Gli Affreschi della chiesa di S. Francesco a Vetralla, D. Mammone: •La cripta, • Il frammento absidale (original) (raw)

IL GRIFO E LA SCIMMIA. Per una lettura del bestiario della Chiesa Cattedrale di San Donnino a Fidenza.

Per una lettura del bestiario della Chiesa Cattedrale di San Donnino a Fidenza. Sono molti, oltre una cinquantina, gli animali, reali, fantastici o mostruosi, intagliati sulle pietre del Duomo fidentino. Nessuna lettura iconografica si è finora soffermata su di essi, ma le loro immagini, distribuite sulla facciata, oltre che sui capitelli del loggiato, nell'abside e in cripta, meritano di essere osservati con attenzione. Di notevole interesse, per la loro collocazione emblematica e coerente, sono soprattutto le decorazioni dei due portali minori e, in particolare, lo zooforo dell'archivolto del portale meridionale, dove si concentra la maggior parte delle testimonianze iconografiche. Iniziamo, dunque, la nostra indagine dai grifi (o grifoni, nell'accezione più comune del termine) scolpiti sulla chiave di volta di questo portale: i due superbi animali affiancano un albero stilizzato, sormontato da una mostruosa testa di felino con corna di capro; da questo albero, come si può vedere, si sviluppano verso il basso due rami per parte, che s'intrecciano in due serie di otto anelli ciascuna, dove spuntano altrettanti animali (cavalli, asini, leoni, capri, pecore, pantere, orsi e cinghiali) disposti in modo perfettamente simmetrico e speculare. La datazione del portale istoriato, che ricorda da vicino i protiri nicoleschi del Duomo di Piacenza e di Vigoleno, oscilla tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo 1. Il motivo dei grifi affiancati all'albero riflette, come noto, un antichissimo schema iconografico di antica derivazione orientale, ampiamente diffuso nell'arte medioevale: un esempio tipico di questa rappresentazione simbolica è dato dai grifi che custodiscono l'Albero della Vita scolpiti a traforo in un oculo situato nell'atrio dell'abbazia di Pomposa databile agli inizi del XII secolo, ma lo stesso motivo compare anche in numerosissimi altri rilievi, capitelli e mosaici

"Frammenti musivi dell'abside di San Pietro", scheda 11, in «Roma Medievale. Il volto perduto della città», Catalogo della mostra (Roma, Museo di Roma, 21 ottobre 2022 - 5 febbraio 2023) a cura di Marina Righetti e Anna Maria D'Achille, Roma 2022, p. 164.

Roma Medievale, 2022

Roma Medievale. Il volto perduto della città (Roma, Museo di Roma 21 ottobre 2022 – 5 febbraio 2022), a cura di Marina Righetti e Anna Maria D’Achille, De Luca Editori d’Arte, Roma 2022

D. Mammone_La chiesa di Sant’Antonio Abate in Castelnuovo Parano e i suoi affreschi_Terra dei Volsci 2, '99

Le vicende che portarono nel 1059 Desiderio di Montecassino, pressoché agli inizi nella sua carica di abate, alla fondazione del «...castellum, cui Novum proprie nomen ìnditum est, in monte, qui Peranus dicitur...», ci sono state tramandate dalla fedele cronaca di Leone Marsicano 1 . Qualche anno più tardi troviamo il nome di Castelnuovo Parano, ad autorevole conferma di inclusione tra i possedimenti dell'abbazia, inciso su una lastra delle porte di bronzo volute da Desiderio per la nuova basilica e fuse nel 1066 a Costantinopoli. Leone, testimone della gran parte dei fatti narrati nel suo Chronicon, non fornisce per Castelnuovo Parano ulteriori informazioni su eventuali preesistenze o nuove edificazioni al di fuori del borgo fortificato che veniva a configurarsi come punta estrema del controllo territoriale benedettino. Era situato, infatti, a ridosso di quel limes indicato, con toponimo medievale, «ad duos leones» 2 e che segnava, in corrispondenza del Castrum Fractarum, l'odierna Ausonia, il confine tra la Terra di San Benedetto e il Ducato di Gaeta. Una notizia molto più tarda, attinta comunque dagli archivi di Montecassino 3 , mette in relazione la fondazione della chiesa di S. Antonio Abate col nuovo insediamento in Castelnuovo, datandola a quegli anni. In essa si specifica: ... sicché nella sua origine fu questa Chiesa di S. Antonio, eretta nel distretto della Terra di Castelnuovo, una Cella, o Grangia, per l'amministrazione dei fondi di quel luogo, rimasti in demanio del monastero, e non divisi ai Cittadini, chiamati ad abitare in Castelnuovo. Questi fondi della nuova Chiesa ivi costrutta, erano amministrati da uno o più Monaci della Badia Cassinese. Il brano fornisce notizia, indirettamente, dell'avvenuta deduzione di coloni per il nuovo insediamento e della relativa divisione fondiaria. Più oltre viene asserito: ... con documenti probanti la sappiamo in libero demanio della Badia, da che è nominata la prima volta la Terra di Castelnuovo nella Bolla di Callisto II del 1123, fino al 1398 4 . ' Chronica Monasterii Casinensi, ed. H. Hoffmann, MGH, 34, Hannover 1980, III, 11", 373. Il toponimo Perano, accanto a quello di Castelnuovo che indica una chiara tipologia insediativa, sarà presente nella denominazione del luogo fino al 1862, quando viene modificato in Parano. 2 Fabiani 1968,1, 17 ss., 40 ss. Forse già menzionati nella descrizione dei confini facenti parte del documento di donazione del 744 di Gisulfo II, duca di Benevento, che dà inizio alla dominazione temporale di Montecassino e riportati nei Privilegi -diplomi di conferma di Carlo Magno, probabilmente scomparsi in mare con l'abate Atenolfo in fuga per Costantinopoli nel 1022, citati in numerosi documenti-segnavano la "frontiera" nella zona di confine ("marchas"). ' Iannelli 1894, 343. Il brano ha nel sottotitolo: Brevi cenni storici inediti del P. D. Sebastiano Kalefati pio e dotto archivista di Montecassino. 4 Ivi, 345. Una necessaria verifica delle fonti nei documenti dell'archivio, fondamentale per chiarire questo e altri aspetti della vicenda di S. Antonio Abate, non mi è stata consentita, nonostante ripetute visite e richieste.

Gli Affreschi Medievali di Santa Maria del Vetere a Moliterno XIII-XIV sec. [2009]

Nella Chiesa di S. Maria del Vetere a Moliterno, nell'antica abside dell'edificio ora obliterata da un muro, sono visibili i resti di un affresco dell'Ascensione di Cristo con Apostoli e Angeli. La questione della datazione degli affreschi è controversa e si sposta tra il XIII e il XIV sec. Prima di interessarci nello specifico a questo esempio italo meridionale della rappresentazione dell' Ascensione, percorriamo brevemente la storia del sito e della cappella dove si trova. Figura 7 Affreschi S.Maria del Vetere, particolare: san Pietro e san Giovanni III.I Breve storia della Chiesa di S. Maria del Vetere a Moliterno Sulla sommità del monte Vetere, a 807 m s.l.m., a nord dell'abitato di Moliterno in provincia di Potenza, si trova la chiesa rurale denominata "Madonna del Vetere". Il monte sovrasta la valle detta delle "Pantanelle" così chiamata fin dai tempi dell'antica Grumentum. 1 La storia del colle e della cappella, si intersecano proprio con la storia 1 Valinoti Latorraca, 1900, p 67.