The New Normal? An Environmental Humanities Response (Bifrost COVID-19 special issue) (original) (raw)
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Open Journal of Humanities, 1 (2019)
Open Journal of Humanities, 1, 2019
Serianni, L. 2019. “La lingua poetica del Leopardi, la tradizione lirica e la lettura dei classici italiani”. Open Journal of Humanities 1: 3-21. https://osf.io/mnqb2/ Chando, D. 2019. “The current political discourse with regards to migrants and the impact that this has on social work”. Open Journal of Humanities 1: 23-68. https://osf.io/3cfud/ Pellegrino, R., Vaccaro, V.A. 2019. “E-learning: ses enjeux dans le domaine du FLE”. Open Journal of Humanities 1: 69-85. https://osf.io/x6794/ Privitera, D. 2019. “La coscienza della crisi e la sintomatologia onomastica ne La Coscienza di Zeno”. Open Journal of Humanities 1: 87-96. https://osf.io/fsj45/ Biddau, G. 2019. “Etica animale nelle scuole e funzionalità dell’approccio costruttivista per la crescita dell’empatia”. Open Journal of Humanities 1: 97-137. https://osf.io/y3kj8/ Cotrufo, P., Bellone, L. 2019. “Soggetto A/D”. Open Journal of Humanities 1: 139-148. https://osf.io/89v2k/ Abad Espinoza, L.G. 2019. “The moral philosophy of nature: Spiritual Amazonian conceptualizations of the environment”. Open Journal of Humanities 1: 149-190. https://osf.io/68ynv/ Passaseo, A.M. 2019. “La tolleranza. Riflessioni su un valore educativo”. Open Journal of Humanities 1: 191-201. https://osf.io/c2tqf/ Passaseo, A.M. 2019. “Il personalismo educativo di Luigi Stefanini”. Open Journal of Humanities 1: 203-212. https://osf.io/zfya3/ Laviola, V. 2019. “Artistic syncretism between East and West in the roundels on the right door leaf of Bohemond I’s mausoleum in Canosa (early 12th century)”. Open Journal of Humanities 1: 213-239. https://osf.io/29ev4/ Bono, F. 2019. “Wer hat Angst vor dem Feind? Bemerkungen zur Darstellung des Ersten Weltkrieges im italienischen Film der 1930er Jahre”. Open Journal of Humanities 1: 241-257. https://osf.io/mkfpx/ Jori, A. 2019. “L’«anticartesianesimo» ante litteram di Aristotele. Lo Stagirita sul ruolo della mente e del corpo nei processi cognitivi”. Open Journal of Humanities 1: 259-283. https://osf.io/q2ydu/ Gambino, S. 2019. “Il grande valore culturale delle civiltà precolombiane del Messico”. Open Journal of Humanities 1: 285-338. https://osf.io/qgpwr/ Scalzo, D. 2019. “Per un’idea di Europa che mai è stata”. Open Journal of Humanities 1: 339-368. https://osf.io/52xtc/ Barone, C. 2019. “Profili di Clitennestra tra odio e amore”. Open Journal of Humanities 1: 369-383. https://osf.io/bjud7/ Florio, E., Maierù, L. 2019. “The scientific knowledge of book XVI De subtilitate by G. Cardano used in the Trattato sulla divinatione naturale cosmologica by P.A. Foscarini”. Open Journal of Humanities 1: 385-422. https://osf.io/e8gx9/ Russi, V. 2019. “La sinonimia tra proposizioni coordinate: expolitio e interpretatio nella Commedia di Dante”. Open Journal of Humanities 1: 423-449. https://osf.io/k6d85/ Parente, L. 2019. “La visione filosofica di María Zambrano ‘dentro e fuori’ l’immagine pittorica”. Open Journal of Humanities 1: 451-474. https://osf.io/6a83x/ Tocci, G. 2019. “Territori, turismo e lentezza: percorsi slow di sviluppo sostenibile”. Open Journal of Humanities 1: 475-498. https://osf.io/u598d/ Diodati, C. 2019. “Non luoghi e centri commerciali: donne consumatrici critiche (?)”. Open Journal of Humanities 1: 499-544. https://osf.io/gm3fj/
Culture Sostenibilità, 2017
