REVIEW: V. FORMENTIN, Prime manifestazioni del volgare a Venezia. Dieci avventure d’archivio, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2018. (original) (raw)
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Nel corso degli anni si è consolidata nell’uso pubblico della storia un’immagine del soldato italiano reticente di fronte ad una realtà dei fatti che, grazie a diversi storici – e in particolare a partire dagli anni Settanta – ha messo in mostra la gravità delle occupazioni fasciste. Anche gli studi sul fascismo sembrano non permeare il dibattito pubblico, più incline all’utilizzazione di cliché che ne sminuiscono la portata degli eventi. Basti pensare in questo senso alle ultime tristi affermazioni di Roberta Lombardi o Silvio Berlusconi, che si riferiscono al fascismo come fenomeno sano fino all’alleanza con Hitler, poi degenerato e quindi condannabile. Un problema messo in evidenza di recente da Eric Gobetti, che ha parlato di «rifiuto collettivo della memoria del ventennio e della guerra fascista».
Prime manifestazioni del volgare a Venezia
Vittorio Formentin, Prime manifestazioni del volgare a Venezia, 2018
Il volume raccoglie alcuni risultati delle ricerche compiute nell’Archivio di Stato di Venezia – uno dei più ricchi archivi pubblici del mondo – nell’ambito del progetto delle Chartae Vulgares Antiquiores, che intende documentare la fase del primo formarsi di una tradizione scrittoria del volgare in area italiana. I saggi che compongono il volume si presentano come altrettanti capitoli di una storia del veneziano delle origini nei suoi vari ambiti d’uso: la scrittura mercantile (rendiconti, libri contabili), la scrittura privata (attergati, lettere), la scrittura notarile-cancelleresca (testamenti), la scrittura femminile d’ambiente familiare e monastico, il veneziano «de là da mar». Dei dieci saggi raccolti due sono inediti; quattro di quelli già pubblicati in altra sede si ristampano con aggiunte e integrazioni sostanziose che dipendono dal progresso della ricerca.