Guardando a levante.Pittura post-bizantina nel Meridione d'Italia ed altri fatti adriatici (original) (raw)
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Pittori e pitture tra l'Italia e le province occidentali
Renate Thomas (Ed.), Local Styles or Common Pattern Books in Roman Wall Painting and Mosaics, Panel 3.22, Archaeology and Economy in the Ancient World 22 (Heidelberg, Propylaeum ) 15–28. DOI: https://doi.org/10.11588/propylaeum.777, 2021
2010
Già a partire dalla prima metà del novecento, ma soprattutto nel corso degli ultimi vent'anni affreschi dipinti parietali su intonaco di (supposta) origine minoica sono stati ritrovati in un discreto numero di siti palaziali nel Vicino Oriente. La maggior parte di questi dipinti è stata considerata di fattura o di ispirazione minoica, e spesso considerata opera di artigiani itineranti operanti a livello internazionale . I ritrovamenti più recenti, insieme alla rianalisi del contesto cronologico di alcuni di questi dipinti, sembrano però rendere necessaria una revisione delle teorie proposte in una prima fase (Niemeier). Secondo l'ipotesi inizialmente proposta da Niemeier e Niemeier (1991), i primi ad occuparsi estensivamente della relazione cronologica e culturale tra i diversi contesti di questi dipinti, tutti questi ritrovamenti andrebbero raggruppati in una sorta di macro-fase, corrispondente ad un momento avanzato del MB II, all'apice della circolazione di beni e idee lungo la vasta e ramificata rete commerciale Hyksos/Canaanita. La diffusione di questo genere di bene di prestigio viene quindi considerata come il prodotto di una "moda egeizzante" (Niemeier, 1998), già definita da Malcolm Wiener Versailles Effect sulla base del parallelo con la diffusione delle influenze architettoniche francesi nell'Europa del XVII Sec (Wiener, 1984). Seguendo Niemeier, la possibilità di avvalersi dell'opera di artigiani cretesi costituirebbe, di fatto, uno status display del prestigio di Re e Principi vicino-orientali, e questo aspetto starebbe all'origine del mito ugaritico della dea Anat, inviata per la costruzione del palazzo di Ba'al a Kptr (identificata con Creta, Vandersleyen, 1999), dove aveva una delle sue sedi il dio artigiano Kothar Wa Khasis (Niemeier, 1991(Niemeier, , 1998. Tuttavia il testo in questione è databile soltanto al XIV sec a.C., ed è impossibile determinare se possa effettivamente riflettere con precisione gli echi di una situazione lontana svariati secoli, senza contare che il riferimento è comunque ad una divinità canaanita e non minoica, che è detta avere più di una sede oltre a Kptr, tra cui la stessa Menfi, in Egitto Bietak, 2007). Per quanto riguarda la cronologia assoluta di questo "periodo minoicizzante"altri dubbi sorgono dal fatto che le datazioni radiometriche dai siti in questione sono assenti o confuse (Bruins, 2007), e non tutti i livelli in questione possono essere "agganciati" con certezza ad una cronologia storica indipendente (Bietak, 2007). La periodizzazione utilizzata da Niemeier sembra in effetti "aggiustata" intorno alla cosiddetta "Aegean Long Chronology" (Manning, 1999, , basata principalmente sulle datazioni radiometriche raccolte negli ultimi 15 anni dall'isola di Thera, e che fissa l'eruzione del vulcano (ed il TM I A maturo) a ~1628 Cal BC. Il presupposto fondamentale di questo "aggancio" cronologico consiste nella supposizione, basata sulla straordinaria somiglianza tra alcuni dei dipinti vicino-orientali e quelli di Thera, che tutti i dipinti ritrovati nei siti vicinoorientali fossero stati realizzati in un periodo corrispondente al TM I A, che la cronologia egea "lunga" situerebbe tra ~1700 e ~1600 Cal BC. Questa ricostruzione però non sembra reggere al confronto aggiornato tra le sequenze delle diverse cronologie relative, né al confronto con la cronologia "tradizionale" su base storico/archeologica (Bietak, 2004), nonostante numerosi tentativi effettuati per conciliare le diverse sequenze, in primis da , 2006b, Manning et al. 2002, 2005. In particolare è ora praticamente certo che i dipinti in questione non sono contemporanei tra loro, non presentano tutti le stesse caratteristiche, né sono verosimilmente opera di botteghe (e tradizioni) simili. I dipinti di Alalakh (livello VII) furono realizzati in un momento anteriore alla caduta della città ad opera di Hattushili I (1628 o 1575/64 a seconda della cronologia utilizzata) e questo significa che vennero realizzati tra 60 e 150 anni prima di quelli di Tell el Dab'a/'Ezbet Helmi. Altri dipinti di possibile fattura egea sono inoltre venuti alla luce nel più recente strato IV di Alalakh , in un livello che ha restituito anche contesti contenenti ceramiche cipriote del tipo Red Lustruous Wheel Made (RLWM), White Painted (WP) VI, White Slip (WS) I e II, Base Ring (BR)
