Centro Culturale Agostiniano Roma (original) (raw)
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Alberto da Padova e la cultura degli Agostiniani
Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento FISPPA dell'Università di Padova, nell'ambito del progetto strategico "Medioevo Veneto − Medioevo Europeo. Identità e Alterità" / "Medieval Veneto − Medieval Europe: Identity and Otherness" − STPD08XMXP, Unità di ricerca n. 2, responsabile prof. Francesco Bottin. Prima edizione 2014, Padova University Press Titolo originale Alberto da Padova e la cultura degli Agostiniani Redazione Francesca Moro Progetto grafico Padova University Press Immagine di copertina: Alberto da Padova -(particolare della statua collocata all'esterno del Palazzo della Ragione con elaborazione di computer grafica); foto di E. Scek Osman Le riproduzioni delle immagini del Palazzo della Ragione e della Cappella Scrovegni sono state gentilmente concesse dall'Amministrazione. ISBN 978-88-6938-009-9 Stampato per conto della casa editrice dell'Università degli Studi di Padova -Padova University Press nel mese di dicembre 2014 da Nuova Grafica Tipografia (Piove di Sacco -PD).
Progetto Centro Culturale Altinate - San Gaetano
Nel dicembre 2006 ho elaborato questo studio che ho messo a disposizione dell'amministrazione. E' stato molto apprezzato dalla Commissione Consiliare, e ripreso dalla stampa locale con ottime recensioni ma al soggetto che doveva beneficiarne, l'Amministrazione di Padova, non ha suscitato alcun interesse e a distanza di anni ho pensato di rendere pubblico questo lavoro per dimostrare come sia possibile una fruizione più ampia di quello spazio culturale. La pubblicità del documento non implica, ovviamente, la sua libertà d'utilizzo, anche di singole parti. Eventuali citazioni, per fini didattici e culturali, devono comunque riportare la fonte. Ogni riproduzione, anche parziale, deve essere comunicata e autorizzata. giuliano.bastianello@gmail.cxm
La Biblioteca dei Padri Agostiniani di Tolentino
Lettere dalla Facoltà, 2005
A Tolentino, accanto alla bella basilica di San Nicola, si trova la Biblioteca dei Padri Agostiniani che conserva 80.000 volumi, tra i quali anche libri medici di pregio che sono segnalati in questo articolo: Guy de Chauliac, Girolamo Mercuriale, Matteo Corti, Jacques Houllier.
La letteratura di lingua tedesca ha tra le sue costanti un fascino nei confronti dell'arte, della cultura, della realtà italiana in genere, che assume le forme di Italiensehnsucht, sin dall'attacco dell'Italienlied nel Wilhelm Meister di Goethe: "Kennst du das Land, wo die Zitronen blüh'n? /Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?". Nella prima metà dell'Ottocento, il fascino nei confronti dell'Italia assume toni ambivalenti, in una sorta di rapporto di Hass-Liebe, odio-amore. In particolare, le opere letterarie che presentano il motivo del doppio nelle sue variazioni più disparate, dall'ombra all'immagine speculare, dall'automa al golem, attrazione e repulsione nei confronti dell'elemento estraneo e straniero -i due concetti si fondono nell'aggettivo tedesco fremd -danno sovente aspetto e modi italiani all'elemento che Sigmund Freud ha definito unheimlich, perturbante. Che cosa intendiamo con "il motivo del doppio"? Il termine 'doppio' rende qui, in consonanza con il francese double, del quale fu cantore ineguagliato Alfred De Musset de La nuit de décembre, il tedesco Doppelgänger, che ha il duplice significato di sosia e di alter ego. Si tratta di un tema ben noto alla letteratura classica -basti citare l'Anfitrione di Plauto -che tuttavia tocca il suo apice con la letteratura romantica. Nell'Ottocento il tema è affrontato da Dostoevskij in Dvoinik, Il Sosia, da Stevenson de Lo strano caso del Dottor Jekyill e Mr Hyde; una variazione del motivo del doppio è sicuramente Il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Nel Novecento il tema vive un suo vero e proprio periodo di splendore, anche se assume toni