after a concrete taxonomy which could justify the research to expand the traditional dichotomy between ‘public’ and ‘private’. For this reason I think it is useful to question the political genesis of discourse, placing it in the context of the transformation of the State in governance processes, and reflect on some problematic meeting the legal political point of view on a theme crossed by different theoretical genealogies. The fundamentals of the new claims of the movement of common goods are due to the demand, which can be collocated in the context of contemporary metamorphosis of law, in order to establish innovative forms of use and new limits on the government of goods, historically representing objects of sovereign powers: this reveals, in depth, how the issue concerns democracy and the survey of a new public space. Keywords: commons; governance; property; sovereignty; democracy NOTE: if you need the full article, please send me a request by mail

Beni comuni ad uso civico. Alcune implicazioni di carattere teorpratico

"Beni comuni ad uso civico. Alcune implicazioni di carattere teorpratico" di Nicola Capone è presente nel volume di Stefano Rodotà "I beni comuni e l’inaspettata riscoperta degli usi collettivi", a cura di Geminello Preterossi e Nicola Capone, La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2018. Il volume riporta una delle ultime lezioni pubbliche tenute da Stefano Rodotà nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli alla presenza partecipata di ricercatori, amministratori e centinaia di cittadini. Il testo, corredato dai cinque contributi che animarono la tavola rotonda prevista per quell’occasione, mette al centro la tematica dei beni comuni in connessione con la più recente ripresa degli usi civici e collettivi in area urbana. In un dialogo vivo e ricco di spunti di riflessione Rodotà rilancia la sfida dei beni comuni nel vasto orizzonte del costituzionalismo dei diritti e dei bisogni, mettendo in evidenza la loro virtù trasformativa, la loro capacità di mettere in discussione categorie, come la sovranità e la proprietà, che appaiono consolidate e inesorabilmente orientate dall’ordoliberismo e dalla finanziarizzazione della società. Hanno partecipato al volume con contributi attinenti al tema Massimiliano Marotta, Luigi De Magistris, Geminello Preterossi, Anna Fava, Nicola Capone, Giuseppe Micciarelli, Fabio Pascapè, Carmine Piscopo, Gabriella Riccio, Pierluigi Vattimo.