Ceramica attica e magnogreca (original) (raw)

I materiali di produzione attica, magnogreca e romana

La Tomba di Aiodda e il patrimonio archeologico del Comune di Nurallao, 2022

Following a survey and review of the archaeological materials recovered in the territory of Nurallao (CA) and stored in the museum warehouse, this work is an analysis of the data obtained after a first examination of the finds. This, along with a careful archival research, despite the lack of both stratigraphic data and geolocation of the places of discovery, retraces with some effectiveness the occupation history of this territory. Due to the lack of verified data, we feel confident in extending the analysis to a wider area, including the Nuragus and Isili territories, which provided fragments of experienced history barely noticeable until now. The picture emerging is that of a hard-working population that since prehistoric times traded goods, adorned their settlements and excelled in manufacture of clay artifacts, exploiting to the fullest the resources that the area offered. Although in small quantities, there is some evidence of pre-Nuragic presence, while more abundant are the artifacts dating to the Nuragic Age. In Punic times, North African products were traded as luxury goods along with imported Attic-style pottery. Roman settlements are present with farms, workshops and baths, with trade proven by numismatic evidence until the Vandalic Age. In this scenario lacking any Medieval finds, the remaining archaeological evidence pertains to the Post-Medieval age, with local and imported potsherds.

Schede ceramica attica

F. Spatafora e S. Vassallo, L'ultima città: rituali e spazi funerari nella Sicilia nord-occidentale di Età arcaica e classica, Palermo, 2010

Ceramica attica da Pontecagnano, Prop. De Chiara

PER LA CONOSCENZA DEI BENI CULTURALI. VI. RICERCHE DEL DOTTORATO IN METODOLOGIE CONOSCITIVE PER LA CONSERVAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI 2015-2016

This work is part of a PHD project about a group of burials/graves/tombs in prop. De Chiara, in the burial ground of Pontecagnano. Attic pottery appears in Pontecagnano in the Archaic period. Studies on the presence of this wares inside the necropolis have never been summarized since the early 90’s oh the last century, when A. D’Andrea started to study them. Currently, there are just a few information due to the pubblications about the necropolis of Pontecagnano.In the Archaic period bronze and iron objects disappear and the funeral kit is just composed of a vascular kit, consisting of a few selected items still connected to the sphere of wine. For istance, bucchero and, after, black-glazed oinochoai, kylikes and cups influenced by Ionic tradition, togeder with blck glazed similar forms. Sometimes, those vases are associated with small bowls and jugs lekythoi, clearly chosen for their conten t, are always present. The vases of the funeral kit are mostly local products, but there also are imports; among them, there are vases ascribable to specific Attic productions.

Iasos Ceramica attica a figure rosse

Archaeologica [Missione Archeologica Italiana di Iasos, 7], 2020

https://www.bretschneider.it/libro/9788876893193 Through the years, articles and monographs have presented the results of the Italian archaeological excavations, providing architectural and artefactual evidence for habitation at Iasos that extends at least from the third millennium BCE through the Byzantine Period. Although some fragments of Athenian red-figure pottery have been illustrated and discussed, particularly in recent years,a fuller treatment of all this material has long been desired. Through the inspiration of F. Berti, former Director of the Italian Archaeological Mission, F. Curti and A. Parrini have undertaken the study of all the red-figure from Iasos, and this present volume is the successful result of their persistent efforts.

La ceramica attica in Apulia: una grande officina, i suoi pittori, un vaso famoso, in Ceramiche attiche e magnogreche. Collezione Banca Intesa. Catalogo ragionato, a cura di G. Sena Chiesa, F. Slavazzi, Milano 2006, pp. 44-93.