Questo saggio apre il cluster «Storie della crisi ecologica», cinque scritti che, partendo dalle prospettive della letteratura, del cinema, della storia ambientale e dell’attivismo ecoculturale, inquadrano le dinamiche intrecciate di ecologia, società. Seguendo il percorso del discorso ambientale dagli inizi negli anni ’70 all’affermazione delle environmental humanities, il saggio riflette sulla struttura complessa della crisi ecologica. La crisi ecologica, si sostiene, non va vista come una crisi “al singolare”, limitata alle dinamiche “naturali”, ma come un complesso sistema di crisi, in cui s’intrecciano eco- logia, politica, società, nature umane e non umane. L’aspetto prevalente di questa crisi, tuttavia, è quello culturale: sono immagini sociali e stili di vita non sostenibili che spesso determinano squilibri ambientali e forme di ingiustizia sociale. L’emergenza delle environmental humanities o scienze umane ambientali è la risposta a questo problema: confinare l’ambiente al solo discorso scientifico, infatti, equivale a rinunciare alla responsabilità educativa che le scienze umane hanno di plasmare forme di consapevolezza essenziali alla vita politica. Tra le scienze umane, ci si sofferma sulla funzione della letteratura e dell’ecocritica, viste come momenti di avvicinamento etico e conoscitivo agli intrecci della vita ambientale. Se, come sostengono i teorici della narratologia cognitiva, la letteratura ci dà un’“esperienza vicaria” di realtà che non fanno parte del nostro quotidiano, le narrative possono non solo ricondurci alle trame del mondo, ma anche contribuire a liberare la natura e gli esseri non umani dal loro silenzio, costituendo uno strumento decisivo di educazione ambientale. Parole chiave: Scienze umane ambientali, ecocritica, crisi ecologica, narrative come strumenti cognitivi, ecologia e liberazione, educazione ambientale. In Culture della sostenibilità (2017) 20/2: 10-22. This theoretical essay opens the cluster «Stories of the Ecological Crisis» – five articles that consider the interlaced dynamics of ecology and society, respectively from the viewpoints of literature, film, environmental history, and eco-cultural activism. Following the development of ecological discourse from the 1970s to the trans-disciplinary practices of the environmental humanities, the essay reflects on the many facets of the ecological crisis. Ecological crisis is not to be seen as a “singular” crisis, limited to “natural” dynamics, but rather as a complex system of crises, where ecology, politics, society, human and nonhuman natures are strictly interlaced. The main aspect of this crisis, however, is a cultural one: at its origin lie exclusionary social representations and unsustainable lifestyles often ushering in forms of environmental instability and social injustice. The appearance of the environmental humanities is precisely the response to this issue: relegating the environment to the realm of hard sciences alone, in fact, would mean to relinquish the pedagogical function and the political task of the humanities. The essay focuses in particular on literature and ecocriticism, considered as ethical and cognitive practices for creating awareness about the entanglements of environmental life. If, as proved by the theorists of cognitive narratology, literature offers a “vicarious experience” of realities that are not part of our every-day life, narratives can reconnect us to the fabric of the world, thus contributing to liberate nonhuman natures and beings from their silence and providing a decisive tool for environmental education. Keywords: Environmental Humanities, Ecocriticism, Ecological Crisis, Narratives as Cognitive Tools, Ecology and Liberation, Environmental Education.
Le Parole e le Cose (leparoleelecose.it), November, 2022
L'appello di Serenella Iovino rivolto alla sinistra a fare "qualcosa di darwiniano" ("la Repubblica", 31 ottobre, 2022), può valere tanto per l'Italia quanto per il Paese che l'8 novembre s'appresta a delle elezioni di midterm, le quali si preannunciano problematiche per i dem e in generale per la cultura liberal d'oltreoceano.