Il Medio oriente e l'Occidente nell'arte del XIII secolo, Atti del XXIV congresso int. di Storia dell'arte (Bologna, 10-18 settembre 1979) a cura di H. Belting, vol.2, Bologna 1982, pp. 181-191., 1982
Editrice Bol og na York, s.d. (ma 1960). 2 Leonis marsicani et Petti diaconi Chronica monasterii Casinensis, ed. W. Wattenbach, MGH, Ss, VII, Hannoverae 1846, in part. dalla p. 719. Sulla Monie cassino desideriana cfr. adesso, con bibl. completa: M. D'Onofrio · V. Pace, Cam pania (Italia romanica 4), coediz. Zodiaque-Jaca Book, in corso di stampa. 3 Al proposito di questi avvenimenti H. Belting ( By:z:antine Art among Greeks and Latins in Southern ltaly, in « Dumbarton Oaks Papers » XXVIII, 1974, pp. 1-29 ) ha usato l'efficace espressione di « ironia della storia ». Lo studioso tedesco anticipa tuttavia inavvertitamente al 1067 la resa di Bari. 4 Oltre alle pagine introduttive dell'opera del Gay (cit. alla nota 1) possono utilmente leggersi quelle sintetiche e precise del recente studio di J. Décarreaux: Normands, papes et moines. Cinquante ans de conquétes et de politique religieuse en Italie méridionale et en Sicilie (Milieu du Xle siécledebut du Xlle), Paris 1974. Sugli aspetti istituzionali della dominazione bizantina dr. soprattutto \' . von Falkenhausen Untersuchungen iiber die by:z:antinische Herrschaft in Suditalien vom 9. bis. 11. Jahrhundert, Wiesbaden 1967, adesso anche in ed. it.: La domina zione bizantina nell'Italia meridionale dal IX all'XI secolo, Bari 1978. s � d'altronde noto che le relazioni fra le due chiese proseguirono: dr. S. Runciman, The eastern Schism, Oxord 1955, in part. alle pp. 56-57. Cfr. anche
2020
Atti del convegno internazionale Ferrara 6-8 giugno 2019 Il Pittore delle Rondini, artigiano probabilmente emigrato dalla Ionia all’Etruria meridionale, è una figura importante della ceramografia etrusco-corinzia dell’Orentalizzante Recente. Questo breve articolo mira ad analizzare il fenomeno di ibridazione del repertorio iconografico delle sue creazioni occidentali, focalizzandoci in particolare su una figura di uccello antropocefalo ben nota recata dalla coppa eponima conservata a Roma nel Museo nazionale etrusco di Villa Giulia. The Swallow Painter, a craftsman who probably emigrated from Ionia to southern Etruria, is an important figure in the Etrusco-Corinthian vase painting during the late Orientalizing period. This short article aims to analyze the phenomenon of hybridization of the iconographic repertoire of his western creations, focusing especially on a well-known anthropocephalic bird figure depicted on the eponymous cup preserved in Rome in the Museo nazionale etrusco di Villa Giulia.
Studies on the Value of Cultural Heritage IL CAPITALE CULTURALE eum Rivista fondata da Massimo Montella, 2019
Pietro Zampetti (1913-2011), giunto alla Soprintendenza alle Gallerie delle Marche, promosse la prima indagine tematica del patrimonio locale, rileggendo la tradizionale lettura per scuole pittoriche sotto il denominatore della “cultura adriatica”. Il tema, valicando gli storici confini territoriali fra il Montefeltro e la Marca di Ancona, ha offerto una chiave interpretativa unitaria e perdurante nei secoli. Questo studio, condotto su un’attenta indagine documentaria, presenta prime considerazioni per un’edizione critica della “Mostra delle Pittura Veneta nelle Marche” del 1950, ponendo l’evento in relazione con la storia della Pinacoteca civica di Ancona e nel cotesto delle mostre di ricognizione post-belliche. When Pietro Zampetti (1913-2011) became the director of the Galleries of the Marche he promoted the first thematic study of local heritage, examining the traditional reading on the denominator of the culture of the Adriatic. Crossing the historical territorial boundaries, the theme have offered an unusual interpretative key. This study, conducted on a careful and well documented survey, presents the first considerations for a critical edition of the “Mostra della Pittura Veneta” in the Marches of 1950, placing the event in relation with the history of the civic art gallery of Ancona and in the context of post-war reconnaissance exhibitions.