L. Pesante, Francesco Durantino e Fedele Fulmine, in G. Busti, M. Cesaretti, F. Cocchi (a cura di), La maiolica italiana del Rinascimento: studi e ricerche. Atti del convegno di Assisi, 2019, pp. 197-204. ceramica. (original) (raw)
2019, La maiolica italiana del Rinascimento. Studi e ricerche (Atti del Convegno di Assisi)
Sul retro del celebre capolavoro della maiolica italiana del Cinquecento marcato con il monogramma di Orazio Fontana, le cui ultime tracce si perdono a Berlino durante la Seconda guerra mondiale, c’erano due iscrizioni realizzate da due diverse mani: la prima molto probabilmente di Orazio stesso, con il suo ricorrente lungo segno di chiusura verticale, la seconda, già ritenuta da Timothy Wilson «consistent with Orazio’s handwriting in an archive document published by F. Liverani», da riferirsi invece al maggiore pittore di maioliche della sua generazione, Francesco Durantino, e recita: «Questo fu fatto nela botega / de M.o Guido vasaro / da castello dur- / anto in urbi- / no adi ·5· de / novembro / nel 1542». Si tratta della prima testimonianza della grafia di Francesco finora nota (dovrebbe ora avere circa vent’anni), eppure è evidente come siano già presenti molti elementi propri delle iscrizioni che traccerà sul retro delle sue opere nel corso della lunga attività di vasaio.
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La maiolica italiana del Rinascimento. Studi e ricerche. Recensione
Faenza. Bollettino del Museo Intenazionale delle Ceramiche in Faenza , 2020
I l volume raccoglie i 23 contributi presentati al convegno di Assisi del 2016, suddivisi in tre sezioni, oltre agli interventi introduttivi e a una serie di apparati 1 . Si può considerare un vero e proprio repertorio, forse non completo, ma comunque un repertorio, dello stato dell'arte sugli studi e le ricerche in corso sulla maiolica italiana del Rinascimento. Fotografia dello stato attuale, il volume mette in evidenza come ancora, a oltre trent'anni dalla pubblicazione, l'incursione di Richard A. Goldhtwaite 2 nel mondo della maiolica sia rimasta pressocché marginale e gli studi e le ricerche siano orientati, per la maggior parte, verso oggetti singoli, studiati come opere d'arte, una ceramica 'da pittore', piuttosto che nel loro insieme, quale prodotto industriale, con il rischio che ciò possa impedire, come ben chiarito da Riccardo Francovich (1982), «di cogliere nella sua integrità il significato del messaggio che la ceramica, come oggetto sociale, è capace di trasmettere» 3 .
2023
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Questa ceramica è presente i n percentuale esigua sia nell'area d i scavo, sia i n ricognizione lungo la rampa e nella piazzola. L'analisi macroscopica attesta che veniva posta particolare attenzione alla selezione e alla depurazione delle argille: i n alcuni casi, gli inclusi sono del tutto assenti o comunque presenti i n granulometria molto fine. Il biscotto è particolarmente duro e compatto; raramente si sono sviluppati vacuoli di grandi dimensioni. Il rivestimento d i smalto stannifero è d i qualità superiore rispetto a quello adoperato per la protomaiolica (MARINO, supra,, poiché si presenta piti spesso, lucente e coprente. Il repertorio morfologico è costituito da forme aperte (piatti, bacini) e chiuse (brocche).