diversi, arricchiti da una consapevolezza che è dovuta alle acquisizioni della psicologia del profondo: penso al Compagno segreto, The Secret Sharer di Conrad, a Doppio sogno di Schnitzler. Un discorso a parte meritano Pirandello e Hesse al riguardo, per tacere del cinema. Il tema del doppio nella letteratura del Novecento necessita una trattazione a sé, che mi auguro di poter affrontare presto, ma non oggi e qui; torniamo dunque al romanticismo. Dalla Francia è stato già citato De Musset, ma anche Gérard de Nerval tocca, come ha fatto giustamente notare Béguin nel suo saggio fondamentale L'âme romantique et le rêve, (L'anima romantica e il sogno) è affascinato da questo tema, probabilmente perché appassionato lettore di Hoffmann. Gli autori che prenderemo in esame appartengono tutti e tre alla Spätromantik, il secondo romanticismo romantico tedesco che si differenzia dal primo, noto come Frühromantik e decisamente più filosofico, per l'interesse rivolto precipuamente agli elementi di cultura popolare. I fratelli Grimm, geniali filologi, pubblicano le Volksmärchen, le fiabe popolari destinate a diventare celeberrime, Clemens Brentano e Achim von Arnim la raccolta di poesie Des Knaben Wunderhorn, il Corno magico del fanciullo. Adelbert von Chamisso, l'autore dal quale prenderemo le mosse, si cimenta con diversi temi e personaggi della fantasia popolare fino a trovare il suo doppio in Peter Schlemihl. Adelbert, alla nascita -il 30 gennaio 1781 -Louis Charles Adelaïde, quarto figlio del conte Chamisso, fu costretto a lasciare la terra natia all'età di nove anni. La dimora di famiglia, il castello Boncourt nella Champagne, fu raso al suolo con tale radicalità che non ne rimase altra traccia se non il fossato, la famiglia Chamisso va ad arricchire la schiera dei nobili emigrati controrivoluzionari. Dopo un periodo di peregrinazioni tra Belgio e Lussemburgo, la famiglia si riunisce a Berlino, dove Louis Charles, il quale si ribattezzerà Adelbert all'età di 23 anni, è nel 1796 paggio della regina di Prussia Friederike Louise, moglie di Federico Guglielmo II. La giovinezza di Adelbert trascorre tra l'addestramento nell'esercito prussiano, nel quale ha il grado di sottotenente, gli studi e la frequenza dei salotti letterari a Berlino, città nella quale si erano trasferiti, provenienti da Jena, centro della Frühromantik, i fratelli Schlegel. Nei primi anni dell'Ottocento Chamisso si cimenta con opere letterarie, quali La fiaba di Adelbert e il Fortunatus, riscrittura in forma di dramma di un'opera del Cinquecento, un Volksbuch, vale a dire un libro di narrativa stampato e diffuso prevalentemente tra il popolo: entrambe appaiono al lettore odierno costituire tappe di avvicinamento al suo capolavoro, La storia straordinaria di Peter Schlemihl, che Chamisso scrive all'epoca della battaglia di Lipsia, passata alla storia come Völkerschlacht, battaglia dei popoli. Lacerato dal dilemma di fronte al quale è posto, mentre migliaia di studenti si arruolano in massa come volontari contro l'esercito napoleonico che ha evacuato Berlino, Chamisso accetta l'invito del conte Itzenplitz a trascorrere un periodo di tempo nella sua tenuta e lì, tra l'agosto e il settembre 1813, scrive la Storia straordinaria di Peter Schlemihl, che, pubblicata nel 1814 con dedica a Hitzig, magistrato e uomo di lettere che tanta importanza avrà nella sua vita e in quella di Hoffmann, ha immediatamente un grande successo. Chi è Peter Schlemihl, destinato ad arricchire la galleria dei personaggi della letteratura di tutti i tempi come "l'uomo senz'ombra"? Che sia un alter ego di Chamisso, è dichiarato dallo stesso autore nella poesia che scrive nel 1834 per la terza edizione dell'opera, che apparirà nel 1835. Il termine Schlemihl viene dall'jiddish e ha il significato di "iellato, povero diavolo". All'inizio del racconto, Schlemihl si presenta al facoltoso Thomas John con una lettera di raccomandazione. Siamo ad Amburgo, seguiamo il nostro eroe -o meglio, antieroe -nella