Scrittori giuliani nella Grande Guerra (original) (raw)
Cessando a poco a poco anche la speranza d'un intervento subitaneo da parte dell'Italia, i triestini si son trovati di fronte a questa eventualità: ucci-dere in loro ogni cosa che fosse superiore alla macchina e ingranarsi nell'i-nesorabile destino; ma quanti di questi hanno avuto nel momento della partenza decisiva, vestiti dell'abito militare austriaco, un'ultima fiamma che rompeva dagli occhi e usciva rovente in queste parole represse agli ami-ci: pregate che ci annientino, per il vostro bene! e furono questi gli eroi pas-sivi che combatterono in ispirito a fianco dei russi e contribuirono alla lo-ro vittoria; altri triestini, più forti, si son ribellati a rinunciare alla loro in-dividualità attiva ed hanno disertato, alcuni per essere liberi di sé nel caso d'azione, altri per compiere l'ingrata missione dei fuorusciti ed altri infine per assimilarsi al regolare flusso della vita comune […] 1. Così si esprime Slataper, rivolto all'amico cui si era riavvicinato dopo la rottura del 1913, per descrivere una condizione condivisa da molte città italiane del Litorale austriaco, della Corona di Santo Ste-fano (Fiume), della Dalmazia (Zara in special modo), del Trentino. Se le parole dell'autore del Mio Carso rischiano di portarci fuori stra-da, relativamente agli «eroi passivi» che avrebbero accettato il marti-rio per non far vincere l'Austria (mentre oggi sappiamo che i giulia-ni del 97° reggimento imperial-regio si comportarono valorosamen-te contro i russi e perfino contro l'esercito sabaudo 2), viene perfetta-1 Lettera di Slataper a Prezzolini, Trieste, settembre 1914, in Carteggio Prezzolini-Slataper, cura di Anna Storti, Roma, Edizioni di storia e letteratura-Biblioteca cantona-le Lugano-Archivio Prezzolini, 2011, p. 278. 2 Cfr. Roberto Todero, Dalla Galizia all'Isonzo. Storia e storie dei soldati triesti-ni nella grande guerra: italiani, sloveni e croati del k.u.k I.R. Freiherr von Waldstätten nr.