Sajeva G. Un passo avanti e un passo indietro nell’Antropocene: Rights for Ecosystem Services, comunità locali e REDD, in Diritto & Questioni Pubbliche, 19, 2., 2019
The author of the book When Rights Embrace Responsibilities. Biocultural Rights and Conservation of the Environment replies to the comments raised by Francesco Viola and Gianfrancesco Zanetti in the present journal issue. She also dwells on some topics of her book which deserve further clarification and speculates on possible future developments of biocultural rights. For the review articles see: Francesco Viola, Diritti e doveri. Nuove e vecchie prospettive nel dibattito sui diritti bioculturali. http://www.dirittoequestionipubbliche.org/page/2019\_n19-1/15\_rece\_01\_Viola.pdf and Gianfrancesco Zanetti, Diritti bioculturali: percorrendo la strada che separa diverse tradizioni. http://www.dirittoequestionipubbliche.org/page/2019\_n19-1/16\_rece\_02\_Zanetti.pdf
L'Umanità a un bivio. Il dilemma della sostenibilità a trent'anni da Rio de Janeiro (Introduzione)
Mimesis, 2022
Fin dall’inizio del millennio Gianfranco Franz, storico dell’architettura, urbanista, a suo modo economista, nel suo transitare fra discipline e dipartimenti universitari, ha sperimentato sul campo, insieme a studenti e collaboratori di diversi paesi del mondo, gli obiettivi di uno sviluppo sostenibile sempre cercato e mai raggiunto. In aree dimenticate della Sardegna o della Calabria, con le comunità dei Mapuche del Cile e i Rapa Nui dell’Isola di Pasqua, nella Costa dei Coralli o nella sperduta Baia di Guaraqueçaba in Brasile, nei territori delle missioni gesuitiche di Cordoba, in Argentina, l’autore ha sempre proposto – attraverso un diverso sguardo sul mondo – modelli di sviluppo per trasformare le fragilità socio-economiche e territoriali in punti di forza sostenibili. Il libro L’Umanità a un bivio. Il dilemma della sostenibilità a trent’anni da Rio de Janeiro è la summa delle riflessioni di Franz dopo trent’anni di letture eterogenee ed esperienze didattiche non canoniche, multilingue, multiculturali e multidisciplinari, svolte in chiostri rinascimentali o nelle favelas latinoamericane, nell’organizzatissima città di Curitiba in Brasile o nelle aule di tante università. In tre anni di lavoro questo intreccio di vita pratica e di studio ha partorito un saggio di storia, teoria e critica del concetto e delle pratiche di sviluppo sostenibile che esamina successi e fallimenti a trent’anni – il prossimo giugno – dal Summit della Terra di Rio de Janeiro. Il libro ripercorre il pensiero ecologico dalla metà del XX secolo ad oggi con approfondimenti multidisciplinari che intrecciano storia, filosofia, geopolitica, studi culturali, scienze naturali, economia e studi urbani, ma anche cinema, letteratura e arti visive, rileggendo i contributi di quelle che l’autore ha definito le Beautiful Mind del pensiero ecologico: Rachel Carson, Edgar Morin e Lynn White, Barry Commoner e Gregory Bateson, Donella Meadows e il gruppo del Club di Roma di Aurelio Peccei, fino ad arrivare a Paul Crutzen, lo sdoganatore del concetto di Antropocene, già intuito nella seconda metà del 1800 dalla fertile mente dell’abate Antonio Stoppani che – inascoltato – aveva intravisto l’avanzare dell’era Antropozoica. Questo sapere esperto è stato intrecciato con le riflessioni sulle difficoltà contemporanee di narrare il mondo e la vita proposte dalle grandiose per quanto superate teorie di György Lukács sulla crisi del romanzo, con le invenzioni di Cesare Zavattini e Paul Strand nella piccola Luzzara sperduta ai bordi del Po o con le narrazioni cinematografiche di Michelangelo Antonioni, Wim Wenders e altri ancora. Con grande attenzione verso i lettori non esperti temi complessi come l’impronta ecologica, i Planetary boundaries e i servizi ecosistemici insieme a metodi analitici come l’intersezionalità, l’ecocritica e l’economia circolare sono trattati dall’autore in modo semplificato ed accessibile, mentre grazie alla pluridecennale attività didattica universitaria svolta dall’autore alcuni paragrafi e una parte importante delle note sono stati pensati e scritti per i lettori più giovani spesso non consapevoli della rilevanza di alcuni momenti di svolta della storia del XX secolo, come la crisi petrolifera del 1973/1974 o gli eventi che, dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, hanno condotto al dispiegarsi della globalizzazione dei mercati e all’attuale