Presentazione Sommario TOMO PRIMO 11 La Collezione Banca Intesa Dalla Raccolta Caputi alla nuova valorizzazione Gemma Sena Chiesa 27 Per una storia del collezionismo di vasi apuli, dal Rinascimento all'età napoleonica Fabrizio Slavazzi Catalogo ragionato La ceramica attica 44 La ceramica attica in Apulia: una grande officina, i suoi pittori, un vaso famoso Claudia Lambrugo 52 Catalogo 1-18 La ceramica indigena 96 La ceramica indigena e la ceramica indigena di derivazione greca: la maniera indigena e gli influssi ellenici Elena Calandra 102 Catalogo 19-60

Studi sulla ceramica attica della Sardegna - Testo completo

Studi sulla ceramica attica della Sardegna - Testo completo, 2012

Introduzione Parlare della ceramica attica della Sardegna significa, sostanzialmente, parlare della Sardegna durante il periodo punico. Infatti, con un solo pezzo sicuramente databile in epoca fenicia (anteriore, cioè, alla metà del VI sec. a.C.), tutti gli altri possono assegnarsi alla fase storica caratterizzata dalla dominazione cartaginese dell'isola. Questo, naturalmente, a grandi linee. In realtà esiste una piccola serie di pezzi, databili tra il 550 ed il 520 a.C., la quale appartiene cronologicamente al complesso periodo che possiamo definire di interregno fra la Sardegna fenicia e la Sardegna punica. Non siamo ancora in grado di puntualizzare con esattezza quando avviene il momento di trapasso tra queste due fasi storiche, e probabilmente non lo saremo mai; così, convenzionalmente, si pone come elemento dirimente i due periodi la data del primo trattato fra Roma e Cartagine del 509 a.C.. Dopo tale anno la Sardegna è sicuramente punica; prima del 550 a.C. i Fenici vi hanno una incontrastata presenza; nei decenni intermedi avvengono le lotte dei Cartaginesi per impossessarsi dell'isola. Se i materiali attici importati durante quegli anni debbano assegnarsi alla componente fenicia ovvero a quella punica è problema non facile a risolvere e che, con ogni verosimiglianza, non può ridursi ad una soluzione univoca. Il vasellame ateniese che giunge in Sardegna dal VI sino alla fine del IV sec. a.C. si distribuisce nelle tre grandi categorie della ceramica attica, e cioè: vasi a figure nere; vasi a figure rosse; vasi a vernice nera. Attorno ad essi, con edizioni di materiali, considerazioni specifiche su singoli esemplari, esami più o meno generali su specifici centri o sull'intera isola, già è stato scritto in diverse sedi da diversi Autori, cui faremo riferimento in seguito, e pertanto abbiamo a disposizione una ampia messe di dati su cui basarci per tentare di proporre linee di interpretazione del significato della presenza di questo vasellame nel contesto della società punica sarda, o meglio del significato e delle funzioni che la ceramica attica assume nei diversi centri punici dell'isola. Per dare una certa omogeneità al lavoro, ci si è basati, nelle analisi, su alcuni centri principali (elencati appresso) che hanno restituito materiali significativi, tralasciando i ritrovamenti sporadici ed anche quelli di cui si hanno notizie solo ufficiose, senza edizione scientifica dei materiali, ovvero sui quali lo scrivente non ha potuto effettuare una verifica personale. Naturalmente, però, di tutti questi dati si è tenuto conto per le considerazioni di carattere generale. Il periodo arcaico (tavv. 1-2) quale, allo stato attuale dei fatti, forse conviene rifarsi al concetto di 'gusto', opportunamente tirato in ballo da Morel 4 proprio per la Sardegna. Il V secolo (tavv. 3-4) La carenza di vasellame figurato prosegue poi per quasi tutto il V secolo. Anche se i recenti ritrovamenti negli abitati dei centri punici 5 ci significano una presenza di vasi figurati sino a pochi anni or sono insospettata, essi