«No haria de haverse mezclado el conde». Di nuovo su Carlo Donato Cossoni nella Milano spagnola (con documenti inediti) (original) (raw)

P. Trovato, Qualche dato nuovo e qualche ipotesi sulla tradizione della "Celestina", in “Con llama que consume y no da pena”. El hispanismo ‘integral’ de Giuseppe Mazzocchi, a cura di A. Baldissera, P. Pintacuda, P. Tanganelli , Como-Pavia, Ibis, 2022, pp. 759-798 (dattiloscritto)

2021

Non è senza titubanza che parlo della tradizione della Celestina davanti a uno scelto pubblico di ispanisti, tra i quali l'amica Patrizia Botta, che alla Celestina ha dedicato moltissimi contributi importanti. Ma a parte i vecchi appunti di un seminario sull'argomento tenuto con Paolo Tanganelli sette o otto anni fa, il mio taller non conteneva niente di più adeguato a questo collettivo omaggio al nostro Beppe, che, per amicizia, ha sempre incoraggiato, migliorandole in modo sostanziale con i suoi suggerimenti, le mie peraltro rare incursioni in territorio iberico. * Conservo l'originario andamento discorsivo della mia relazione, limitandomi a integrare il testo con riferimenti bibliografici essenziali. Ringrazio gli amici Andrea Baldissera, Paolo Pintacuda e Paolo Tanganelli, per i loro suggerimenti. 1 Data la molteplicità di "teorie" esistenti sugli autori delle varie redazioni, osservo en passant che: 1) la notevole qualità testuale del frammentario manuscrito de Palacio (in seguito anche: Mp)-che contiene, tra l'altro, l'argumento di tutta la commedia ("vinieron los amantes y los que les mjnjstraron en amargo y desastrado fin") e ci fa immaginare quindi che l'intera Comedia abbia avuto una qualche circolazione manoscritta-costituisce, a mio giudizio, un ulteriore, se non il migliore, argomento a favore dell'esistenza di un primo, parziale strato testuale sicuramente attribuibile a un "antiguo autor". Basterà notare che, mentre l'antico autore, di buona cultura umanistica, può ricavare da Valerio Massimo la storia di Erasistrato e della pietà di Seleuco, il pur notevole rifacitore, coinvolto nella diffusione a stampa così della Comedia (anche: Com.) come della Tragicomedia (anche: Trag.) non farà una piega di fronte a due gravi errori che si saranno generati a ridosso della preparazione per la stampa: la coppia fantasma Eras y Crato ('corretta' in Trag. in Crato y Galieno) e la piedad de silencio ('corretta' in Trag in piedad celestial). Per contro: 2) per non moltiplicare gli enti praeter necessitatem, pare anche a me economico pensare che il rifacitore ovvero il nuovo autore sia la stessa persona che ha composto la dedicatoria (El autor a un su amigo), i versi con l'acrostico (El autor, escusándose de su yerro) e il prologo Todas las cosas, in cui chi scrive attribuisce con sicurezza agli impresores l'iniziativa di aver inserito "rubricas o sumarios al principio de cada acto" e dichiara di aver messo mano anche alle aggiunte della Tragicomedia ("acordé… meter segunda vez la pluma en tan estraña labor"): cioè il baccelliere Fernando Rojas, nato nell'ultimo quarto del '400 a Montalbán e morto nel 1543 a Talavera, non lontano da Toledo. Avverto subito che nelle pagine seguenti mi servirò, ove possibile, delle sigle fissate nell'ed. di Francisco Lobera del 2000, donde citerò il testo per numero di pagina e rigo (per es. 63.10): Fernando de Rojas (y «antiguo autor»),

Un tornese in mistura inedito di Filippo II di Spagna (1554-1598) o di Filippo III (1598-1621) della zecca di Napoli

Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini, vol. CXXIII, 2022

Una moneta inedita della collezione numismatica del Museo Archeologico Nazionale di Parma-Complesso Monumentale della Pilotta potrebbe essere l’unico esemplare superstite di un’emissione di tornesi in mistura d’argento coniati nella zecca di Napoli nel 1572, durante il regno di Filippo II d’Asburgo-Spagna (1554-1598) oppure, ma meno probabilmente, nel 1606, all’epoca di Filippo III (1598-1621). La moneta reca uno stemma con fascia che ricorda tipologicamente quello inciso su di un grano in rame del Museo Nazionale di Napoli illustrato da Fiorelli nel 1871 e ritenuto da tutti gli studiosi di monetazione napoletana un ‘‘saggio di moneta non mai coniata, avente nel rovescio lo stemma della città’’. An unpublished coin, from the numismatic collection of the National Archaeo- logical Museum of Parma-Complesso Monumentale della Pilotta, could be the only surviving specimen of an issue of tournois in silver billion, struck by the mint of Naples in 1572, during the reign of Philip II of Spain (1554-1598) or, although less likely, in 1606, at the time of Philip III (1598-1621). The coat of arms with a fess on the coin looks like by type to the one engraved on a copper grain (grano) of the National Museum of Naples, illustrated by Giuseppe Fiorelli in 1871, and considered a "saggio di moneta non mai coniata, avente nel rovescio lo stemma della città", by all the scholars studying the Neapolitan coinage. Une monnaie inédite de la collection numismatique du Musée Arch́eologique National de Parme-Complexe Monumental de la Pilotta, pourrait être le seul spécimen survivant d’une émission de tournois de billon, frappés dans l’atelier de Naples en 1572, sous le règne de Philippe II d’Espagne (1554-1598) ou – bien que cela soit moins plausible – en 1606, à l’ ́epoque de Philippe III (1598-1621). Le blason avec une fasce gravé sur la monnaie rappelle typologiquement celui incise ́sur un grano en cuivre du Musée National de Naples, et illusté ́par Giuseppe Fiorelli en 1871. Le grano est réputé être un ‘‘saggio di moneta non mai coniata, avente nel rovescio lo stemma della città’’, par tous les spécialistes de numismatique napolitaine.

Don Carlo d’Austria. Un francescano hafside nella Napoli vicereale

2011

In Naples the last heir of the Hafsid dynasty converted to Catholicism, he was baptized in the Palatine Chapel of St. Sebastian. His godparents were Don Juan de Austria and Donna Violante Osorio. His Christian name was Don Carlos of Austria. He took part in the wider phenomenon of emirs’ conversion, exiled in the lands of the Catholic Monarchy. But his new city had peculiar characteristics, Naples was an exception compared to other capitals of the Spanish Empire. Others Muslims lived in Neapolitan capital. Don Carlo was the prototype of the baroque noble: fervent believer, loyal vassal and proud soldier. The Tunisian Prince fought against Protestants and rebels in Flanders, but in the last period of his life he entered the Franciscan Order. His life became an example, his tomb was built in the Church of Santa Maria la Nova."

Il “perduto” pavimento musivo di Desiderio a Montecassino non era poi così “perduto”

Il "perduto" pavimento musivo di Desiderio a Montecassino non era poi così "perduto"… Il ritrovamento di importanti testimonianze storiche dimostrano che il pavimento musivo realizzato da desiderio per la chiesa di Montecassino nel 1071 non era stato dimenticato e non si erano perdute definitivamente le sue tracce dopo la realizzazione del pavimento settecentesco barocco.

Il sangue, l'inchiostro. Storia di Carlo Dossi

2016

Solitario ed eccentrico, precursore delle irrequietudini formali novecentesche, attratto dalla lingua e dalle sue bizzarrie prima ancora che dalla realtà, l’aristocratico e schivo Carlo Dossi (1849-1910) si colloca in disparte rispetto al suo tempo, rivendicando la propria discendenza dalla illustre tradizione narrativa lombarda, a partire dal magistero manzoniano, e, nel contempo, esibendo una prodigiosa apertura alla cultura europea. Attraverso un radente rapporto con i testi, il volume si propone di restituire il senso di una singolare esperienza letteraria e umana, dalla ricostruzione del milieu artistico e culturale degli anni giovanili, tra anticonformismo scapigliato e umorismo ‘eretico’, all’irriverente affresco degli incompiuti Ritratti umani e al malinconico congedo degli Amori, fino alla ricerca di una sia pur frammentaria e carsica sopravvivenza affidata alla monumentale extravaganza delle Note azzurre. A governare ininterrottamente il laboratorio dell’ingegnoso scrittore e il suo labirintico pastiche espressionistico, ricco di «calappi e viluppi», è la dolorosa consapevolezza che ogni «goccia d’inchiostro» è inseparabile dalle tracce e dai segni indelebili del sangue e della vita.