Cesare Santus, Trasgressioni necessarie : communicatio in sacris, coesistenza e conflitti tra le comunità cristiane orientali (Levante e Impero ottomano, XVII-XVIII secolo) (original) (raw)

2019, école française de Rome

Communicatio in sacris è l’espressione con cui la Chiesa di Roma ha cercato di definire e disciplinare ogni forma di partecipazione di un cattolico alle celebrazioni liturgiche e ai sacramenti di un culto non cattolico. Tra il XVII e il XVIII secolo, tale fenomeno era particolarmente diffuso nel Mediterraneo orientale e nell’Impero ottomano, in seguito agli sforzi dei missionari europei per la conversione delle comunità cristiane locali. Questo libro analizza le pratiche comprese sotto questa etichetta come punto di partenza per una riflessione più approfondita sul processo di costruzione delle identità confessionali nel Levante di età moderna. Oltre a studiare il dibattito teorico sulla questione, l’attenzione principale è volta a ricostruire i diversi contesti sociali, politici e religiosi che rendevano inevitabile la communicatio. Le relazioni tra latini e greci sono analizzate nel caso dell’arcipelago egeo delle Cicladi e nelle isole Ionie sottomesse alla Repubblica di Venezia. Gli scontri tra i cristiani orientali convertiti al cattolicesimo e quelli rimasti fedeli alla propria Chiesa d’origine sono studiati attraverso la comunità armena di Costantinopoli. L’analisi si fonda su di un ampio ventaglio di fonti, prodotte soprattutto dalla rete consolare francese nel Levante e dalle congregazioni romane di Propaganda Fide e del Sant’Uffizio.

C. Santus, Trasgressioni necessarie : communicatio in sacris, coesistenza e conflitti tra le comunità cristiane orientali (Levante e Impero ottomano, XVII-XVIII secolo), Rome: École française de Rome, 2019, 522 pp. - Cover and TOC

Communicatio in sacris è l’espressione con cui la Chiesa di Roma ha cercato di definire e disciplinare ogni forma di partecipazione di un cattolico alle celebrazioni liturgiche e ai sacramenti di un culto non cattolico. Tra il XVII e il XVIII secolo, tale fenomeno era particolarmente diffuso nel Mediterraneo orientale e nell’Impero ottomano, in seguito agli sforzi dei missionari europei per la conversione delle comunità cristiane locali. Questo libro analizza le pratiche comprese sotto questa etichetta come punto di partenza per una riflessione più approfondita sul processo di costruzione delle identità confessionali nel Levante di età moderna. Oltre a studiare il dibattito teorico sulla questione, l’attenzione principale è volta a ricostruire i diversi contesti sociali, politici e religiosi che rendevano inevitabile la communicatio. Le relazioni tra latini e greci sono analizzate nel caso dell’arcipelago egeo delle Cicladi e nelle isole Ionie sottomesse alla Repubblica di Venezia. Gli scontri tra i cristiani orientali convertiti al cattolicesimo e quelli rimasti fedeli alla propria Chiesa d’origine sono studiati attraverso la comunità armena di Costantinopoli. L’analisi si fonda su di un ampio ventaglio di fonti, prodotte soprattutto dalla rete consolare francese nel Levante e dalle congregazioni romane di Propaganda Fide e del Sant’Uffizio.

Da Oriente a Occidente: il Contributo di Julien Ries al tema «iI Culti Orientali nell'Impero Romano», in ARCHIVIO JULIEN RIES per l’ANTROPOLOGIA SIMBOLICA, JULIEN RIES LE SFIDE DELL’ANTROPOLOGIA SIMBOLICA, A cura di Silvano Petrosino, 2015 Editoriale Jaca Book SpA, Milano