sono pur sempre in larghissima minoranza rispetto a quelli a vernice nera. Allo scorcio del secolo si può rilevare un incremento dei vasi figurati, grazie al relativamente consistente arrivo delle lekythoi ariballiche decorate in diverse maniere, ma prevalentemente con una palmetta sul lato opposto all'ansa. Tali vasetti si propongono in quantità maggioritaria nelle necropoli, ma anche negli abitati se ne trovano esemplari. La larga diffusione delle lekythoi ariballiche e del loro contenuto di olio profumato si nota osservando ne la presenza, sia pure con esemplari isolati, in centri interni, di non particolare rilevanza in questo periodo, come il villaggio sorto sopra le strutture nuragiche di Barumini e l'insediamento presso il nuraghe Ortu Còmidu di Sardara. Anche se non in rilevante quantità, il vasellame attico inizia pure ad essere presente nella Sardegna settentrionale. Globalmente la ceramica di V secolo, sia a vernice nera che a figure rosse, si distribuisce in 15 fogge per 6 abitati, mentre 16 forme si rinvengono ancora in 6 necropoli. Fra il vasellame da mensa predominano le coppe, fra cui la presenza più importante è data dalla stemless inset-lip dei decenni antecedenti la metà del secolo, mentre alla fine iniziano ad apparire i piatti da pesce. Pochi sono gli esemplari delle coppe appartenenti alla delicate class, anche se forse vi si possono assegnare alcuni frammenti di fondi decorati, mentre in misura maggiore si identificano le bolsal. Fra gli skyphoi, quelli decorati prevalgono su quelli interamente verniciati; una presenza importante è data dai pezzi della classe di Saint Valentin, rappresentata anche da kantharoi. Pressocchè esclusivamente rinvenute in sepolture sono le lekanides, legate alla sfera muliebre. I vasi di grandi dimensioni non sembrano avere goduto di particolare fortuna. A parte le oinochoai, sono attestati crateri, ma sino ad ora, solo a Neapolis e Tharros. Se le forme trovate negli abitati e nelle necropoli sono sostanzialmente le stesse, ben diverso è l'aspetto che abbiamo quando esaminiamo i rapporti proporzionali fra le singole fogge. Purtroppo, però, lo stato dei ritrovamenti non ci consente, per il V secolo, di effettuare una disamina approfondita delle varie facies dei singoli centri e così ci dobbiamo limitare a rilevare come il servito da mensa (coppe in senso lato, piatti, oinochoai) sia presente in maggior numero negli abitati, mentre le lekythoi e le lekythoi ariballiche e le lekanides lo siano nelle necropoli. Al solito le lucerne si distribuiscono equamente nelle due situazioni. Possiamo notare l'elevata frammentazione in forme della ceramica importata. Complessivamente, fra abitati e necropoli, i vasi si distribuiscono in ben 19 fogge. Certamente alcune sono assimilabili per funzione (lekythoi e lekythoi ariballiche; coppe, coppe-skyphoi, skyphoi, kantharoi), ma il dato che ci significa una produzione così parcellizzata è significativo, non solo per i centri importatori, ma anche in relazione all'organizzazione produttiva del centro esportatore, Atene.

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Ceramica greca

Bonetto J., Mantovani V., Zara A., Nora. Il tempio romano. 2008-2014, Edizioni Quasar, 2021

La ceramica grigia

Marzabotto. La Casa 1 della Regio IV - Insula 2, II. I materiali, a cura di E. Govi e G. Sassatelli, Bologna 2010, pp. 179-199., 2010

Ceramiche comuni

Pompei. Insula IX 8. Vecchi e nuovi scavi (1879-), di A. Coralini , 2018

La ceramica cinquecentesca e seicentesca di Erice

Erice tra mito, storia e archeologia. Le indagini archeologiche alla cinta muraria e al castello, Catalogo della mostra (Erice, 29 marzo-30 giugno 2018), a cura di C. Blasetti Fantauzzi, S. De Vincenzo, R. Giglio, Viterbo, 2018