Nella citta. Paura dell'altro e desiderio di comunità tra banlieues e gated communities (original) (raw)

Nella città: paura dell'altro e desiderio di comunità tra banlieues e gated communities Peer-Abstract: The multicultural contemporary city, due to the lack of social and cultural inclusion of the economically weaker subjects, is crossed by a process of fragmentation that pushes the population to pile up in the peripheries, within enclaves for the rich, the gated communities, and for the poor, the banlieues. The destructuration of the city is dominated by feelings of fear towards the other, towards the different, fear for security, of themselves and of their goods. This fear leads to create closed communities, where the desire for proximity, of bonds of solidarity, is transformed into a desire for identity. To recover the value and the organic function of the city we need policies of social inclusion, characterized by 'democratic iterations', by a 'shared process of resemantization' that leads to the construction of a new and more inclusive social reality. La città multiculturale contemporanea, a causa della mancanza di inclusione sociale e culturale dei soggetti economi-camente più deboli, è attraversata da un processo di frammentazione, che spinge la popolazione ad ammassarsi nelle periferie, all'interno di enclave per i ricchi, le "Gated Communities", e ghetti per poveri, le "banlieues". La destrutturazione della città contemporanea passa attraverso sentimenti di paura verso l'altro, il diverso, ma anche di paura per la sicurezza di sé stessi e dei propri beni. Questa paura porta a creare comunità chiuse, dove il desiderio di vicinanza, di legami di solidarietà, si trasforma in un desiderio di identità. Per recuperare il valore e la funzione or-ganica della città, abbiamo bisogno di politiche di inclusione sociale, caratterizzate da "iterazioni democratiche" e da un "processo condiviso di risemantizzazione", che porti alla costruzione di una nuova e più inclusiva realtà sociale. All'ombra della tranquilla vita provinciale, che resta tale solo fino a quando non viene toccata da fenomeni di cementificazione selvaggia e di conurbazione forzata ad opera di imprenditori commerciali, 'la città', europea ma non solo, vive un periodo di profondo ri-pensamento che coincide, di fatto, con una totale destrutturazione. In realtà, tale ripensa-mento è già in atto da qualche decennio, almeno da quando l'evoluzione del capitalismo, in gran parte del mondo, ha condotto a dinamiche molto simili dappertutto, che possono es-sere riassunte nel fenomeno della 'globalizzazione' e che connette insieme aspetti economi-ci, ma anche e soprattutto urbanistici, con evidenti ripercussioni sulle dinamiche sociali, interpersonali e, in ultima analisi, interculturali. L'aspetto più lampante di questa evoluzione, che è al tempo stesso economica e sociale, come si puntualizzava, è che la 'globalizzazione' ha fatto in modo che la città assumesse una fisionomia simile in tutto il mondo e che al servizio della città, almeno dal punto di vista urbanistico, vi siano spesso gli stessi studi di architetti che lavorano indifferentemente per progetti a Singapore, in California, a Buenos Aires o a Ryad. In fondo, questo potrebbe essere anche l'aspetto più entusiasmante della questione, quello legato alla creatività, che si esprime attraverso strutture che diventano dei veri e propri musei a cielo aperto, sensa-zionali e imponenti opere dal sapore 'decostruttivista' o 'postmodernista', giusto per citare solo due delle più interessanti correnti architettoniche dal vago sapore filosofico. Tuttavia, dietro e ai margini della città prende corpo un altro fenomeno, che non è altrettanto sensa-zionale, e che rappresenta l'aspetto deteriore del processo di globalizzazione, quello con-nesso più strettamente con il degrado e l'emarginazione da una parte e con