LA DOMANDA SULLA RIFORMA NELLA TEOLOGIA EVANGELICA (original) (raw)

IL RINNOVAMENTO CATECHISTICO NELL’ORIZZONTE ECCLESIALE DEL NOVECENTO

In questo primo capitolo presento il rinnovamento catechistico avvenuto nel XX secolo contestualizzando gli eventi entro un più ampio orizzonte storico, culturale e sociale. Preciso poi l'origine e il significato della catechesi, distinguendola dal concetto di evangelizzazione e di azione missionaria della Chiesa. Nello stesso tempo, però, metto anche in evidenza i legami che intercorrono tra queste azioni ecclesiali.

PROGETTO DI DOTTORATO IN TEOLOGIA DELL'EVANGELIZZAZIONE - BOLOGNA

La ricerca ha preso avvio dall'esperienza delle Comunità Ecclesiali di Base presenti in America Latina e, in modo specifico in Brasile. Il seguente lavoro è dunque in continuità con la ricerca presentata per l'ottenimento della Licenza in Teologia dell'Evangelizzazione, nella quale ho ricostruito la storia della nascita delle CEBs in Brasile tratteggiandone le caratteristiche principali.

LA «TRADITIO EVANGELIORUM» NEL CATECUMENATO ANTICO: UN RITO PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE?

The present paper aims to analyse, both historically and critically, the liturgical rite of the Traditio Evangeliorum in the Roman Sacramentaries, within the framework of the catechumenal journey. The RCatT 37/2 (2012) 657-683 © Facultat de Teologia de Catalunya ISSN: 0210-5551 RCatT 37/2 (2012) 657-683 658 presence of the above mentioned rite underlines the significance given to the Word of God and its liturgical “celebration” in Christian initiation. The rite was established in an historical context influenced by the theological imprint of Pope Gregory the Great, and its symbolic and celebrative dimensions can be linked to the biblical and catechetical genre of Ezekiel and Revelation. The most recent Synod on the Word of God and the last Synod on New Evangelization give the author the opportunity to reconsider its centrality in the current catechetical processes. The liturgical “entrusting” of Scripture into the hands of believers is a sign of high symbolic value, drawing the reality of the Word close to the prophetic and ecclesial comprehension of faith. Keywords: Traditio Evangeliorum, Gregory the Great, Bible, catechumenate, initiation.

Linee teologiche per il concetto di riforma

This contribution starts with a basic question, namely the attempt to explain the theological significance of the concept of 'reform': when we speak theologically about a reform, what exactly do we mean? The issue is divided into more levels: the level of theological mediation (can we make a theology of reform without a reform of theology?); the level of theological templates or paradigms (what kind of theological models are we using to think about reform?), and finally, the level of terminology (which name could we give to the reform from a theological point of view?). Each of these levels has its own importance and helps to understand why we can not talk about reform, only changing a surface structure.

UNA SFIDA PER LA TEOLOGIA - Speciale ecumenismo di Ninì Langiulli

Rinnovamento nello Spirito Santo - Marzo 2000.

Organizzata dalla Consultazione Carismatica Italiana si è svolta recentemente a Bari l'ottava edizione del "Ritiro per un dialogo fraterno' che ha visto, per la prima volta nella storia dell'ecumenismo, delle tre grandi famiglie evangeliche e la partecipazione di prestigiosi esponenti italiani e stranieri della altre Chiese. È stato un evento prestigioso, dal quale è emersa la necessità di un impegno comune oltre la diversità. Dal 18 al 20 febbraio, presso la Facoltà Ecumenica di Teologia dell'arcidiocesi di Bari, si è svolta l'VIII edizione del "Ritiro per un dialogo fraterno" che la Consultazione carismatica italiana.

