OPERE MONDO (original) (raw)

LA MONETA

Moneta, 2019

Cosa è importante nell'economia: la moneta o cosa attraverso essa si può creare? È più importante la moneta o il fatto che attraverso essa le persone possono comprarsi qualcosa, oppure che un governo possa investire nella scienza aumentando le borse di studio? O che il governo preveda un ammontare nel bilancio per la sanità pubblica? O un piano sociale che sostenga le famiglie e la coesione territoriale? È più importante il mezzo o il fine? Ovviamente il fine: ciò che attraverso la moneta possiamo creare. Già Aristotele scriveva che la moneta ha il valore che noi gli diamo: perché è un oggetto. Immaginate una situazione originaria con uno sforzo d'astrazione: un territorio composto da tante persone che si dotano di Istituzioni al fine di regolare i meccanismi della società, ebbene, ci sarà una Banca che conierà moneta per immetterla nel nostro Stato immaginario. Quale è il fine di questa azione? Se la Banca stampa moneta perché non se li tiene dal principio? Allora il fine è quello che la moneta crea, non la moneta in se! Di fatto la moneta è composta da materiali facilmente reperibili. Nella storia antiche società hanno anche usato piume d'uccello o conchiglie come moneta, al fine di regolare le transazioni economiche. Ebbene perché oggi non risolviamo la disoccupazione? C'è un fiume di giovani pronti a lavorare per provvedere alla manutenzione del territorio, al rinnovamento del territorio, al cambio industriale, e via discorrendo, quando li lasciamo fuggire all'estero. Perché non lo facciamo? Perché ci dicono non ci sono i soldi. Il mezzo, la moneta, che sostituisce il fine, lo sviluppo della società, quel fine protetto dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Ma come è possibile che non ci sono i soldi? Mi spiego meglio: 1. Anzitutto, la moneta non è una risorsa naturale scarsa. Cosa vuol dire? Che non è il petrolio, che non è l'oro, né un pesce, né un diamante, insomma, la moneta è composta da oggetti facilmente reperibili: metalli, carta oppure computer e carte di credito. Quindi dire che "non ci sono i soldi" è completamente una menzogna. I soldi ci sono e si creano facilmente. I politici ed i banchieri ad essere onesti dovrebbero dire "nei piani che abbiamo stabilito questo è il massimo di soldi che abbiamo previsto, e dopo questa soglia non ci sono soldi".

FUORI DAL MONDO

Analisi dello sviluppo di Roma alla luce della fenomenologia delle grandi città del mondo

Pianeta Varda

Edizioni ETS, 2022

Fotografa, regista, scrittrice, disegnatrice, spettatrice, pensatrice... più semplicemente: artista. Difficile chiudere in una sola definizione il percorso di Agnès Varda (1928-2019), una figura chiave della cultura contemporanea, una narratrice instancabile che ha saputo utilizzare in modo sempre personale e spesso sorprendente tutte le forme della comunicazione audiovisiva, iniziando alla fine degli anni Quaranta con la fotografia per poi inaugurare, superati i settant’anni, una felice carriera di artista visuale. In mezzo, tanto cinema, di finzione e documentario, dagli anni Cinquanta, quando debutta nel lungometraggio con La pointe courte (1955), definito da André Bazin “un vero miracolo”, fino all’anno della sua scomparsa, quando presenta al Festival di Berlino Varda par Agnès (2019), un viaggio personale nella propria avventura di cineasta, ideale chiusura di un percorso autobiografico che occupa l’ultima parte della sua carriera. Il successo “nouvelle vague” di Cleo dalle 5 alle 7 (1961) è solo la prima tappa di un cammino in cui, nel corso di più di sei decenni, Varda ha attraversato stagioni molto diverse tra loro, segnate da importanti cambiamenti tecnologici, culturali e linguistici, sempre intuendo il modo più fecondo di continuare e, insieme, rinnovare il proprio percorso artistico. E, soprattutto, senza mai smarrire quella stupefazione per la vita, la realtà, i luoghi e le persone che segna in modo costante la sua produzione. Attraverso ventidue parole chiave – da America a Memoria, da Voce a Spiagge, da Cinema a Donne, da Autoritratto a Parigi... – il libro compone un ritratto di Varda, scritto e visivo, il più possibile esauriente e, insieme, aperto, mobile, stratificato: un ritratto in grado di dare conto della costellazione di passioni, curiosità, incontri ed esperimenti attraverso i quali Agnès Varda ha raccontato la realtà e, insieme, se stessa. Un pianeta umanissimo e gioioso, di cui resta ancora molto da esplorare.

