Blu osmosi (original) (raw)

2019, Il colore interiore. Cromatismi e apparenze della ceramica contemporanea

L'osmosi è un processo che definisce il passaggio spontaneo di un solvente dalla soluzione con una maggiore concentrazione di soluto a quella in cui il soluto è più diluito. Questo movimento-che avviene attraverso una membrana semipermeabile-continua fino a che non sia raggiunta una situazione di equilibrio, in cui entrambe le soluzioni guadagnano e mantengono la stessa concentrazione. In natura sono presenti molti organismi che si nutrono sfruttando l'osmosi, e che quindi "assorbono" nutrimento attraverso un canale comune che fa da solvente. Immaginate FACTO come un organismo vivente, che per produrre energia deve nutrirsi. Il suo nutrimento principale è composto di arte, creatività e cultura. Le stesse opere e attività che ospita sono la sua fonte di energia primaria. Esporre opere dal colore blu predominante in uno spazio che è esso stesso blu richiede la ricerca di un equilibrio tra il Blu e i blu, così come avviene tra solvente e soluto. Il blu è il colore della profondità, del sogno e dell'inconscio. Ogni opera in mostra ci porta, attraverso un'osmosi percettiva, a esplorare tanti mondi interiori che oscillano tra chimica e alchimia. Percorrere questa mostra è come nuotare in un fluido, immergersi e riemergere, in un continuo passaggio tra mondo reale e onirico, tra introspezione e dimostrazione. Alfonso Leoni tra torsioni e ciotoloni ci conduce nel "paese dei balocchi", un luogo dove tutto è possibile: posso flettere e torcere elementi che nascono per essere dritti, tesi e solidi, posso scomporre e ricomporre dei giocattoli collezionando i pezzi in grandi ciotoli, creando un nuovo equilibrio tra le parti; posso condire tutto con un blu elettrico che sembra una fiamma pilota che di fatto anima quei corpi inerti, posso infine giocare con loro, i miei nuovi amici. Mentre giochiamo l'energia e l'eco dell'opera di Suhearu Fukami ci chiama, come una sirena, verso il mare e l'orizzonte: un'energia di forte impatto ci travolge e come il ricordo di quell'esperienza dell'oceano che Fukami ha vissuto e vuole far vivere a noi: "Era il ricordo di un incontro in inverno con una forte brezza mentre ero sulla scogliera... Tutti i miei sensi provavano uno strano piacere nel farsi pugnalare la guancia da quel vento." Tutto ci fa volare verso i busti di T-Yong Chung, che ci riportano sulla terra; con uno sguardo al passato e alla memoria (personale e collettiva), T-Yong interviene sui volti "affettandoli", la tensione che si crea tra pieni e vuoti, tra parti presenti e parti assenti è la stessa che c'è tra la cultura occidentale e quella orientale. In un angolo, quasi nascosto, concentrate in tutta la loro introversione, le due opere di Alan Guzman: bisogna varcare una soglia per entrare in questa nuova profondità, dove il blu diventa nero, dove non esistono più confini e i colori si confondono (o coincidono), così come la percezione dello spazio si confonde tra concavo e convesso. Verso un misterioso astratto che sembra contenere verità inconoscibili. Veronica Fabozzo ci scuote dall'ipnosi di Guzman e ci trascina in una danza inquieta e vorticosa, basata sull'equilibrio sopraffino tra contrazione e rilascio, in un'osmosi perfetta e liquida. Questo continuo moto alternato ci fa approdare nell'ultimo dei mondi visitabili, quello di Giulia Bonora, artista che costruisce dei canali come fossero dei tubi digerenti che creano paesaggi astratti e di derivazione organica, il tutto bilanciato da un equilibrio tra forme, colore, pieni e vuoti e dove le cavità diventano contenitori di piccoli intimi segreti. Elena Janniello per FACTO