GUERRA SENZA ESCLUSIONE DI COLPI NEL MEDITERRANEO Parte 1 a : IL FALLIMENTO DELLA MISSIONE DEI CONVOGLI "FILZI" E "PISANI" PER RAGGIUNGERE I PORTI LIBICI 22 -23 NOVEMBRE 1941 NOVEMBRE 2017 (original) (raw)

Il GIALLO DI CAPO BON I RETROSCENA INEDITI DI UN CUMOLO D'ERRORI L'AFFONDAMENTO DEGLI INCROCIATORI "DA BARBIANO" E "DI GIUSSANO" NELLA NOTTE DEL 12 -13 DICEMBRE 1941 FRANCESCO MATTESINI

IL GIALLO DI CAPO BON, che farà sorprendere chi conosce l’episodio per i suoi retroscena, e l’ultimo mio saggio del Periodo più nero per la Marina italiana ( 8 novembre 1941 – 13 dicembre 1941) per far passare dall’Italia in Libia i convogli navali di rifornimento, soggetti agli attacchi devastanti delle forze aeronavali di Malta. Il primo saggio, in academia edu, è quello che riguarda la distruzione del convoglio “Duisburg”, seguono l’affondamento della portaerei Ark Royal, la distruzione del convoglio Maritza, e infine, in due parti, “Guerra senza esclusione di colpi nel Mediterraneo”. Dopo “Il Giallo di Capo Bon “la serie continua con la battaglia della prima Sirte e il convoglio T.18, già postati in academia edu, assieme al saggio riepilogativo: “Il periodo più tragico della Marina italiana sulle rotte tra l’Italia e la Libia”. Francesco Mattesini

CAPITOLO I, SPAGNA E ITALIA ALLE PORTE DELLA GRANDE GUERRA

1.1 La neutralità spagnola e il suo contesto politico e sociale….………………pp. 6 -16 1.2 L'Italia dalla neutralità all'intervento………………………………………………….pp. 16 -35 CAPITOLO II, LA RIVISTA «ESPAÑA»: L'ITALIA COME MODELLO DA SEGUIRE 2.1 La rivista «España»: uno strumento per la regeneraciòn del paese…..pp. 37 -53 2.2 La neutralità spagnola secondo «España»…………………………………………pp. 53 -63 2.3 L'intervento italiano secondo «España»……………………………………………pp. 63 -78 CAPITOLO III, LA STAMPA MADRILENA DI FRONTE ALL'INTERVENTO ITALIANO IN GUERRA 3.1 La stampa spagnola nel 1915: una guerra di carta fra aliadòfilos e germanófilos………………………………………………………………………………..pp. 80 -89 3.2 Il parere sull'Italia di un giornale germanòfilo: il caso di «El Siglo Futuro»…………………………………………………………………………….pp. 89 -98 3.3 Il parere sull'Italia dei principali quotidiani aliadòfilos……………………..pp. 98 -123 Indice delle illustrazioni…………………………………………………………………………pp. 124 -128 Bibliografia…………………………………………………………………………………………… p. 129 6 CAPITOLO I: ITALIA E SPAGNA ALLE PORTE DELLA GUERRA 1.1 LA SPAGNA ALLE PORTE DELLA GUERRA Il "desastre" del 1898 nella guerra ispano-americana combattuta fra Spagna e Stati

IL MARTIRIO DI IOLANDA DOBRILLA (23 APRILE 1944). Cronaca di un'azione partigiana dimenticata

P. Cappellari, Rieti repubblicana 1943-1944. La Repubblica Sociale Italiana sull'Appennino Umbro-Laziale, Herald Editore, Roma, 2015

