Introduzione di Erminia Passannanti alla raccolta "Inanna. Poesie", di D. Raimondi (2006) (original) (raw)

La nuova raccolta di Daniela Raimondi, 1 dal titolo Inanna, conferma la varietà di suggestioni emotive e spunti culturali che la poesia di questa autrice sa proporre, in quanto affidata ad una sensibilità attenta alla sinergia tra forma e contenuto. Il senso musicale e imperscrutabile del titolo, è presto svelato, e si rapporta-come molte poesie qui incluse, che richiamano testi antichi e Sacre scritture-a figure femminili simboliche come Eva (Genesi 3, 6), la moglie di Lot (Genesi 19, 26), Salomè (Il Vangelo sec. San Marco, 6,22), Penelope, e Maria ("Mater Dei"), partendo da Inanna, dea sumera della bellezza e della fecondità, corrispondente ad Afrodite e Venere, e moglie del dio-pastore Dumuzi. Il riferimento ad Inanna sussiste innanzitutto in ragione della sua qualità maggiore, quella dell'essere poetessa, seduttrice d'uomini e dei. Ad Inanna si affianca la rea Eva che, con la cacciata dal paradiso terrestre, segna tradizionalmente la condanna di tutte le donne al dolore di un corpo reso eternamente 'imperfetto': "Ero fatta di materia imperfetta, / un impasto di fango e di ossa: / di un corpo pulito senza mestruo / e senza memoria." ("Passaggio alla mortalità", p. 21) La Raimondi è dunque poetessa che scrive di vicende al femminile da una prospettiva che, quantunque centrata sulla condizione della donna in tutte le epoche storiche, non ha stile esclusivamente "muliebre", ma carattere incisivo, che si avvale di un tono piano, disinvolto, e discorsivo. Ulteriori figure femminili classiche sono altresì evocate per risignificarne le azioni nel presente e ricordarne-insieme al destino di vittime o ribelli, che denuncia l'egemonia patriarcale-il messaggio di rigenerazione insita dell'inesausta forza generatrice del grembo materno. La sessualità, che per la prima donna dell'Eden fu atto d'amore procreativo, e non volontà di colpevole disubbidienza, è il fulcro di svariate poesie, come recitano i versi di "Eva", "Un animale bianco mi amava ogni notte […] La bava del serpente era dolce / e brillava" (p. 21), da cui emerge l'ipotesi che sia la stessa legge che Dio ha imposto a creare il senso della trasgressione morale e del peccato. In "La moglie di Lot", la donna si rivolge direttamente a Dio come Giudice di parte, non già per scagionarsi ma per lanciare un atto d'accusa verso questa Legge iniqua: "E nonostante tutto / ancora mi tendevo alle tue mani / quelle tue mani grandi, orrendamente vuote" (p. 23). Non volendo essere un catalogo di divinità femminili, i riferimenti a queste figure sono spesso elusive, ricavabili dal sostrato dei testi e non dal loro contenuto manifesto, dunque non riconducibili a pressanti coerenze filologiche, essendo tracce di una memoria mitica, storica e letteraria che compone un mosaico di identità interagenti. La donna proposta nella prima parte della raccolta, Inanna, è attraversata, ed insieme attraversa il suo tempo, manifestando sul proprio corpo un atroce dolore, con cui addita la società che la opprime, come comunica fisicamente e simbolicamente la Maria, del testo "Mater Dei". È la madre di Gesù la donna più angosciata di questa sezione, che, nei tre frammenti "Natività", "Requiem" e "Mater Dei", fuggendo alla menzogna di un vuoto culto, dà voce al suo atto d'accusa verso la religione istituzionalizzata. È Maria, infatti, ad avere patito in prima persona il più ignobile oltraggio che la civiltà patriarcale assassina possa compiere contro una donna, l'uccisione del frutto del suo ventre: "Voglio andare senza strascichi e canti / per gridare il suo nome, trascinando per strade e piazze / soltanto il mio male" ("Mater Dei", p. 28). La tecnica del monologo drammatico in "Mater Dei" propone in modo diretto i sentimenti più autentici e profondi che animano una visione di tipo dissidente della religione istituzionalizzata. Come a suo tempo Gesù si schierò contro i valori della società giudaico-erodiana, così ora sua madre si ribella contro la tirannia e l'ipocrisia dell'idealizzazione imposta dalla religione cattolica alla sua persona. Il senso di questa protesta non è semplice performance del dolore, ma 1 Daniela Raimondi ha già ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il primo posto al "Premio Montale Europa", sezione inediti, 2004, la cui assegnazione è in sospeso, e il primo posto al Premio nazionale di poesia, "Davide Maria Turoldo" (2006).