Sass dal Pizz e Monte Cornaggia: incisioni rupestri e altari pagani per un “Sacro Monte” ante litteram (original) (raw)
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Che cosa c’è di sacro nelle montagne? Una ricognizione preliminare
Annali di Studi Religiosi, 2018
There is a widespread spiritual need to which mountains, seen both as a physical place and as a basic element of the modern aesthetic imagery, seem to offer an adequate answer today. To a growing number of people, mountain peaks and valleys appear as the quintessence of a resonant natural environment: a vibrant place that, rather than draining power from body and mind, bestows massive doses of positive energy on those who visit them. In this journal section, edited by Paolo Costa, the varied personal, social, aesthetic, anthropological and spiritual meanings that people tacitly or explicitly find in the mountain landscapes are examined through an explorative essay and two in-depth interviews with the Italian writers Paolo Cognetti and Folco Terzani.
Gli dei dell’altopiano. Santuari rupestri dell’antica Elimaide
Atti della Accademia delle Scienze di Torino, 2015
This paper focuses on the mountainous sanctuaries of ancient Elymais (nowadays Khuzesatn) and, in particular, the preliminary results of the surveys and excavations there conducted by the Iranian-Italian Joint Expedition in Khuzestan. The latter point to the existence of two mountainous sanctuaries in the region of the river Karun, at Kal-e Chendar (valley of Shami) and Qal‘e-ye Bardi, which can be compared for their features and importance to the well known cult terraces discovered at Masjed-e Solayman and Bard-e Neshande, but still remained almost unexplored up to now. Both have been located on the ground and surveyed by our expedition with the purpose of creating a geo-referenced, multi-layer and multi-temporal system in which the data acquired on the ground could be integrated with satellite imagery and previous cartography.
Cremona, il suo primo Monte e il "Consortio de la Sancta Pietà
2009
Dal lungo e creativo periodo della storia dell'assistenza fra i secoli XI e XVI, indifferente alla scansione Medioevo-Età moderna 1 , emerse di fatto il "buon governo" cittadino, la coesione civile e la sua immagine riflessa nelle strutture organizzative della società. In tal senso, la città quattrocentesca curava le miserie e amministrava la carità operando delle scelte, soccorrendo i "propri" poveri e respingendo gli "altri". Non si deve dimenticare che nel XV secolo alla paura dell'indigenza si sommavano, amplificate, quelle dell'impoverimento del ricco e dell'indebitamento degli abitanti urbani a causa dei prestiti, oltre che un più accentuato sospetto nei confronti dello straniero. All'interno di compagnie e confraternite si cominciò ad attuare una politica di restrizione assistenziale nei confronti dei pauperes che giunse, com'è noto, alla compilazione di liste di poveri "autorizzati" per una più oculata elargizione delle elemosine. Come per gli ospedali, anche in questo settore si può parlare, in un certo senso, di "laicizzazione", ma sarebbe meglio, ancora una volta, sottolinearne invece la connotazione civica, connessa al tema del disciplinamento sociale, come più in generale per l'intero settore caritativo-assistenziale 2. Progressivamente il perno si era spostato dalla malattia come cosa utile, che permette di esercitare la carità, alla carità gestita dalla comunità. E forse in questo senso si tornava idealmente, rinnovandole, alle origini dell'organizzazione sociale cristiana, come teorizzato dai francescani nella loro elaborazione del «circolo virtuoso» della ricchezza 3. In quest'ottica, anche l'elemosina diventava un'attività economica, perfino produttiva, propria della città. Mediante questa pratica la civitas curava un'altra forma di malattia, la miseria sociale, legata alla circolazione del denaro e ai problemi ad essa connessi. La realtà urbana quattrocentesca viveva sia una "domanda" sia un "bisogno" di credito minuto, a cui risposero i banchi di prestito e il Monte di Pietà, invenzione francescana profondamente legata all'ambito cittadino. Il più antico fu quello di Perugia (1462, con approvazione pontificia nel 1467), seguito da quello di Orvieto (1463). L'anno seguente sorgeva il Monte di Mantova, primo in Lombardia 4. A Cremona, dopo la fondazione dell'hospitale magnum dedicato a Santa Maria della Pietà 5 il sistema assistenziale si perfezionò con l'istituzione del Mons Pietatis, anch'esso legato-non
Oltre le Carte II. L’abbazia di S. Croce di Sassovivo presso Foligno e la sua realtà materiale, 2019
Fondamentale strumento di ricerca, che ha come oggetto d’indagine i manufatti nella loro consistenza geometrica, spaziale e materiale, il rilievo ha lo scopo di rappresentarne dettagliatamente lo stato di fatto. Nel caso dell’architettura esso si pone alla base della conoscenza storica, diventando elemento fondamentale per la comprensione di un monumento, delle sue fasi di vita e della relativa stratificazione, rappresentando quindi un mezzo indispensabile per progettare ogni corretta azione di restauro.
La Tomba ipogeica" a prospetto architettonico" di Sa Rocca'e Su Lampu-Florinas (SS)
2000
La" domus a prospetto" di Sa Rocca'e Su Lampu è ubicata a Sud dell'abitato di Florinas, in un'area caratterizzata dalla presenza di diverse domus de janas neolitiche. Un importante dettaglio, finora sfuggito all'osservazione degli studiosi, è costituito dalla presenza di una o due fossette circolari. Sul loro significato ogni tesi è plausibile; la più credibile (in analogia con quelle simili presenti nelle domus de janas neo-eneolitiche) è sicuramente quella di fossette destinate a contenere liquidi o altre offerte rituali.
“Bosco sacro” e pilastro nel fregio della Tomba II del Grande Tumulo di Vergina
Ostraka , 2019
I propose to establish a connection between the dead forest (on the left side of the frieze), the flourishing sacralized tree and the pillar with the aniconic steles on top, that allude to worship of the Mother of Gods, ensuring the perpetuation of the wild nature as well as the royal power of the king.
Gaia Pignocchi, Il complesso di Monte Primo di Pioraco lungo la vallata del Potenza tra sacralità e controllo del territorio Riassunto/Abstract Monte Primo di Pioraco, lungo l’alta vallata del fiume Potenza, si colloca nel punto in cui l’ampia valle si restringe notevolmente a formare una stretta gola tra il Monte Primo (1300 m) e il Monte Gemmo (1202 m), in un punto obbligato di passaggio che assunse valenza non solo strategica, ma anche simbolica. Il sito, lungo un importante direttrice viaria, sorse non soltanto in funzione di controllo della gola e delle risorse naturali di un territorio, ma anche come luogo di aggregazione di una o più comunità che vivevano a ridosso della dorsale appenninica. Il complesso del Bronzo finale di Monte Primo è costituito sia dal noto ripostiglio in grotta alle pendici del monte, legato a forme di tesaurizzazione di tipo rituale, sia da un insediamento di altura sulla sommità, con probabile funzione di luogo di culto, e la scelta del luogo ha assunto un preciso significato simbolico e cultuale. Mount Primo of Pioraco (1300 m), along the Upper Potenza River Valley, stands beside a narrow gorge, in a fixed course and in a specific topographic location with strategic and symbolic significance. The site, along a major transit road, arose not only in control of the gorge and of the natural resources of the territory, but also as a place of congregation of one or more communities lived in the area near the Apennine Ridge. The final bronze age complex of Monte Primo is composed both of the famous hoard found in a cave on the slopes of the mount, linked to forms of ritual hoarding, and of a hill-top settlement, a probable place of worship, and the choice of the two sites has a precise symbolic and sacral meaning.