Ludwig Klages, L'anima e lo spirito (original) (raw)

L'anima. Riflettendo sull'opera di rav Adin Steinsaltz

L'anima Riflettendo sull'opera di rav Adin Steinsaltz Fra le numerose stanze di vita, cui ammettono I racconti dei Chassidim di Martin Buber, uno ha per protagonista un rabbino di nome Zusya. Sono solo pochi righi, eppure istruttivi. Immaginano questo maestro dopo la sua morte, mentre attende il colloquio con Dio. E' descritto proprio come nell'imminenza di un esame. Ripensa a tutto ciò che ha compiuto durante la sua vita e, di colpo, gli sembra di non aver fatto abbastanza. Immagina che Dio voglia rinfacciarglielo, paragonandolo ai grandi esempi della storia della salvezza. E si sente piccolo rispetto alla statura di Mosè: lui sì che era stato una guida memorabile per Israele. Vorrebbe nascondersi, pensando a Salomone e alla sua sapienza. Non sente di averne assimilato nemmeno un po'. E che dire del coraggio? Sarebbe bastato ispirarsi al re Davide per acquisirne un po' di più. Freme al pensiero di questi giganti e, al loro cospetto, si sente impallidire, preferirebbe sparire, piuttosto che sentirsi rimbrottare che non sarebbe stato difficile, nel corso di tutta la sua vita, essere un po' di più simile a Mosè, a Salomone, a Davide. Quando il Signore finalmente lo ammette al suo cospetto, con sua somma meraviglia, non gli chiede affatto: Perché non sei stato Mosè o Salomone o Davide? Gli chiede, invece: Perché non sei stato Zusya? Gli esempi biblici riferiti dal racconto sono tutti al maschile. Certamente non dispiacerà a Martin Buber l'umile aggiunta, che può risultare più consona all'immaginario femminile. Ci permettiamo così d'immaginare una devota ebrea, magari di nome Sara, in onore della prima delle matriarche, che, in attesa di comparire dinanzi all'Altissimo, si rammarichi di non aver avuto il carisma di Deborah, che fu giudice e vera guida per Israele. Sara avrebbe desiderato anche di essere una profetessa in mezzo al suo popolo, come Miriam, o come Culda, ma non lo fu. E le sarebbe piaciuto essere coraggiosa e risoluta come Giuditta, ma non ne ebbe l'occasione né lo slancio. A lei chiederà forse il Signore: Perché non sei stata come Debora o Miriam, o Culda, o come Giuditta? Niente affatto, le chiederà piuttosto: Perché non sei stata Sara? Il 7 agosto 2020 è venuto a mancare il rabbino Adin Steinsaltz (1937-2020), grande studioso e divulgatore del pensiero ebraico e specialmente del Talmud babilonese, che aveva tradotto integralmente per primo e che ha commentato per tutta la vita ovunque nel mondo. E' stato un singolare maestro di sapienza e, se mai anche a lui sia capitato un colloquio simile a quello del rabbino Zusya, non deve aver incontrato alcuna difficoltà a sfoderare il suo tipico umorismo accompagnato dal sorriso bonario, che lo aiutava a farsi piccolo e a entrare in comunicazione con chiunque e con ogni situazione di vita. Facilmente esprimeva con semplicità la sapienza oceanica, che sapeva esternare senza farla pesare, ma anzi sminuzzandola a misura di ciascuno. Era un estimatore e un conoscitore della cultura italiana e dell'Italia. Più volte era stato ospite delle università Gregoriana e Lateranense. Ha pubblicato numerosi contributi, oltre alla sua opera di filologo e traduttore esperto del Talmud. Ha dedicato una monografia all'anima, Neshamah (2015), tradotto e pubblicato in italiano, L'anima, dalla Giuntina nel 2018. Si legge velocemente, ma su molti concetti induce a ritornare, lasciando che si unisca all'estrema leggibilità anche l'occasione a portata di mano per una conoscenza migliore, che, negli intenti dell'autore, vuole dire una vita migliore. Essere in contatto con l'anima e averne cura, lungo il cammino che perdura quanto la vita è il primo obiettivo dichiarato dell'opera. Le sofferenze dell'anima, il suo occultamento e manifestamento, l'anima e il Santo, l'anima e l'io, noi e l'anima, l'anima e i suoi rivestimenti, l'anima e le caratteristiche spirituali, egotismo, egocentrismo, egoismo, la fissazione su un unico interesse, le anime dell'uomo, le anime e le loro radici, vicinanza tra anime,

Spirito e rivoluzione in Gustav Landauer

2008

During the period of the first political commitment, Landauer had resolutely opposed the deterministic and scientific character of dominant socialism in Germany, in favour of an ethics based on the prefiguration of the ultimate end – anarchist society – in terms of passion and desire and the coherent identification of the appropriate means for the purpose. Different from scientific socialism, especially in the form circulated by the orthodox currents of German Marxism, he did not think of the "ideal city" as the necessary outcome of capitalist development; he believed that his achievement depended on the active intervention of men in history. On this basis, in 1907, he published the book The Revolution , which, in dealing with the problem of transition with a heterodox tone, expresses in a libertarian perspective the cultural climate of the time.

La luce interiore: Serveto e la libertà dello spirito

Via nova. QSIM 14 (2022): 305-320, 2023

La storia ricorda, o meglio registra, che nel 1553 moriva a Ginevra Michele Serveto, arso vivo nel corpo in un rogo voluto da Calvino, pochi mesi dopo essere stato bruciato in effigie dai “papisti”, assieme alla sua Christianismi restitutio: lo scritto più eretico di un mondo cristiano precipitato nella duplice voragine delle guerre di religione su suolo europeo, e delle guerre di colonizzazione nel cosiddetto nuovo mondo. Cosa, nella visione di Serveto, poteva aver suscitato una così feroce reazione nei detentori delle incipienti opposte ortodossie, dei dilaganti assolutismi? Questo contributo tratteggia i principali aspetti di quella che Serveto intendeva essere una restituzione del Cristianesimo alla propria arcaica, ed eterna, autenticità: rigenera- zione dell’individuo nell’invisibile e onnipresente luce cristica, matrice e forma di ogni cosa. Condannata come “panteista”, la prisca theologia di Serveto intende- va tracciare una via nova alle soglie della modernità, in visionaria consapevolezza dell’unitarietà del tutto.