Antonio Pucci - XIX inediti (original) (raw)

Il Propugnatore Periodico bimestrale di Filologia, di Storia e di Bibliografia Instituito e diretto da Francesco Zambrini. Tomo XI. - Parte II. Bologna Presso Gaetano Romagnoli Libraio-Editore della R. Commissione pe' testi di Lingua, 1878, pag. 105 e seguenti. Articolo di Alessandro D'Ancona. Trascrizione a cura di Valerio Sampieri. XIX SONETTI INEDITI DI ANTONIO PUCCI Il compianto alunno mio Enrico Frizzi trovò nel cod. riccardiano 1103 i seguenti Sonetti di Antonio Pucci, e li copiò per far cosa grata a me, ch'ei sapeva collettore delle rime di questo antico fecondissimo poeta fiorentino. E poichè nel codice, per essersi imbrogliate le carte, i Sonetti non procedevano in regola, rimise egli l'ordine nel singolare componimento, che con titolo comprensivo, fu dal Pucci chiamato Sonetto d' amore. La copia riuscì diligentissima: ma rimangono tuttavia alcune dubbiezze di lezione ed alcune lacune, a sanar le quali sarebbe desiderabile che per tutti i Sonetti si trovassero altri apografi, come pel primo e pel secondo mi è avvenuto in un codice, marciano (zeniano, colc, p. 89). Ma i Sonetti sesto e decimoterzo restano maculati dal difetto di qualche verso per innavvertenza del primo scrittore del codice. Ciò però non mi trattenne dalla pubblicazione, tanto più che nuove ed assidue ricerche nei codici delle Biblioteche fiorentine non condussero a felice risultato. Se altri sarà più fortunato, questa Corona di Sonetti potrà quandochessia tornare a luce integralmente e con più corretta lezione. Per a desso l'erudito lettore la vorrà gradire come possiamo offrirgliela.-E ben crediamo che potrà davvero riuscirgli gradita, e ch'ei non resterà di troppo offeso da certe erotiche licenze di immagini e di parole. Pensi egli ai tempi in cui questi Sonetti furono scritti, ai costumi che rappresentanoo, alla cultura dell' Autore , alla libertà popolana della sua Musa. Era passata l'età della purissima, ma quasi interamente soggettiva poesia di Dante e di Petrarca: e il rapsodo plebeo che accordava la rozza sua lira ai sensi, anzi agli istinti della cittadinanza fiorentina, non poteva alzarsi alle idealità platoniche dell' arte: e nè in cuor suo nè in quello del popolo avrebbe trovato di tali squisitezze poetiche. Pure, in difetto di altri pregi, vi è qui una tale ingenuità e un tal lepore nel racconto stesso dell'amore colpevole, e la forma del componimento è sì nuova e bizzarra, così vivo il dialogo e naturale lo svolgimento narrativo, che queste umili rime dell'Araldo fiorentino dovranno piacere a chiunque le legga, nè alcuno, ne siam certi, vorrà rimproverarci di aver vinto ogni scrupolo e procuratane la pubblicazione.