EVANGELIZZARE I GIOVANI IN UN MONDO CHE CAMBIA: RIFLESSIONI PASTORALI

Visitando le chiese e gli oratori si rimane perplessi nel costatare la mancanza della presenza giovanile nelle strutture ecclesiali. Si percepisce una sproporzione tra i numeri che i grandi eventi che la Chiesa organizza per i giovani riesce ad ottenere e i numeri della pastorale giovanile ordinaria, del cammino quotidiano. Perplessità accresciuta dalla consapevolezza dell'impegno profuso dalla Chiesa, non solo nei cammini formativi proposti ed elaborati, ma anche nelle strutture costruire e messe a disposizione per gli stessi giovani. Viene da chiedersi: che cos'è che no va? Che cos'è che non funziona? Perché, nonostante tutti gli sforzi, la Chiesa non riesce a raggiungere i giovani nel loro vissuto quotidiano? Le domande diventano ancora più inquietanti se si pensa che la stragrande maggioranza degli adolescenti che non frequentano la Chiesa, hanno partecipato, nell'infanzia, al lungo cammino di catechesi per ricevere i sacramenti dell'iniziazione cristiana. Forse è esattamente a questo livello il problema 3 . La Chiesa possiede un materiale spirituale ricchissimo, che proviene da secoli di tradizione, di elaborazione dottrinale e pastorale, solo che non riesce a metterlo in condizioni di portare i frutti sperati. Per chi ha un po' di dimestichezza con gli adolescenti, conosce benissimo la resistenza che manifestano nell'affrontare le problematiche religiose, soprattutto se queste hanno a che fare con la Chiesa 4 . Sembra quasi che il lungo periodo di formazione catechistica vissuto nell'infanzia, invece di stimolare il desiderio di Dio, abbia prodotto il contrario, la nausea, il tedio e, di conseguenza, l'abbandono. E' ormai dal convegno di Palermo 5 , che la Chiesa Italiana ha intuito la necessità di percorsi nuovi, di una pastorale giovanile non solo di attesa, rivolta ai giovani che frequentano gli ambienti della parrocchia, ma anche a tutti coloro -e sono la maggioranza -che in questi ambienti non ci mettono più piede. Incontrare i giovani 1 Articolo pubblicato in: Note di Pastorale giovanile, novembre 2007.

TRASFORMAZIONI MODERNE DI RELIGIOSITÀ COME CONTESTO DI EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ

TRASFORMAZIONI MODERNE DI RELIGIOSITÀ COME CONTESTO DI EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ

Reassumendo le trasformazioni contemporanee di religiosità bisogna indicare il fatto che la religione in se occupa un posto onorevole nella visione attuale dell’uomo. Però questa è una religione estremamente individualistica e va oltre le istituzioni. In conseguenza la religiosità lanciata è eccezionalmente eccettica (sincretica) e nei casi estremi non si riferisce a nessuna divinità. Costituisce perciò una forma piuttosto di spiritualità che di religione. L’individualismo e posizione anti chiesa della religiosità contemporanea porta in linea retta a iperpluralismo religioso. Non sono più le Chiese e nemmeno le piccole comunità di confessione a stabilire i depositi di fede, la moralità vigente e le forme di liturgia, ma la singola persona, in modo individuale sceglie gli elementi di religiosità fra un’offerta ricca. Questo stato di cose minaccia una situazione che si potrebbe definire con una frase: quante persone, tante religioni. In riferimento alle trasformazioni sociali e culturali della religiosità sempre più spesso appaiono anche delle proposte per svolgere l’educazione religiosa interconfessionale o perfino interreligiosa, riferendosi soltanto agli elementi comuni e cancellando le differenze. Questa posizione non è però accettabile dalle Chiese tradizionali. Ogni una di loro presenta infatti un determinato sistema di verità e valori, stabilisce le forme di liturgia desiderando che i suoi seguaci le rispettino. L’educazione religiosa ottimale della generazione dei giovani seguaci dovrebbe così portare ad approfondire la fede i rafforzare l’identificazione con la Chiesa. Dovrebbe allo stesso tempo suscitare il rispetto verso le altre religioni e confessioni.

