La mostra “AnsichtsSachen / Viewing Matters” di Hans Haacke Il mimetismo nelle Wunderkammern negli artisti negli anni Novanta (original) (raw)
2019, Nuova Museologia
La mostra curata da Hans Haacke "AnsichtsSachen / Viewing Matters", realizzata nel 1996 al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, è assunta come caso studio in questo testo e ascritta ad alcuni progetti curatoriali con-siderati sintomo dell'era postmoderna per il loro partico-lare approccio a-storico. Viste le parole dell'artista, si può considerare la rac-colta museale progettata da Haacke come una Wun-derkammer. Intesa come una sala espositiva in cui si creava un disorientamento percettivo dettato dall'accumulo indiscriminato di oggetti di diversa natura disposti senza un principio di ordinamento e non organizzati secondo delle tassonomie artistiche 1 nate, secondo Yve Alain Bois, solo con l'avvento dello studio della storia dell'arte, ipo-tizzabile quindi con la nascita della Scuola di Vienna. Lo storico pertanto scrive: "il museo bric-à-brac non poté so-pravvivere all'emancipazione della storia dell'arte in quan-to disciplina" (Bois, 2001, p. 119), enunciando in questi termini la "conclusione delle confuse gallerie miste dei se-coli scorsi" 2. L'ipotesi di associare questa mostra a un prodotto dell'epoca postmoderna nasce da alcune considerazione sorte in relazione alla natura stessa della Wunderkammer, quindi al principio di ordinamento totalmente irregolare che richiama le poetiche citazioniste e di mescolamento adottate nel clima postmoderno. Nel corso degli anni Ot-tanta e Novanta infatti alcune esposizioni sono state pro-gettate abbandonando la sequenza storica per preferire una simultaneità di contenuti, generi e datazioni. Paul O'Neill nel suo volume Culture of Curating and the Curating of Culture(s) assume come modello alcune mostre, quali "Ma-giciens de la terre" proposta al Centre Pompidou nel 1989 e curata da Jean-Hubert Martin, l'esposizione di Ha-rald Szeemann al Boijmans Museum nel 1988 e il rialle-stimento della collezione di Rudi Fuchs al museo di Eindhoven nel 1983. O'Neill afferma che in queste mo-stre il sistema di classificazione, collegato all'esposizione museale, è stato sostituito con una forma soggettiva di "es-senzialismo" tassonomico, principalmente legato al gusto, allo stile e alle affinità stabilite tra curatore e opera. Ap-pare chiara in questa lettura l'importanza della prospet-tiva autoreferenziale del curatore, "Arbiter of the taste" (O'Neill, 2012, p. 30), per la quale alcune tassonomie tra-dizionali vengono sostituite da classificazioni personali di-pendenti dal giudizio del curatore stesso.