Spesso il male di vivere ho incontrato di E. Montale: una lettura, in AA. VV., SDP 2003-2013- Antologia del Concorso e almanacco del decennale della rivista (a cura di L. Spurio), Napoli, Photocity Edizioni, 2013, pp. 46-53, ISBN 9788866823254 (original) (raw)

(una versione con note e più completa in "Euterpe" - Rivista di Letteratura, n. 16, giugno 2015, ISBN 2280-8108, pp. 51-56)

Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi del1a foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non sePPi, fuori del Prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua della sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. A1 di là di ogni semplicistica e scolastica catalogazione e collocazione, Eugenio Montale occupa, nella poesia del Novecento. il ruolo di testimone profondo della crisi del nostro tempo ed insieme di interprete originale, per la sua sensibilità e le sue soluzioni stilistiche, della condizione spirituale dell'uomo moderno. La negatività, che il poeta professa, intesa come rifiuto di qualsiasi verità precostituita e come amara coscienza del non-senso del vivere, si riflette e si traduce, come non hanno mancato di sottolineare i critici, specialmente a proposito della prima raccolta, Ossi di seppia, in un linguaggio scarno e ridotto all'essenziale,^ in immagini desolate, in una musicalità tante volte stridente.2 ' Srlla lingua montaliana, sopratltrllo tlcilli BECCARIA in Storia della lingua itoliurtrt. ;t t ttt;t di Einaudi, 1993, vol. 1, pp " 738-7 42.