La vita creaturale di Kafka (original) (raw)

Nel dibattito contemporaneo il termine “creatura” ha guadagnato importanza in una serie di discorsi: da un lato è stato usato per mettere in questione la barriera che separa l’umano dall’animale e per immaginare forme di solidarietà interspecifica sulla base di una comune vulnerabilità e precarietà “creaturale”; dall’altro è stato usato per analizzare la soggezione della vita specificamente umana a forme sovrane di potere, come nell’uso che Eric Santner fa dell’espressione “creaturely life”. Quest’articolo analizza le creature di Kafka per mostrare che i due usi del termine sono legati e inseparabili: “vita creaturale” significa, in tutte le sue declinazioni (tanto per gli animali umani che per quelli non umani), essere soggetti a un potere sovrano, essere un “animale davanti alla legge”, dove la soggezione dell’animale al sovrano umano (all’umano in quanto sovrano) esemplifica il paradigma biopolitico. In conclusione, una lettura del racconto kafkiano “Il nuovo avvocato” mira a mostrare come il messianismo di Kafka faccia segno verso una via d’uscita da quest’impasse biopolitica.