Ottocento lombardo (original) (raw)
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Il Cinquecento di metà Ottocento
Teatro Comunale di Bologna, 2016
Su alcune modalità di ricezione del Rinascimento nell'Ottocento, a partire dall'interpretazione drammaturgica di Giuseppe Verdi nel Rigoletto. Testo edito inizialmente presso il Teatro Municipale di Piacenza e successivamente ristampato anche dal Teatro Lirico di Cagliari.
Ottocento trionfo lirica rossini
Gioacchino Rossini -Nacque a Pesaro e fu denominato anche come "Il cigno di Pesaro". Dotato di un talento straordinario e precoce, iniziò molto giovane a comporre opere musicale e, all'età di soli 37 anni aveva già scritto 39 opere. Purtroppo, da quel momento decise di non comporre più. Non si conosce il motivo di questa decisione : forse il nuovo stile imperante non era di suo gusto , o forse voleva semplicemente godersi la vita coltivando altri interessi. Rossini, oltre alla musica, si dedicava alla buona cucina, in veste di cuoco e di degustatore. Tra le sue molte opere; il Barbiere di Siviglia, che è considerata l'opera buffa più conosciuta con la nota cavatina "Figaro qua, Figaro là". Altre opere divertenti sono. "Il Turco in Italia" e la fiaba di "Cenerentola". Il suo stile piacque ai Francesi tanto che scrisse la sua ultima opera "Guglielmo Tell" in lingua francese per l'Opera di Parigi. Proprio quest'opera diede vita a un nuovo genere in Francia, detto "Grand-opéra", dominando per tutto il secolo. Infatti, la caratteristica del nuovo genere era la grandiosità: l'orchestra era composta da un maggior numero di musicisti per produrre un impatto sonoro più spettacolare; c'erano molte scene di massa a cui partecipavano il coro, numerose comparse e ballerini; le scenografie erano imponenti e curate, e tutto, per finire, era talmente sfarzoso da suscitare stupore e meraviglia nel pubblico. Il suo silenzio compositivo venne rotto soltanto da lavori sporadici di ampio respiro. Tra questi si ricordano:
MusiCremona. Itinerari nella storia della musica di Cremona, a cura di Raffaella Barbierato e Rodobaldo Tibaldi, Pisa, ETS , 2013
Pinocchio ribelle tra Ottocento e Novecento
Il presente saggio propone una disamina di Pinocchio che, riallacciando la figura del burattino collodiano al contesto culturale, artistico e letterario europeo e italiano tra Unità e Grande Guerra, ne lumeggia lo statuto di protesta, dissidenza e ribellismo. In particolare, Pinocchio emerge come precursore e paradigma di quel ‘misticismo dell’azione’ propugnato dall’ avanguardia futurista, nella celebre formula coniata da Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944). Sin dalla Fondazione e Manifesto del Futurismo (1909), ‘Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia’, tuona Marinetti contro la stagnante società borghese, inaugurando una stagione di individualismo e vitalismo che affondano le radici in una congerie di fonti storiche e contemporanee, da Nietzsche al mito mazziniano della giovinezza, dall’élan vital bergsoniano all’azione diretta nell’agone politico teorizzata da Sorel, al pragmatismo di James ad altri ancora.
Seicento lombardo a Brera Capolavori e riscoperte
La Pinacoteca di Brera possiede un ingente patrimonio di dipinti dei principali protagonisti del Seicento lombardo, realizzati a partire dall'età di Federico Borromeo fino alla successiva stagione barocca e alla svolta classicista della seconda Accademia Ambrosiana: per ragioni di spazio però la sezione ad essi dedicata nel percorso museale ne presenta un numero molto ridotto.
Romanzo storico italiano dell Ottocento
Un nucleo di romanzi storici del primo Ottocento italiano, sviluppatisi con e attorno l'apparizione dell'edizione ventisettana dei Promessi Sposi e la quarantana, fornisce un'idea e immagine di Italia come patria di creare liberandola dall'oppressione straniera, dai conflitti intestini, dalle ingerenze altrui.
Firenze nella prima metà dell’Ottocento
2022
Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset in copertina Mappa catastale della comunità di Firenze (1834 ca.) georeferenziata e digitalizzata.
Città e campagne di Romagna nell'Ottocento
2008
Partendo dai caratteri specifici di un modello socio-economico, quello della “Romagna asciutta” fondato sulla mezzadria, definito come un sistema ad alta integrazione e a bassa produttività; due caratteri, peraltro, che ne avevano assicurato una stabilità plurisecolare, l’autore indaga il progressivo inserimento delle Legazioni di Romagna nel sistema imperiale napoleonico e le risposte che le classi dirigenti urbane e la società nel suo complesso dettero alle nuove linee della politica socio-economica del regime napoleonico: dalle opere di bonifica ai tentativi di potenziare il sistema produttivo (introduzione di nuove tecniche e nuove colture, tentativi di migliorare il patrimonio zootecnico attraverso la selezione delle razze), dalla abolizione della feudalità alla soppressione delle corporazioni religiose e la confisca dei loro beni. La privatizzazione del patrimonio ecclesiastico. Nella seconda parte l’indagine si concentra sull’atteggiamento della nobiltà titolata di fronte al processo di “modernizzazione” innescato dai francesi all’inizio del secolo e ripreso in seguito dal nuovo Stato unitario. Il campo dell’agire economico offre nuove opportunità di analisi: in particolare nel caso di nobili riconosciuti come tali da più generazioni, è di grande interesse verificare in che modo abbiano interagito imperativi del mercato e appartenenza di ceto, al fine di giungere a un grado di conoscenza attendibile dei comportamenti e delle strategie delle classi nobiliari nell'epoca del “trionfo della borghesia”. Parole chiave: Legazioni di Romagna, mezzadria, patrimonio ecclesiastico, nobiltà