Il dialogo filosoficamente inteso (original) (raw)
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La mistica è il cuore di ogni esperienza religiosa, e perciò è il cuore dell'esperienza umana nella ricerca della sua identità e del suo rapporto col Mistero Assoluto. Tale mistero si presenta con il carattere della più assoluta necessità insieme con la più assoluta libertà e gratuità. Qui il dialogo interreligioso trova la sua dimensione più profonda. "Tu ci hai fatti [o Signore] e il nostro cuore è inquieto finchè non si riposa in Te" S.Agostino "Lode a Colui che non ha dato alle sue creature altre vie per conoscerlo se non la loro incapacità di conoscerlo" Abu Bakr al Siddiq
La buona violenza nel dialogo filosofico
Sapere Aude Revista De Filosofia, 2012
Intendo affrontare il tema della violenza in rapporto al dialogo filosofico inteso non come testo o genere di scrittura, bensì come pratica attivata attualmente in differenti contesti di vita pubblica in Italia e in altri Paesi europei. La riflessione su: significato di violenza, rapporto razionalità-linguaggio, rapporto linguaggio-filosofia, sarà svolta in funzione di questa tematizzazione. Dunque metto in evidenza una costellazione di parole-valori che possono formare una trama essenziale: violenza, ragione, filosofia, dialogo Parole-chiave: Violenza. Ragione. Filosofia. Dialogo. Resumo Pretendo discutir o tema da violência em relação ao diálogo filosófico não apenas como texto ou gênero de escrita, mas como atual prática desenvolvida em diferentes contextos de vida pública na Itália e em outros países europeus. A reflexão sobre significado de violência, relação entre racionalidade e linguagem, relação entre linguagem e filosofia, será desenvolvida em função desta tematização. Desta feita, põe-se em evidência uma constelação de palavras-valores que podem formar uma trama essencial: violência, razão, filosofia, diálogo.
Il dialogo filosofico come strumento di ricerca
2017
Tra gli strumenti del lavoro filosofico, il dialogo, come forma di “transazione” dal vivo tra due o piu persone, sembra aver avuto il suo inizio e la sua fine con Socrate. Nel corso dello sviluppo successivo della nostra tradizione filosofica il dialogo riappare solo come genere letterario. Il saggio vuole suggerire che il dialogo filosofico dal vivo, se rilanciato in forme nuove come pratica sociale diffusa orchestrata e sostenuta dalle competenze professionali del filosofo, promette di allargare i confini della vita esaminata.
Per un cristiano, il dialogo deve essere riconosciuto anzitutto come risposta all’appello rivolto dal particolare «kairos» storico nel quale viviamo e, più profondamente, quale esigenza intrinseca dell’evento cristologico. Il dialogo avviene necessariamente nella verità – «logos» che crea «dia-logos», cioè comunicazione e comunione – e sullo sfondo della fede, che non è mai fede «pura», ma rimanda necessariamente alla mediazione della cultura. Sull’unità a cui il dialogo tende è significativo il richiamo all’episodio biblico della torre di Babele, che rifiuta un modello di uniformità autistica e apre così la strada alla Pentecoste, in cui si rivela e si compie l’unità nativa di tutti gli uomini.
In dialogo con teologia pubblica
Premessa Da qualche tempo, ormai, anche in ambito filosofico, si discute del ruolo pubblico della religione e della sua teologia. Lo esige il passaggio da una "città secolare" ad una città sempre di più post-secolare. Le religioni e il loro argomentare teologico sono chiamate a non ridursi a fatto privato (come prevedeva la stagione della secolarizzazione), ma al tempo stesso a non consegnarsi ai "guerrieri della fede" dentro schemi di tipo fondamentalistico (quale deriva messa in campo dalla stagione della rivincita del sacro, come dicono i sociologi). C'è, insomma, un pluralismo che interpella il linguaggio religioso e la sua carica profetica che una teologia pubblica è chiamata a sostenere ed interpretare. Un nuovo e diverso modo di fare teologia sembra essere quindi in gioco. Se la premessa regge, la breve indagine che presentiamo interroga alcuni recenti opere, volendole misurare all'interno dei "parametri" di una possibile teologia pubblica ecumenica. Questi sono: la capacità di tradurre il linguaggio religioso in una grammatica universale e accessibile anche a chi non appartiene alla comunità confessionale; il contributo a costruire una società più giusta ed egualitaria, non accettando lo "status quo" dell'attuale società; l'esplicitazione della rilevanza pubblica della teologia nella costruzione dell'idea di cittadinanza; la disponibilità a collaborare e dialogare con le scienze sociali, le culture e le religioni in maniera interdisciplinare e interreligiosa partecipando alla ricerca accademica e al dialogo interculturale; lo sforzo di aiutare i credenti a smettere di essere autoreferenziali, a non scambiare la chiesa per il Regno, a non cedere alla tentazione del fondamentalismo e del discorso apologetico, evitando la tentazione presente nelle chiese e nelle comunità. Concretamente ci proponiamo di dare conto della dimensione "pubblica", "ecumenica" ed infine "interreligiosa" di tale metodo teologico passando in rassegna (come esige la rubrica) alcune opere recenti, alcune esplicitamente centrate sul tema, altre ricordandolo indirettamente.
Dialogo e pratica filosofica di comunità
Logoi (www.logoi.ph, II, 6/2016), 2016
What characterizes a ‘philosophical practice of community’? In this essay, Antonio Cosentino – reinterpreting the Socratic tradition, beyond the metaphysical urgency – puts the basic elements of dialogic relationship in the meeting, in the shared ability to ‘deconstruct and reconstruct meanings’ and to open research beyond well known answers. Indeed, only those elements are capable of transforming the exchange of thoughts in an activity that builds the society and so in a ‘practice’ of philosophy. Therefore, the dialogue has a pragmatic dimension and destination; it is capable to overcome its very competitive dimension and become a ‘shared act’, very different from other forms of communication.
Parola di Dio e dialogo interreligioso
Ciò che per prima cosa intendiamo dimostrare è che, per porsi in modo giusto di fronte al problema della necessità di una "ri-attualizzazione" della Parola di Dio, è necessario convertirsi ad una nuova visione della verità, una visione dinamica di essa: ciò che possiamo, infatti, notare, ancora oggi, nell'ambito del pensiero teologico è il fatto che spesso si tende ad identificare tout court la Parola di Dio con il testo biblico, trascurando in questo modo l'importanza fondamentale della Traditio, a causa di una tendenza, instauratasi da molti secoli nel pensiero occidentale e difficile da estirpare, a considerare la verità come qualcosa di statico e monolitico. Eppure noi cristiani non dovremmo considerare la verità in questo modo 2 : del resto lo stesso Gesù ha prospettato, nel Vangelo di Giovanni, la verità come qualcosa di dinamico sia affermando che la comunità cristiana sarebbe stata nel futuro guidata verso "la verità tutta intera" dallo Spirito Santo, prevedendo quindi la possibilità di uno sviluppo nella comprensione della verità, sia, soprattutto, identificando se stesso con la verità affermando "Io sono la via, la verità e la vita" 3 .
Europa. Radici-confini-prospettive, ISBN 978-88-85073-33-3, 2010
Testo dell'intervento di Nibras Breigheche nel corso del seminario "Le religioni d'Europa: esperienze di incontro e di dialogo" tenuto presso l'Università degli Studi di Verona e in seguito pubblicato nel libro a cura di Pino Agostini e Germana Canteri "Europa. Radici-confini-prospettive", Casa Editrice Mazziana, Verona 2010, pp. 282-303.