Quando Franz Cumont, nel novembre del 1905, ancora giovane studioso ma ricco di un bagaglio di esperienze scientifiche di largo respiro internazionale 1 , tiene un ciclo di Conferenze al Collège de France sul tema «le religions orientales dans le paganisme romain», che saranno pubblicate a Parigi l'anno seguente e, sottoposte ad una progressiva riscrittura che si configura come una sorta di «creazione continua», vedranno luce in forma definitiva nella quarta edizione del 1929, si inaugura un «modello» interpretativo della storia religiosa del mondo antico che -a vario titolo -ha influenzato e continua a influenzare tutta la ricerca su questa storia, di cui sarebbe impossibile minimizzare gli effetti sulla vicenda spirituale e culturale dell'intero Occidente, fino ai nostri giorni. Questo modello implica due parametri di riferimento, considerati come blocchi compatti e dotati di una specifica identità: «le religioni orientali» da una parte e il «paganesimo romano» dall'altra, ma pure posti in un rapporto assai stretto, in quanto le prime -per ragioni e secondo processi che lo studioso si propone di indagare -a partire da un certo momento storico, coincidente in larga misura con le conquiste di Alessandro Magno e i regni dei Diadochi, sono venute a impiantarsi nel secondo, trasformandone * segnalo l'anno originale di stampa dei saggi di ries e le pagine del volume Vii/1 degli Opera omnia. le norme editoriali hanno imposto una drastica riduzione dei riferimenti alla recente bibliografia, che può essere in parte dedotta dai titoli citati.

C. Santus, "L'accoglienza e il controllo dei pellegrini orientali a Roma. L'ospizio armeno di Santa Maria Egiziaca (XVI-XVIII sec.)", MEFRM, 131-2, 2019, p. 447-459.

2019

This article reconstructs the history and functioning of the Armenian hospice of Santa Maria Egiziaca in Rome (Surb Mariam Egiptac'i), also formulating some general considerations on the mobility of Eastern Christians across the Early Modern Mediterranean. Since the end of the 16 th century, a growing number of Ottoman and Persian subjects visited the center of Catholicism, for devotional, educational or economic reasons. This hitherto little studied movement provoked the reaction of the urban and ecclesiastical authorities, concerned with managing the flow of visitors and controlling the orthodoxy of those who resided more or less temporarily in Rome. Questo articolo ricostruisce la storia e il funzionamento dell’ospizio armeno di Santa Maria Egiziaca a Roma, formulando alcune considerazioni generali sul fenomeno della mobilità mediterranea dei cristiani orientali. A partire dalla fine del XVI secolo, infatti, un numero crescente di sudditi ottomani o persiani visitò la capitale della cattolicità, per ragioni devozionali, educative o economiche. Questo movimento, finora poco studiato, provocò ovviamente la reazione delle autorità cittadine ed ecclesiastiche, preoccupate di controllare il flusso dei visitatori e di garantire la purezza dell’ortodossia di quanti risiedevano più o meno temporaneamente nell’Urbe.

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L’unità dei cristiani - Storia di un desiderio; XIX-XXI secolo, A. Melloni dir., L. Ferracci cur., vol. I, Aurora ecumenica, Il Mulino, Bologna 2021, 928 pp.

Antonianum , Vol. 97, Issue 4, Year 2022, pp. 1049-1054, 2022

La crociata pensata nel XV secolo, in "San Giacomo della Marca e l’altra Europa. Crociata, martirio e predicazione nel mondo del Mediterraneo Orientale (secc. XIII-XV)", a cura di F. Serpico, Firenze 2007, pp. 233-263

in San Giacomo della Marca e l’altra Europa. Crociata, martirio e predicazione nel mondo del Mediterraneo Orientale (secc. XIII-XV), a cura di F. Serpico, Firenze 2007, pp. 233-263, 2007

G. Cavallo, rec. Circolazione di testi e scambi culturali in Terra d’Otranto tra Tardoantico e Medioevo, a c. di A. CAPONE, con la coll. di F. G. GIANNACHI e S. J. VOICU, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2015 (Studi e Testi, 489), Studi Medievali 57/2, 2016, pp. 795-800.