Per un Mediterraneo dei contrappunti tra mal d'archivio e nuove epistemologie (original) (raw)
For a contrapuntal Mediterranean: between archive fever and new epistemologies This contribution moves from a philosophical point of view. It aims to serve as an epistemological problem evaluation and then as an archive of some fundamental themes of the political situation in the Western world, particularly Europe. This framework will be used as an analytical tool for some postcolonial "contrappunti." In the present case I will discuss, from a deconstructionist point of view, some fluidifying coordinates of thought, that date back to the thought of W. Benjamin, G. Bachelard, M. Foucault, M. Cacciari, G. Deleuze, and J. Derrida. These perspectives will be combined with those of E. Said, H. Bhabha, F. Cassano, I. Chambers, S. Mezzadra, A. Dal Lago, P. Frascani, which are equally deconstructionist, though otherwise inspired. The Mediterranean Sea is the problematic benchmark, because of its historical and geographical scene of new crossing migrations. These create a revolutionary message according to a thought that is not harmonious, in continuous evolution and yet "inactual." Questo intervento si propone di comprendere in quale misura è possibile ragionare ancora una volta sul mal d'archivio di cui soffrirebbe il pensiero occidentale, se messo alla prova con-creta dei flussi migratori che attraversano il Mediterraneo, che seguono coordinate di movi-mento di difficile definizione, perché persi negli spazi lisci e solo a tratti striati, che corrispon-dono al mare degli attraversamenti e ai deserti delle fughe, questi ultimi come punti origine di un movimento che non consente un inquadramento geometrico e politico, che corrisponda a una precisa cartografia delle appartenenze. Una prima considerazione da cui muovere è che i viaggi della speranza e dell'abban-dono, della fuga e della libertà, che attraversano in questi ultimi anni il Mediterraneo, sono viaggi segnati da una fenomenologia della dispersione. Quest'ultima deve essere intesa in senso stretto e ampio, perché all'ordine del giorno è la conta/non conta dei dispersi in mare, come ancora si vive un senso generale di dispersione, perché i viaggi che naufragano, mar-cano una coscienza europea, che è costantemente voltata da una altra parte nel momento in cui si compiono le tragedie, una coscienza europea che fa e non fa i conti con il senso della propria dispersione, perché non riesce a misurarsi con un Altro, che non è Altro e che affo-gando in mare, restituisce tutti i limiti di un mal d'archivio a un ordine del discorso europeo,