prima tappa delle sue peregrinazioni, destinate a diventare eterne. Schlemihl viene ricevuto da John proprio "come fa un ricco con un povero diavolo" e si unisce alla compagnia di ospiti del ricco "pingue", che egli riconosce dalla "sua aria di sufficienza". Eccoli a passeggio nel vasto parco della villa "davanti alla porta a nord": Avevamo ormai raggiunto il roseto. La bella Fanny, evidentemente la regina della giornata, ebbe il capriccio di spezzare da sé un ramo fiorito, si ferì con una spina e, quasi sgorgando dalle scure rose, la porpora del sangue le inondò la mano delicata. Questo evento mise in agitazione l'intera compagnia. Ci si affannò a cercare del cerotto inglese. Un uomo attempato, silenzioso, smilzo, scavato e lungo lungo, che ci camminava accanto, ma che non avevo ancora notato, si infilò all'istante la mano nella stretta tasca dell'antiquata redingote di taffettà grigio, ne estrasse una piccola borsa, la aprì e con un inchino ossequioso porse alla dama quanto richiesto. Ella lo prese senza fare attenzione al donatore e senza ringraziarlo, la ferita venne fasciata e si proseguì alla volta del colle, dalla cui cima si poteva godere l'ampia vista sul verde labirinto del parco, fino allo sconfinato oceano. La visuale era davvero sterminata e grandiosa. Un punto luminoso apparve all'orizzonte tra i cupi flutti e l'azzurro del cielo. "A me un cannocchiale!" ordinò il signor John, e prima ancora che si mettesse in moto la servitù, apparsa alla chiamata, l'uomo in grigio, con un inchino discreto, si era già infilato la mano in
Luigi D'Agnese, responsabile dei Servizi Educativi e presidente dell'associazione culturale "Hyrpus Doctus", che ha fondato il Museo Civico Etnomusicale Celestino Coscia e Antonio Bocchino di Montemarano e lo gestisce senza scopo di lucro, con una e-mail del 13 maggio 2009 mi segnalava l'esistenza delle due serenate montecalvesi presso l'Archivio di S. Cecilia a Roma. Visitavo il suo museo, il 30 giugno 2009, con l'amico Gaetano Caccese e fotografavo il materiale esposto, compreso il CATALOGO SOMMARIO DELLE REGISTRAZIONI 1948 -1962 Con una e-mail del 16 ottobre 2011, sempre Luigi D'Agnese, mi inviava le 9 foto scattate dal Lomax a Montecalvo Irpino, e, vivendo io a Trento, le affidavo a Francesco Cardinale, che ringrazio per il meticoloso lavoro svolto, con l'incarico di fare una ricerca approfondita per identificare con nomi, cognomi e soprannomi, i partecipanti a quella lontana registrazione. La ricerca di Cardinale, dopo alcuni mesi di indagini sul territorio, coadiuvato da alcuni amici del paese, tra cui Vanda Pappano, figlia di Libera Gruosso, dava esiti fruttuosi e sorprendenti, anche se non si è riusciti a reperire alcun documento scritto in merito, perché è andato tutto disperso o perduto. Anche per la data, in cui fu fatta la registrazione, bisogna accettare quella ufficiale, il 9 gennaio 1955, perché nessuno degli informatori contattati ha saputo indicarne il giorno. Tuttavia, i nomi di coloro che cantarono per Lomax sono stati indicati sia dai testimoni oculari che dai rispettivi discendenti e sono: Libera Gruosso, sopr. Lìbira Murante, coordinatrice e responsabile del reperimento dei cantatori, responsabile dei Servizi Educativi e presidente dell'associazione culturale "Hyrpus Doctus", che ha fondato il Museo Civico Etnomusicale Celestino Coscia e Antonio Bocchino di Montemarano e lo gestisce senza scopo di lucro, con una e-mail del 13 maggio 2009 mi segnalava l'esistenza delle due serenate montecalvesi presso l'Archivio di S. Cecilia a Roma. Visitavo il suo museo, il 30 giugno 2009, con l'amico Gaetano Caccese e fotografavo il materiale esposto, compreso il CATALOGO SOMMARIO DELLE REGISTRAZIONI 1948 -1962 Con una e-mail del 16 ottobre 2011, sempre Luigi D'Agnese, mi inviava le 9 foto scattate dal Lomax a Montecalvo Irpino, e, vivendo io a Trento, le affidavo a Francesco Cardinale, che ringrazio per il meticoloso lavoro svolto, con l'incarico di fare una ricerca approfondita