"Eckhart: La nobiltà dell'uomo nobile"; "La perfezione intellettuale dello scienziato secondo Alberto Magno" 21/22.11.19, Universidade Federal do ABCUniversidade Federal do ABC (original) (raw)
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«Intellectus adeptus» L’intelletto e i suoi limiti secondo Alberto il Grande e la sua scuola
Actes du XIe Congrès International de Philosophie Médiévale de la Société Internationale pour l’Étude de la Philosophie Médiévale (S.I.E.P.M.). Porto, du 26 au 31 août 2002, 2006
Non è mia intenzione affrontare in questa relazione la dottrina di Alberto il Grande sull'intelletto in generale, ma di studiarne per così dire il momento supremo, il momento in cui l'intelletto diviene «intellectus adeptus», «intelletto acquisito» e si riconosce come «intellectus divinus»: il momento, appunto, in cui divengono chiari limiti e forza dell'intelletto. Dirò subito che mi pare che Alberto sia stato più interessato a sondare la forza, piuttosto che i limiti dell'intelletto, e che questo suo interesse abbia costituito uno dei tratti fondamentali della sua scuola, soprattutto quella sviluppatasi in Germania nei due secoli successivi alla sua morte. I termini della questione sono da tempo noti, soprattutto per merito dei lavori innovativi del grande studioso italiano Bruno Nardi 1 , ma penso che sia sufficiente riferirmi a quanto Carlos Steel, cinque anni fa, proprio in occasione del precedente congresso di Filosofia medievale tenuto a Erfurt, scriveva in proposito: «Albert shows that the intellect can come to know the separate substances only through a conjunction with the agent intellect … The way Albert here describes the supreme happiness as residing in contemplation is surprisingly similar to the position that will be defended 1
The Catena aurea entium by Henry of Herford is an important testimony to the dissemination of Albert the Great’s Aristotelian commentaries in the late medieval Germany. The fact that the scientific sections of Henry’s en- cyclopaedia (i.e., the parts dealing with geography, mineralogy, botany, zo-ology, anatomy, and the science of generation) rely on Albert’s works has already been established, though not sufficiently investigated, by scholars. This paper focuses on some interesting quotations from Albert’s treatises on natural philosophy in Book 1 of the CAE. These quotations show that Henry does not merely quote, but reworks Albert’s passages in a more or less substantial way through reformulations, shifts, omissions, additions, and so on. Book 1 of the CAE, which deals with divine being, associates the Christian God with the deities of the Gentiles, thus suggesting the idea that there is an agreement between Christian tradition and pagan wisdom. The quotations from Albert’s scientific works are part of this original project. Albert’s works provide Henry with a philosophical-scientific understanding of the events of myth as told by literary and mythographic sources. Moreover, Henry cites a passage from Albert’s De caelo et mundo that em- phasizes the perfection of number three according to Pythagoras and Hermes and thus confirms that the ancient sages had already glimpsed the Christian dogma of the Trinity. The textual reworking and doctrinal rethintking that characterize Henry’s approach to the Albertinian sources reveal an authorial intention. More ex- tensive and exhaustive research will be able to determine whether Henry’s rewriting of Albert’s works also inolves other parts of the CAE besides Boook 1. In any case, the CAE appears as an “original” work despite being a collection of quotations. The CAE not only reveals its author’s idiosyn- crasies and interests regarding the choice of passages to be quoted, but also rearranges, manipulates, and combines its sources according to doctrinal intentions and a cultural project. In this sense, Henry’s encyclopaedia is a significant contribution to the German philosophical-theological debates of the fourteenth century.
Al termine della Genealogia della morale, Nietzsche sviluppa l'idea secondo la quale la scienza non si presenta affatto come agli antipodi dell'ideale, ma semmai come la più sublime forma degli ideali ascetici stessi. Tale prospettiva è strettamente connessa alla concezione di una scienza gaia, alla quale egli fa ripetutamente riferimento nella Genealogia. Al fine di chiarire il rapporto tra scienza e ascesi è innanzitutto necessario comprendere cosa siano e cosa significhino gli ideali ascetici, ed in secondo luogo cosa sia e cosa possa significare la scienza. Per quanto riguarda la seconda questione, tenterò di distinguere, sulla base dell'esemplare analisi di un testo di Max Heinze, la forma ascetica della scienza da quella gaia. Ponendo particolare attenzione alla nietzscheana filosofia della scienza, risulta evidente che la polemica con la volontà di verità istituzionalizzata non appare unilaterale, e, contrariamente alla lettura fornita da Charles Larmores, nemmeno inconsistente. La gaia scienza rappresenta un'occasione storico-culturale, sviluppatasi attraverso una lunga, accurata e rigorosa ricerca della verità. Ora che la fede e la certezza della conoscenza della verità si sono fatte fragili, la gaia scienza come forma di filosofia potrebbe assumersi il compito di delineare un nuovo "perché" alternativo agli ideali ascetici perdurati sinora.
Alberto Magno e la nobiltà. Genesi e forme di un concetto filosofico
Esistono parole che piu di altre contribuiscono a caratterizzare il pensiero di un autore, a svelarne le intenzioni e a seguirne le tracce nella storia delle idee. E' il caso del concetto di “nobiltà” negli scritti di Alberto Magno: nobile è l’anima, l’intelletto agente, la causa prima, ma anche l’uomo rispetto a tutti gli altri animali; nobilissima è poi la philosophia prima, ma anche la theologia, e l’attivitàcontemplativa è piùnobile di quella pratica; o ancora, nobile è l’uomo dotato di ingegno e dunque capace di distinguere il vero dal falso. Che queste e molte altre occorrenze di nobilitas o nobilis, disseminate in alcuni snodi cruciali della riflessione albertina, siano irrelate tra loro e rappresentino una semplice variazione lessicale di espressioni meno definite, quali “migliore” o “superiore”, non è sostenibile. Attraverso l’analisi lessicografica di cinque binomi concettuali (nobilis-simplex, nobilis-separatus, nobilis-agens, nobilis-homo, nobilis-scientia) il libro cerca di documentare come l’idea di nobilta, ereditata da un quadro di fonti abbastanza eterogeneo, sia un’efficace chiave speculativa per accedere ad alcuni dei problemi piùdelicati e complessi del pensiero di Alberto Magno, e per mettere in relazione tra loro opere differenti nel contenuto e distanti cronologicamente.
