Queering-display, Anna Franceschini (original) (raw)

Le firme dei sette demoni. Da sinistra a destra e dall'alto in basso, sono Lucifero, Belzebù, Satana, Astarotte, Leviatano, Elimi e Ballberith. Si trovano in un patto stretto nel 1616 tra Lucifero e Urbain Grandier, parroco di Saint-Pierre, a Loudun, in Francia. Per Bruce, Jada, Ellen e Nick, «ragazzi e ragazze insieme... Sui marciapiedi di New York». E per Bob «Che se la spassò». Ahimè, quant'è terribile la saggezza quando non giova a chi è saggio! SOFOCLE, Edipo Re 1 Era venerdì 13, la nevicata del giorno prima si attardava per le vie, come un rimasuglio di maledizione. Fuori il pantano arrivava alle caviglie. La Settima Avenue era attraversata dalla marcia incessante dei titoloni che le lampadine facevano sfilare monotoni intorno alla facciata della torre del Times: ... VOTATO L'INGRESSO DELLE HAWAII NELL'UNIONE, COME CINQUANTESIMO STATO; APPROVAZIONE DEFINITIVA DA PARTE DELLA CAMERA, 232 VOTI CONTRO 89; È SICURO CHE EISENHOWER FIRMERÀ LA LEGGE... Le Hawaii, dolce terra degli ananas e dell'hakelopi: strimpellare di ukulele, sole e onde, gonnellini d'erba fluttuanti alla brezza tropicale. Compii un giro con la poltrona e guardai verso Times Square. Sopra il Claridge il grande tabellone delle Camels soffiava grassi anelli di fumo sul traffico convulso. L'azzimato signore dell'insegna, con la bocca eternamente atteggiata in un tondo O di stupore, era per Broadway annunciatore di primavera. All'inizio della settimana squadre di pittori appesi a impalcature trasformavano lo scuro cappello invernale di feltro del fumatore e il suo cappotto con il bavero di velluto in un cappello di paglia e in un abito leggero: questo non era poetico come le rondini di Capistrano, ma comunicava ugualmente il messaggio. Il mio edificio, costruito alla fine del secolo scorso, era una pila, alta quattro piani, di mattoni tenuti insieme da fuliggine ed escrementi di piccione. Sul suo tetto sventolava un cappellino pasquale di cartelloni che facevano pubblicità a voli per Miami e a svariate marche di birra. All'angolo c'era un venditore di sigarette, un salone di pokerino, due bancarelle di panini imbottiti; nel mezzo dell'isolato, c'era il teatro Rialto. L'ingresso era nascosto tra un negozio per guardoni e uno di curiosità, con le vetrine ingombre di cuscini variopinti e di cacche di cane fatte di gesso. Il mio ufficio era due piani più su, nello stesso corridoio di Olga, Depilazioni e di Ira Kipnis, contabile diplomato. Lettere d'oro alte più di venti centimetri mi mettevano in vantaggio sugli altri: AGENZIA INVESTIGATIVA CROSSROADS, nome che avevo acquistato, insieme con l'avviamento, da Ernie Cavalero, il quale mi aveva assunto come galoppino tanti anni fa, quando ero arrivato a New York durante la guerra. Stavo per andare a prendere un caffè, quando suonò il telefono. «Il signor Harry Angel?» squittì una lontana segretaria. «Herman Winesap dello studio McIntosh, Winesap e Spy desidera parlarle.» Grugnii qualche parolina gentile e la segretaria mi passò la linea. La voce di Herman Winesap era untuosa come la sporcizia dei capelli dei bambini contro cui amano metterci in guardia i fabbricanti di brillantina. Si presentò dicendo di essere un legale. Questo significava che il suo compenso era altissimo. Chi si definisce avvocato costa sempre molto meno. Winesap parlava così bene che glielo lasciai fare il più del tempo. «Le telefono, signor Angel, allo scopo di appurare se in questo momento è disponibile per un contratto.» «Si tratterebbe della sua ditta?» «No. Parlo a nome di uno dei nostri clienti. È libero, possiamo avvalerci dei suoi servigi?» «Dipende dal lavoro. Dovrà fornirmi qualche particolare.»