crisi climatica ad essa fortemente connessa. Da urbanista Franz dedica un capitolo importante alla città, al ruolo che tale invenzione ha ricoperto nella storia umana e a quello che gli ambienti urbani avranno rispetto al consumo delle risorse naturali, alla loro dissipazione ovvero al loro oculato e sostenibile impiego attraverso una necessaria transizione energetica ed ecologica. La tesi del libro è che per quanto decisive possano essere le innovazioni tecnologiche, la ricerca e la raccolta di dati sempre più sofisticati e disponibili in quantità crescenti, la via verso la sostenibilità – sempre che abbia senso parlare ancora di sostenibilità – non ci porterà al traguardo di un equilibrio con la Natura fino a quando non saremo in grado di rigenerare un pensiero ecologico capace di modificare le abitudini del genere umano, a partire da quelle dei paesi e delle società più ricche e avanzate. Sebbene questa tesi possa apparire paradossale e antistorica l’autore – citando i potenti messaggi di Papa Francesco – è convinto che un equilibrio sostenibile fra Homo Sapiens e Natura potrà essere più efficacemente ristabilito grazie a una nuova Cultura ecologica che non attraverso il dominio di Scienza e Tecnologie, perché narrazione, racconto, miti, e creatività artistica sono – da millenni – assai più efficaci nel conformare la nostra mente dei dati statistici e alfanumerici di cui oggi possiamo disporre illimitatamente. Franz sostiene che vivere in maniera più equilibrata, parsimoniosa e sobria, è l’unica risposta possibile alla crisi climatica e al pericolo dell’estinzione di massa degli umani e di tante specie animali e vegetali. La transizione culturale ad una vita ecologicamente orientata è assai più necessaria – per quanto infinitamente più complessa – di qualsiasi necessaria innovazione tecnologica. In definitiva, il messaggio principale del libro – che si conclude con un’esortazione di inaspettato lirismo – è che solo la Cultura e il racconto di un diverso modo di vivere potranno salvare la nostra vita sul Pianeta. Il libro non poteva non affrontare il concetto precipuamente occidentale di sviluppo, assente nelle culture di molte altre civiltà del passato, alcune ancora viventi. Sviluppo e progresso – insieme all’errore epistemologico cartesiano disvelato dai grandi pensatori del postmodernismo – sono i concetti cardine attraverso il cui trionfo il pensiero occidentale ha imposto a tutti i popoli del Pianeta il modello di conquista e di sfruttamento dello spazio terrestre e di quello extra-terrestre, l’estrazione illimitata delle risorse, lo mortificazione dei più deboli e la sottomissione al dominio economico di ogni aspetto della vita. L’autore, forte di una pluriennale esperienza in molti paesi del Sud del Mondo, avanza una critica radicale all’egemonia dell’utilitarismo che, se ha creato per alcune società dell’emisfero settentrionale un benessere materiale mai prima conosciuto, ha prodotto anche dipendenza, sottosviluppo e devastazioni ambientali senza fine. Per questo Giangi Franz, come tutti chiamano l’autore, rilegge teorie economiche minoritarie e oggi dimenticate anche negli studi universitari, travolti dall’enorme mole di articoli usa e getta prodotti dal grande business dell’editoria scientifica globale. Il libro, infatti, ripropone sinteticamente i concetti chiave formulati da studiosi come il domenicano francese Padre Lebret, il rumeno Georgescu-Roegen, i tedeschi Gunder Frank o Ernst Friedrich Schumacher e il suo insuperato concetto di “piccolo è bello”.
RiMe. Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, 2017
The booklet 1/I n. s. (December 2017) entitled "Humanities, from the production of new knowledge to dissemination and return", edited by Giovanni Sini, analyses different national and international experiences of circularity of the knowledge. Experiences that start, mostly but not only from the world of research, after they have produced new knowledge, for dissemination purposes. In some cases, a specific discourse on enhancement and the protection of cultural heritage is carried out. Theoretical/operational methodologies have been investigated on how to “go beyond” Humanities in general, thanks to disciplines such as Public History, Digital Humanities, the so-called new technologies and the Virtual Reality. The proposed experiences come from both the academic and entrepreneurial fields with different users: generic, academic and educational