La ragione scientifica , 2017
Quattro lezioni tenute all’Università di Taiwan nel 2007 permettono a Ian Hacking di proporre una panoramica tra le più complete del suo percorso filosofico. Che cos’è la ragione scientifica? È possibile tenere insieme razionalismo e storicismo? Hacking risponde mettendo in luce le condizioni storiche di possibilità dell’oggettività scientifica. I riferimenti ad avveniristici esperimenti di laboratorio e ai recenti contributi delle scienze cognitive costituiscono i contrappunti argomentativi del serrato confronto sui capisaldi della tradizione filosofica (ragione, verità e storia) che Hacking intavola con alcuni dei maggiori interpreti del pensiero occidentale: da Leibniz a Kant, da Wittgenstein a Bernard Williams. La natura degli enti matematici e lo statuto ontologico delle entità sperimentali sono qui tra i principali banchi di prova del “realismo scientifico” di Hacking e, più in generale, del progetto da lui tratteggiato di una «antropologia filosofica della ragione scientifica».
Scienza & Politica. Per una storia delle dottrine, 1994
In una lezione sul comportamento politico, ovvero sulla dottri na della saggezza di Graciàn, tenuta a Lipsia nel 1687 da Christian Thomasius (1655-1728) in tedesco, anziché in latino, si è di con tinuo ravvisato uno dei momenti inaugurali del primo illumi nismo t. Anche nelle pagine seguenti si parlerà di comportamento politico e dei primi sviluppi del primo illuminismo in Germania. Più che sulle costruzioni teoriche degli autori più noti, si cerche Ci però, qui, di far luce sul dibattito che, per quanto poco appa riscente (dati i nomi dei protagonisti), venne tuttavia crescendo con rapidità, nel periodo 1680-1720, a proposito dei dotti e delle giuste forme di comunicazione fra dotti. I testi che appartengono al dibattito documentano non tanto la presenza di idee originali, quanto lo sforzo di argomentare nella linea del contemporaneo. Essi, pertanto, cercano continuamente di famigliarizzarci con la tesi secondo cui il miglioramento delle scienze esige, in primo luogo, la riforma del comportamento dei dotti. All'esame di questa tesi e del dibattito complessivo saranno dedicate le considerazio ni seguenti 2. traduzione di Claudio Tommast 1 Su fhomasius si veda SCHNEIDERS (ed) Chrzsoan Tho,nasuiv 1(5) 1 28 Ioterpretatioiun u Wer7 und b rrkwsg Hamburg 1989 2 Sulla lio/lzchkui erudita si seda 5 sEUMEISTER (7 IEDEMANN (cdd Si Pul-lia I ius r, ti Do Instituizonen i Ci lehrra io il i Si fruIsce 5 ii * 203-220. e G. VAX GE1rRT. <ifheatruie iEenclo-I)rudifqrnm». Johann Con/iD] Biichners Schediasma (1718) i,'?] Jas Ge!ehrtenIold dio 17. iahrhunderts, Dl O pp 221 235 ,i conside ire ino'tre CE T RI I i 1 11/ Js Ento'ick/oo' un,! Kriiik de dente/t'en 5p,it/'ooeaofi "liti i-o n'cr Litrrat, i3arocFzeutaiter,. T/ibioeeo t982, io particolare o. 28.5 i>. » ((Fr. F.M. BARNARI'. Ri»ioi6!decorooe n'ra rar/oea/eiceoO'i/,ibi//IY. 1 4thrgotten 77'eorr o/io',! Liui",ìo '[E. ScHNainNP-s icd;, Cbrooiee 7/toooee'oa, cii.. po. 187l'IL M. BccTz, Lti nroenta'eekter Lehrer 2cr Conio/rc i'/io,oaoii oi 2cr Ei,-sc/'icke' arr G'eseiisraafreet/ifF. :bua'eoe, po. 199-222; dello stesso. Dcc .ioetaod/gc Gete/t'rue. io 5. ILtJJME1STER-C, \VttIDOMANN (eddi. Rei PaN/en Lacca cia, dl.. pp. 155-173 (io panicolare p. 165 ss.i. Lf,r, G.G. RIcHTER-ChE. GANZLAN0, Io dieiertaeeoee ci'L/otopf'itn erodiio ram iooidiam ... pobti7ae ... ceoaorae tr.ihu. Leipzig 1703: PE. SCHOLIZI.-J.C. KaAusE, Eroditoa e/ne mori/tua ... co/t//to c-ro,iltocooe conspecti sLtoot, Lei pzig 1705; A, F'aITscH, De e/the eroditora.oe, Rodoletadz 1677. Cfc. '[E. SALDEiN, De !iboz varioqoe eorom oso Daboacì libri ano, Amsterdam 1688; [E. LILIENTAHL, De macbiaoe!iiiimo I/terne/o, a/ce 2.':' p:'rc'erai'a qooraodem /o re/to/ti/ca !iteraria ioc!aresceodi ara'hos, Kòoigshcrg-Leipzig 17L;