IL MONDO ALLA ROVESCIA

http://www.fondazionecantiere.it/images/Biggi\_Parodi\_\_\_Largomento\_de\_Il\_mondo\_alla\_rovescia.pdf, 2017

Il presente articolo riproduce parzialmente il saggio di Elena Biggi Parodi, I drammi giocosi di Caterino Mazzolà e Antonio Salieri: «La scola de' gelosi», «Il mondo alla rovescia», in corso di pubblicazione nel volume Commedia e musica al tramonto dell'ancien régime: Cimarosa, Paisiello e i maestri europei, Atti del convegno internazionale di studi (Avellino, Conservatorio "Domenico Cimarosa", 24-26 novembre 2016), a cura di Antonio Caroccia, Avellino, Il Cimarosa, 2017. Si ringrazia per la gentile concessione. Il mondo alla rovescia, di Elena Biggi Parodi* La conoscenza fra Antonio Salieri e Caterino Mazzolà, l'autore del testo del dramma giocoso Il mondo alla rovescia, abbraccia un lungo arco di tempo. La prima collaborazione fra Salieri e Mazzolà fu La scuola dei gelosi e risale all'epoca di Europa riconosciuta, l'opera di Salieri con cui nel 1778, fu inaugurato il Teatro alla Scala di Milano. La causa determinante del periodo di due anni che Salieri trascorse in Italia (aprile 1778-aprile1780), fu lo scioglimento della compagnia dell'opera italiana, realizzata da Giuseppe II a partire dal febbraio del 1776, per privilegiare il prodotto nazionale del Singspiel, per cui i due teatri gestiti direttamente dalla Corte, il Burgtheater e quello della Kärntnertor (Porta Carinzia), furono affittati a privati e il suo incarico di Kapellmeister dell'opera italiana divenne inutile. 1 Salieri partì dalla capitale imperiale il 30 marzo 1778, dopo aver realizzato, a partire dal 1770, undici composizioni teatrali per Vienna e rimanendo in Italia fino all'8 aprile del 1780. Scritti appositamente per l'Italia furono Europa riconosciuta, Milano agosto 1778, Il talismano, Milano (Teatro alla Canobiana) agosto 1779, La scuola dei gelosi, Venezia (finita di comporre nel 1778), La partenza inaspettata, Roma dicembre 1779, La dama pastorella, Roma carnevale 1780. Dopo il successo de La scola de' gelosi, per replicare il successo del 1779 era prevista una seconda opera con il libretto di Mazzolà, L'isola capricciosa, che fu momentaneamente abbandonata per l'improvvisa morte dell'impresario e la cancellazione del contratto da parte del suo successore. Questo secondo dramma giocoso con il libretto di Mazzolà e la musica di Salieri fu terminato poi nel 1792, rappresentato per la prima volta a Vienna, al Burgtheater il 13 gennaio 1795, con il titolo Il mondo alla rovescia. L'opera andò in scena il con il nuovo titolo probabilmente per avvalersi della celebrità riscossa dal testo goldoniano. Tuttavia, Il mondo alla rovescia di Mazzolà più che al "Dramma bernesco per musica" di Goldoni appare vicino allo spirito di Voltaire. In particolare riferibile all'autore di Candide è la carica anticlericale presente nella caricatura dei Casti colombi, custodi e seguaci con il Gran sacerdote del culto devoto al "Colombon", dissacrante riferimento alla colomba dello Spirito Santo, aspetto del tutto assente nel libretto goldoniano. Ma ci sono pure vicinanze con l'immaginario corrosivo e destabilizzante de La princesse de Babylone «[...] quando tutto cominciava a degenerare sia negli uomini che nelle donne». Il contenuto della fabula, con il ribaltamento dei ruoli maschile e femminile, sicuramente fu avvertito fortemente inquietante, visto che il Mosel (primo biografo di Salieri) lo addita quale causa del mancato successo: «È rivoltante vedere donne e fanciulle che perseguitano e assalgono gli uomini con le loro dichiarazioni d'amore e le loro carezze. Il teatro non tollera queste realizzazioni ripugnanti.» 1 Secondo quanto riferisce il suo primo biografo, che lo conobbe direttamente e ricevette dallo stesso compositore l'incarico di scrivere la storia della sua vita IGNAZ FRANZ MOSEL, Ueber das Leben