Gentes linguae latine»: feudatari normanni e insediamenti benedettini in Sicilia tra XI e XII secolo (original) (raw)
2018, «Dalla microstoria alla dimensione mediterranea». Nuove ricerche e prospettive storiografiche sulla storia di Sicilia, «Archivio Nisseno»
Dopo aver debellato ogni forma di resistenza in Sicilia con la conquista di Noto (1091), gli Altavilla intrapresero una progressiva latinizzazione, affidata principalmente al clero franco-latino, che si insediò nel territorio mediante la fondazione di monasteri e la creazione di estese diocesi. In tale contesto, negli anni Novanta dell’XI secolo, si era-no inserite le fondazioni benedettine di San Bartolomeo a Lipari e San Salvatore a Patti, che rappresentarono il primo nucleo della successiva diocesi di Lipari-Patti. Essa fu riccamente dotata dagli Altavilla, che così costituirono tra Messina e Palermo un centro di potere fedele alla monarchia e capace di controllare il territorio. Dalle carte conservate nell’Archivio Capitolare e da altre fonti documentarie è possibile desumere in modo articolato il quadro demico ed economico realizzato dagli Altavilla e attuato con gli strumenti congiunti della cristianizzazione, opportunamente dosata tra greca e latina, e del ripopolamento, attraverso mobilità interna e immigrazione di gentes linguae latinae. Nel corso del XII secolo, pertanto, fu intessuta una rete di controllo politico che si mostrò espressione dei ceti dominanti di origine ultramontana e che costituisce una chiara spia per chiarire il processo insediativo di alcuni casati nel tessuto connettivo della società siciliana. Nel territorio che avrebbe costituito la diocesi, sin dalle prime fasi della conquista, si erano inseriti gruppi di signori normanni che, nei primi decenni del XII secolo, furono gli artefici principali della crescita patrimoniale della duplice abbazia ed ebbero un ruolo rilevante nella nuova definizione di un ampio territorio e negli interventi intesi a consolidare il nuovo status. La Chiesa pattese era stata strumento affidabile dell’azione di latinizzazione condotta dagli Altavilla e al tempo stesso il vescovato aveva esercitato in modo indiretto una funzione di controllo etnico e in un certo senso di tutela delle minoranze, preservandone la stessa identità culturale, che si continuò ad esprimere nei costumi, nella vita quotidiana, nelle strutture sociali e nei quadri mentali. In conclusione, le vicende del vescovato di Lipari-Patti nell’età normanna compongono un mosaico che appare un laboratorio di indagine irrinunciabile per comprendere meglio molte tematiche e strutture di lungo termine. Ma soprattutto acquistano significati più chiari talune dinamiche nel regime delle terre e gli esiti sul territorio di nuove strategie insediative e flussi demici, come anche la graduale crescita delle libertates cittadine e l’affermazione di nuovi ceti urbani.