- Tema e metodo - Ricerca incentrata sulla produzione della maiolica in Toscana durante la transizione fra Medioevo e Rinascimento - Rapporto fra centri di produzione e di consumo fra la seconda metà del XIV e la seconda metà del XVI secolo - Incentrata su Firenze e sul bacino del medio Valdarno come area produttiva. - Studio strettamente archeologico e non facendo riferimento alla tradizione degli studi ceramologici. Le datazioni delle classi ceramiche si basano sui materiali provenienti dai contesti di scavo e non su considerazioni di carattere stilistico-decorativo. - Approccio multidisciplinare: confronto dei dati derivanti dall’analisi archeologica con la ricerca svolta sulle fonti archivistiche e con i riscontri offerti dalle fonti iconografiche. Uso integrato e non giustapposto delle diverse tipologie documentarie. 2) Analisi delle fonti scritte - Documenti di natura fiscale e libri di conto di enti pubblici e di privati. Analisi dei termini con cui le fonti coeve designano gli operatori del settore e gli oggetti che producevano. Ricostruzione dell’organizzazione del lavoro nelle botteghe e delle condizioni di lavoro. Indicazioni circa i prezzi sul mercato dei prodotti finiti. - Emerge un quadro piuttosto articolato della divisione del lavoro, soprattutto in area urbana. Distinzione di produttori e rivenditori tramite nomi diversi e con la destinazione di spazi diversi all’interno della città. - Sistematizzazione del materiale edito come punto di partenza per la ricerca di archivio. È emerso un costante spostamento delle maestranze all’interno di un’unica area produttiva che comprende: Firenze, Bacchereto, Montelupo, Cafaggiolo, Prato e Pistoia. - Continuità della produzione e successo delle manifatture sono strettamente connesse alla possibilità di approvvigionamento delle materie prime. - Terminologia impiegata per indicare gli oggetti: utile strumento per chiarire alcuni aspetti funzionali. Confronto/riscontro con le fonti iconografiche. 3) Classificazione e analisi dei dati archeologici - Classificazione tipologica dei prodotti circolanti sul mercato basata sull’associazione fra forma e sintassi decorativa, dove la prima costituisce un elemento di lunga durata. - Approfondimento della dimensione funzionale dei materiali analizzati. Punto di partenza per la ricostruzione della tavola apparecchiata e per la comprensione dei cambiamenti che vanno delineandosi nelle abitudini alimentari. 4) Centri produttivi - Particolare attenzione alle caratteristiche tecnologiche: argille impiegate per il corpo ceramico e rivestimenti. Sono stati messi in evidenza gli elementi che contraddistinguono il riaffermarsi delle produzioni seriali. - Uso degli ossidi di cobalto, a partire dalla produzione di maiolica ‘arcaica blu’ come il tratto maggiormente caratterizzante le produzioni ‘di transizione’ fra Medioevo e Rinascimento. L’impiego rimane costante nelle produzioni pienamente rinascimentali. - Importazioni dall’area valenzana, anche in riferimento all’acquisizione delle competenze necessarie alla produzione del lustro in alcune manifatture dell’Italia centro-settentrionale. 5) Centri di Consumo - Incentrata su Firenze: studio esaustivo delle classi smaltate basso medievali e rinascimentali provenienti dai recenti scavi urbani in via de’ Castellani e presso i locali della ex biblioteca Magliabechiana. - Rapporto privilegiato con le manifatture del medio Valdarno, soprattutto con Montelupo, che a partire dalla seconda metà del Quattrocento assunse progressivamente i tratti di vero e proprio “quartiere industriale”. - Solo con il volgere del XVI secolo, si assiste ad un’apertura del mercato fiorentino verso i prodotti liguri e faentini, con particolare riferimento ai ‘bianchi’ e ai ‘berettini’. - Rapporto fra la Dominante e il territorio sotto il suo controllo nelle diverse fasi dell’espansione fiorentina. I dati fino a questo momento analizzati hanno mostrato come la terra nuova di Castel San Giovanni, nel Valdarno superiore, faccia riferimento, salvo alcune influenze di area aretina e senese fra il tardo XIV secolo e l’inizio del successivo, alle produzioni mediovaldernesi che circolano anche a Firenze. - Rapporto fra Firenze e lo Stato Nuovo. Diversa è, rispetto a San Giovanni Valdarno, la condizione riscontrata per Grosseto, dove il mercato sembra rimanere legato prevalentemente ai prodotti dell’area senese.
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