La fenomenologia husserliana del linguaggio alla prova storico/teoretica della sua tenuta essenziale (original) (raw)

Tra linguaggio e metodo nella fenomenologia di Husserl. Oltre la significazione letterale del linguaggio naturale

Università di Pisa, 2022

The aim of the thesis is to assess the relationship between the methodological development of Husserl's phenomenology and his own conception of language. The main purpose is to show that a satisfactory investigation of language is possible only through an increasing theoretical self-awareness, which leads to analysing the genesis of the predicative level – tracing its history back to its origins in the pre-predicative one. By this way, it is possible to clarify the co-determining relationship between the categorial articulation of the world and its pre-categorial structure. In light of this, the work attempts to deepen the correlation between thought and language, as well as the one between the latter and the world. The result is to emphasise the ontological commitment of our ordinary language, but also its figurative capacity to exceed the objective reference to the "given".

Il Circolo Linguistico di Mosca e i primi esperimenti di ‘analisi morfologica’ del fatto letterario

20/Venti. Ricerche sulla cultura russa e sovietica degli anni Venti del XX secolo, 2022

This article describes and comments on the early experiments with ‘morphological analysis’ of the ‘literary facts’ that were discussed in the Moscow Linguistic Circle at the beginning of the 1920s. We will analyze the contributions by Viktor Shklovsky, as well as the works of lesser-known members of the Circle, such as Mikhail Petrovsky, Aleksey Buslaev and Aleksandr Reformatsky. They will allow us to showcase crucial moments in the formation of the typical devices and key concepts of Russian formalism, which are partly derived from German narrative morphology and then taken up by structuralist narratological theories.

La teoria husserliana del significato nelle Ricerche Logiche e nelle Lezioni del 1908

2019

Il pensiero di Husserl si è sempre confrontato, lungo tutto il suo percorso, con il problema del linguaggio. Le Ricerche Logiche, com'è noto, si aprono con una vera e propria teoria del significato, che si costruisce a partire da un'analisi degli elementi costitutivi del linguaggio come tale, ossia di quel linguaggio ideale che è possibile ritrovare in tutte le lingue storiche, empiriche, alle quali fornisce una struttura o impalcatura ideale. Il motivo fondamentale di questa teoria, che guida tutta la riflessione sul linguaggio esposta nelle Ricerche, è l'idea che al di là delle differenze materiali delle diverse lingue, con le loro specifiche configurazioni sintattiche e grammaticali, esista un linguaggio fatto di significazioni pure e assolute, composto da significati ideali, intemporali, innestati in una grammatica pura e universale, la cui morfologia e le cui leggi pure e a priori resistono alle variazioni accidentali, storico-culturali, delle lingue empiriche. Husserl ammette, nell'Introduzione alle Ricerche, che attraversare il linguaggio è un passaggio obbligato anche per colui che si occupa di logica, poiché <<Ogni indagine teoretica, benché non si svolga soltanto attraverso atti di espressione o addirittura enunciati completi, si risolve tuttavia, in ultima analisi, in enunciati. Solo in questa forma, la verità, e specialmente la teoria, si trasforma in possesso permanente della scienza […], è in ogni caso certo che non si possono compiere giudizi appartenenti alla sfera intellettiva superiore, in particolare a quella scientifica, senza espressione linguistica>> (RL, p. 203) Nessuna verità scientifica può prescindere dal piano linguistico, per accedere al regno del pensiero occorre passare per ciò che caratterizza l'esistenza effettiva di qualsiasi formulazione teoretica, vale a dire i suoi enunciati, le proposizioni in cui consiste, in una parola: il linguaggio. Di questo parallelismo tra pensiero e parola, tuttavia, sarà quest'ultima, ovvero l'espressione, a essere posta su un livello secondario, marginale, poiché lo stesso Husserl la presenterà come uno strato solo superficiale della vita della coscienza.

Il filosofo e il fenomenologo - La pratica filosofica nel paradigma husserliano

Gli strumenti del lavoro filosofico, 2017

This paper concerns the relation between philosophy and philosophical practice in the husserlian paradigm of phenomenology. The role and the method that Husserl conceives for the philosopher are related unavoidably to his theoretical system. During his long and hard work, he deals with the question of the genesis of logic in the platonic-aristotelic dichotomy, with the connection between philosophy and objective sciences and with the problem of phenomenology as descriptive practice. Thanks to this reflections, in The crisis of european sciences he conceives the role of the philosopher with a precise historical and ethical function. This new model represents one of the last philosophical systems with the perspective of an universal theory. Questo articolo verte sul rapporto tra filosofia e pratica filosofica nel paradigma husserliano della fenomenologia. Il ruolo e il metodo che Husserl concepisce per la figura del filosofo sono legati, come è inevitabile, al contenuto del suo sistema teoretico. In un lungo percorso di riflessione egli affronta i problemi della nascita della logica nella dicotomia platonico-aristotelica, del rapporto tra filosofia e scienze obiettive e della fenomenologia come prassi descrittiva. Alla luce di tali riflessioni, ne La crisi delle scienze europee egli arriva a concepire la figura del filosofo in una nuova e definita funzione storico-etica. Questo modello inedito rappresenterà una delle ultime teorizzazioni di un sistema filosofico con ambizioni di respiro universale.

ITALO RUSSO - Per l'origine del linguaggio

Archivio Storico Siracusano, 1999

Breve, estemporanea nota sulla problematica vista nei fonemi, derivati da fenomeni della natura, dalla loro origine al consolidarsi nella vita dell’uomo “primitivo”. Riteniamo che il linguaggio, nel suo nascere, consolidarsi e imporsi nella vita dell’Uomo uscito dalla caverna, ha dovuto tener conto appunto dei fenomeni linguistici, in particolare le c.d. onomatopee, di origine animale o naturale, che giorno dopo giorno si consolidavano: sibili de vento, tuoni, il belare delle pecore, l’abbaiare di un cane.