per identificare con nomi, cognomi e soprannomi, i partecipanti a quella lontana registrazione. La ricerca di Cardinale, dopo alcuni mesi di indagini sul territorio, coadiuvato da alcuni amici del paese, tra cui Vanda Pappano, figlia di Libera Gruosso, dava esiti fruttuosi e sorprendenti, anche se non si è riusciti a reperire alcun documento scritto in merito, perché è andato tutto disperso o perduto. Anche per la data, in cui fu fatta la registrazione, bisogna accettare quella ufficiale, il 9 gennaio 1955, perché nessuno degli informatori contattati ha saputo indicarne il giorno. Tuttavia, i nomi di coloro che cantarono per Lomax sono stati indicati sia dai testimoni oculari che dai rispettivi discendenti e sono: Libera Gruosso, sopr. Lìbira Murante, coordinatrice e responsabile del reperimento dei cantatori
Le attività svolte dal Dipartimento sono state finalizzate ad attuare le indicazioni ministeriali circa i livelli di competenza che deve avere uno studente che ha concluso l’obbligo scolastico con successo. Il D.M. 9/2011 contiene il certificato da rilasciare agli allievi e indica i livelli Avanzato, Intermedio, Base, le linee metodologiche da attuare per gli alunni stranieri, le linee di competenza per gli allievi affetti da D.S.A., la direttiva del 27/12/2012 le linee di competenza per gli allievi in relazione alla inclusione sociale e ai Bisogni Educativi Speciali. È stata redatta la programmazione per assi culturali, la tipologia e la valutazione della prova per competenze di fine anno e la calendarizzazione della verifica. Le attività programmate sono state discusse e concordate con tutti i dipartimenti.
EVOLUZIONE ARCHITETTONICA DEL COMIZIO A ROMA
Il complesso del Comizio, scavato da Giacomo Boni tra il 1899 ed il 1904, con ulteriori saggi di P.Romanelli tra il 1955 ed il 1957 1 , è stato e continua ad essere di difficile lettura, perché costituito da elementi continuamente aggiornati o rifatti, per lo più con scarse modifiche, per ovvi motivi culturali e rituali, in materiali di limitata resistenza, soprattutto cappellaccio e tufo, concentrati in uno spazio limitato sia orizzontalmente che verticalmente, ma cronologicamente posizionati in più di cinque secoli. Lo stato di conservazione e di documentazione dei materiali rinvenuti negli scavi di Boni prima, ed in quelli di Romanelli poi, è talmente inquinato da non garantire alcuna certezza nell'interpretazione dei dati in relazione ai resti architettonicamente rilevanti 2. Si è quindi preferito basare questo studio esclusivamente sull' analisi strutturale e costruttiva delle murature ancora in posto, per definire una griglia di base solidamente ancorata a quanto tuttora verificabile, che consenta di stabilire una volta per tutte i lineamenti dell'evoluzione architettonica del Comizio, e quindi una cronologia relativa, su cui eventualmente elaborare più articolate e sofisticate ulteriori interpretazioni. La base documentaria è costituita da planimetrie in scala 1:50, su due livelli (tavv. I-II), e da cinque sezioni prospettiche (tav. III) di quanto ad oggi conservato; dai disegni, fotografie e appunti di scavo, in parte inediti, conservati nell'archivio della Soprintendenza Archeologica di Roma. Dal confronto tra le quote del terreno vergine nei vari settori della zona, l'area del Comizio risulta depressa rispetto all'ambito circostante, con una notevole pendenza da ovest verso est; è presente un'emergenza centrale, risultato di eventi franosi dalle pendici del colle Capitolino, che con ogni probabilità caratterizzava in maniera molto significativa lo specifico settore 3 (fig.1).
Centro Ricerche di Storia e arte Bitonto
I dialetti Pugliesi Settentrionali, 2019
Nella ricorrenza del cinquantenario della mia "migrazione" a Bitonto, insieme alla mia consorte, anch'essa dialettologa, Anna Marino, per i lavori della Carta dei dialetti italiani, il Centro di Ricerche di Storia e Arte mi ha richiesto di tenere una conferenza sui dialetti Pugliesi settentrionali.