LA CONVERSIONE-RESURREZIONE-RINASCITA (in vita e filosofica) INSEGNATA DA GESÙ.

Di quella "morte" dell'uomo che, nonostante fosse di fronte al lacerante dolore umano che provoca il distacco dovuto alla morte fisica di un congiunto, farà dire a Gesù la dura ma illuminata frase e sentenza del <..lascia che i morti seppelliscano i loro morti..>(Lc 9,60), di quella "morte" che è "sonno" in cui egli vede immersa l'umanità, Gesù parla con evidenza nella cosiddetta "parabola del ricco stolto", parabola che, nel vangelo di G.D.Tommaso al logia-63 così recita: <... Gesù ha detto: C'era un uomo ricco, che possedeva una grande fortuna. Egli si disse: utilizzerò questa mia fortuna per seminare, piantare, raccogliere, riempire i miei granai di grano affinché io non manchi di nulla. Ecco ciò che pensava nel suo cuore e, quella notte morì. Chi ha orecchie per intendere intenda.. > Qui, anche grazie al monito ed indirizzo di Gesù con quel finale e non certo insolito <.. chi ha orecchie per intendere, intenda...>, monito che mette in guardia rispetto ad una superficiale lettura, ci viene evidenziata la coincidenza tra la nascita dell' "io", che è il pensare a "sé" come essere "diviso e separato" da proteggere e tutelare riempendo granai per non mancare di nulla, e la "morte-chiusura all'anima", la morte alla "essenza spirituale propria ed universale al contempo". Quella parabola ci dice che la nascita all' "io", che è "morte all'anima-Vita", avviene nel momento in cui l'uomo, e non solo il ricco, pensa che possa esservi qualcosa di "proprio": propri bisogni, granai, beni ecc. Questo pensare di "essere in sè", che ci porta a preoccuparci "di noi" e che anche ci fa vedere "nostre" le cose, è separazione che ci "chiude al Tutto", che ci chiude all'Assoluto, alla Vita ed nostra "essenza", l'anima : così l'uomo "muore", non in senso fisico, dice Gesù. Dice qui Gesù che l'uomo non muore, spiritualmente, per il fatto che è troppo ricco o per il fatto che si occupa e preoccupa del buon andamento delle cose in generale e degli affari-lavori cui è tenuto badare in particolare; affari-lavori che lo possono portare ad essere anche molto ricco. L'uomo "muore spiritualmente", "muore alla sua anima-essenza" quando inizia, ricco o no che sia, a preoccuparsi di sé quale-"io" da preservare-. Della "morte dell'anima" che un po' segretamente vediamo nel testo di Tommaso, più chiaramente dice il parallelo passo che in merito ci riporta Luca. L'episodio che Luca ci riporta, però, è dicotomico: se da un lato in alcuni passi ci mostra meglio di Tommaso, e quindi convalida, la suddetta lettura, in altri finisce per negarla completamente. Nella parabola del "Ricco stolto" di Luca infatti, parabola che è inserita in capitolo particolarmente caotico che vede incerti legami ed affiancamenti, da un lato troviamo riferimenti all'anima che testimoniano di un preciso intento ma che, si deve dire per quanto aggiungerà, è un intento a lui necessitato ma del quale non capisce a fondo il motivo : <..dirò a me stesso: anima mia, hai a disposizione molti beni..riposati, mangia, bevi e datti alla gioia..>(Lc 12.19), < Ma Dio gli disse. Stolto questa notte stessa "l'anima tua ti sarà richiesta".. > (Lc 12.20 Nestle-Aland) Luca infatti poi, come vedremo, contro questo paventa e mostra una "morte fisica" del Ricco portando così il senso della parabola lontano dal suo vero e profondo senso e significato. Ma questa è una lettura della parabola che resta ad una banalità e ad una materialità che, bisogna dire, sono addirittura offensive per la figura di Gesù.