Il più grave avvenimento che si verificò in provincia di Rieti dopo la fine del movimento di guerriglia si verificò il 23 Aprile nel settore Ovest, quando venne rapita una giovane ragazza. Il suo nome era Iolanda Dobrilla. Iolanda era una studentessa di Capodistria (Pola) che andò via di casa nel 1943, quando aveva appena 16 anni. Sul perché di questo suo allontanamento volontario non si hanno certezze. Si può solo supporre che, dopo l'8 Settembre, abbia seguito un militare sbandato del Regio Esercito di stanza in Istria di cui si era innamorata o un soldato germanico. Un amore, comunque, ostacolato in famiglia. Nell'Autunno 1943, era stata incorporata nelle truppe tedesche in qualità di interprete. Aveva svolto questo lavoro in varie località del fronte di Cassino ed infine presso il Comando germanico di Velletri (Roma). Poi, la nostalgia di casa e la sua giovane età avevano preso il sopravvento e, manifestata l'intenzione di tornare dai suoi famigliari, era stata congedata. Tuttavia, le difficili condizioni dei trasporti per raggiungere il Nord Italia avevano non poco ostacolato i desideri di Iolanda che, trovato un passaggio su qualche mezzo di fortuna, era riuscita solamente a raggiungere il Reatino: era l'Autunno inoltrato e i monti erano imbiancati dalla prima nevicata. Una sera del Dicembre 1943, Dobrilla raggiunse un'abitazione nei pressi di Castiglione di Cottanello, in cerca di cibo e di un riparo per la notte. A Lindo Ciferri che aprì la porta apparve una ragazza bionda, carina, tremante per il freddo, con indosso un leggero soprabito completamente bagnato e sporco. Rimase ospite di questa famiglia per tre giorni, fino a quando Ciferri si recò dal Maresciallo dei Carabinieri di Cottanello per informarlo della presenza della ragazza. Il Sottufficiale consigliò di far allontanare la giovane "straniera" dalla zona. I Ciferri ospitavano in casa il loro figlio, un Carabiniere "sbandato" che non aveva aderito alla RSI. Durante la permanenza di Dobrilla, il figlio dei Ciferri poté "frugare" nella borsetta che la ragazza portava con sé, trovando soltanto alcune lettere dei famigliari. Avendo Iolanda Dobrilla più volte manifestato la volontà di recarsi alla stazione di Terni per raggiungere la sua famiglia a Capodistria, Lindo Ciferri decise di affidarla ad un amico, tale Gildo Mastroianni, e al Carabiniere "sbandato" Ventura, per condurla a Lùgnola di Configni, località dalla quale avrebbe più velocemente potuto raggiungere il capoluogo ternano. Tuttavia, la giovane non fu felice di tale decisione e fu vista piangere mentre si allontanava da Castiglione. Era sera quando Dobrilla giunse nei pressi dell'abitazione di in una famiglia di ternani, i Papucci, sfollata a Lugnola di Configni. I due accompagnatori esposero il caso alla padrona di casa, Assunta Pecetta, chiedendole di ospitare Iolanda per qualche giorno. I Papucci si impietosirono della giovane e decisero di prenderla con loro. Le distruzioni a cui era stata sottoposta la stazione di Terni indussero i coniugi a far desistere la giovane dal proseguire per il capoluogo, convincendola a rimare presso di loro fino a che la situazione non fosse migliorata. Dobrilla aveva sempre un solo ed unico pensiero, quello di raggiungere la famiglia a Capodistria. La ragazza era stata vista alcune volte parlare in tedesco con dei soldati germanici di passaggio: chiedeva un passaggio verso la più vicina stazione ferroviaria funzionante, ma i soldati non potevano far altro che fornirle qualche genere alimentare e spiegarle che non potevano dar "passaggi". Questo parlamentare con i militari tedeschi insospettì qualcuno e la voce pian piano giunse anche ai ribelli della banda "Manni" che, sebbene sbandatisi dopo il rastrellamento del 12 Aprile 1944 sul Monte San Pancrazio, si muovevano ancora sulle montagne circostanti. Un giorno, si presentarono a casa dei Papucci alcuni partigiani per interrogare la Dobrilla. L'accusarono di essere una "spia", ma lei rispose che cercava solo un mezzo per tornare a casa e la cosa finì lì. Del resto, Iolanda era ben voluta da tutti in paese e il 16 Aprile si era anche fidanzata con un giovane del luogo, tale Tiberio Piccioni. Nessuno poteva accusarla di nulla, tanto meno di spionaggio.

LO SCONTRO NAVALE DI CAPO LILIBEO 16 APRILE 1943 - L'affondamento della torpediniera italiana CIGNO e del cacciatorpediniere britannico PAKENHAM

Lo scontro navale di Capo Lilibeo non é molto conosciuto nella storiografia della guerra in Mediterraneo nel secondo conflitto mondiale. Vi parteciparono due torpediniere italiane e due cacciatorpediniere britannici, e il risultato portò in entrambi i campi alla perdita di una unità: La torpediniera italiana CIGNO e il cacciatorpediniere PAKENHAM per i britannici. Lo scontro ha però la sua importanza perché per la prima volta navi di scorta italiane riuscirono di impedire alle unità britanniche attaccanti di poter distruggere un convoglio, impedendogli di raggiungere indenne la sua destinazione: Tunisi.