Dalla democrazia sociale al neoliberismo (original) (raw)
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Neoliberismo tecnoscienza e democrazia al tempo del Covid
Sbilanciamoci, 2020
Questo saggio affronta i dilemmi dell'expertise nel dibattito pubblico italiano sul Covid19, ancora confinato su quello che la sociologia della scienza chiama "modello del deficit", che fa sorgere due populismi scientifici simmetrici: populismo dall'alto - l'esperto assoluto dello star system - e populismo dal basso - il negazionismo complottista. E' da un'assenza di strumenti di dibattito democratico che tali tendenze emergono, in un contesto in cui scienza e tecnologia sono sempre più dentro le logiche neoliberali d'innovazione. Al contrario di quanto fa intendere il senso comune neoliberista, scienza e tecnologia non sono autonome dai rapporti di potere che informano la società. Per evitare derive tecnocratiche o populiste nella gestione della crisi Covid, occorre democratizzare entrambe.
Rifacendosi quasi per intero alle lezioni di Foucault (1977-78 e 1978-1979), il testo presenta il pensiero dei principali filosofi ed economisti che hanno ispirato il liberalismo e il liberismo prima e il neoliberalismo e il neoliberismo, analizzandone convergenze e contrasti. Si sofferma inoltre sulla ricostruzione storica dell'influenza ordoliberale (declinazione tedesca del neoliberalismo) sull'europa contemporanea.
Introduzione: la ritirata del neoliberismo?
2012
Abstract The article introduces the new issue of the journal. It discusses what reasons may explain the fact that austerity measures are increasingly criticised by vast numbers of economists while they are still endorsed by all EU institutions.
Neoliberalismo e democrazia a sovranità limitata
Jura Gentium: Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, 2020
Neoliberalism is generally associated with the objective transformations that overwhelmed the policies in force in Europe from the second postwar period to the early seventies. The thesis of the present article is that neoliberalism, however, is primarily a political project. Therefore, it is appropriate to emphasize the model of political rationality that inspires it: fostering a limited sovereignty democracy model in which democracy is placed at the service of the development and profit needs of capital regardless of their social consequences.
Note sul neoliberismo autoritario
In un frammento spesso citato dei Quaderni del carcere, Antonio Gramsci delineava la sua famosa definizione di una "crisi di egemonia": Se la classe dominante ha perduto il consenso, cioè non è più "dirigente", ma unicamente "dominante", detentrice della pura forza coercitiva, ciò appunto significa che le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali, non credono più a ciò in cui prima credevano, ecc. La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati. (Gramsci, /1975
La crisi neoliberista e un nuovo modello di sviluppo
Novembre 30, 2011 @ 5:12 pm -Scitto da admin per Nuovi assetti del capitale, Politiche fiscali e di bilancio, Primo Piano, Pubblico versus privato | 4 Commenti Sembra che il consistente aumento del debito pubblico, seguito alla socializzazione delle perdite private prodotte dalla recente crisi, sia diventato negli ultimi tempi il principale problema di molti paesi occidentali (in particolare, dell'area Euro). Molti commentatori sostengono che per uscire dalla crisi sono necessarie politiche economiche di "austerità". Altri, invece, che le politiche restrittive causeranno una grave recessione (e un peggioramento dei conti pubblici). Esistono, quindi, posizioni alternative rispetto agli interventi di politica economica da intraprendere per contrastare la crisi. Da una parte, infatti, la spiegazione dei fatti recenti come una "crisi finanziaria" (con "effetti reali"), dovuta al fallimento di aspetti specifici dei mercati finanziari, potrebbe suggerire una soluzione "tecnica" dei problemi emersi, per continuare a percorrere la strada neoliberista "una volta riparate alcune buche"; dall'altra parte, l'inquadramento degli attuali problemi come il risultato di una "crisi sistemica" dovuta a "cause reali" (con "effetti finanziari" che hanno prima posticipato e poi amplificato la crisi) dovrebbe invece condurre ad un cambiamento radicale volto alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo.
Neoliberismo e nuove tecnologie
Prefazione all'edizione italiana di "Biolavoro Globale. Corpi e nuova manodopera" di Melinda Cooper e Catherine Waldby, tradotto da Angela Balzano per la DeriveApprodi, Roma, 2015. Info e recensioni: http://www.deriveapprodi.org/2015/02/biolavoro-globale/
Breve storia del neoliberismo - Harvey
Dopo la II Guerra Mondiale, bisognava raggiungere un compromesso di classe tra capitale e lavoro per assicurare la pace all'interno delle nazioni, e la soluzione era una commistione di stato, mercato e istituzioni democratiche che prese forma negli accordi di Bretton Woods. Il libero scambio delle merci era incoraggiato nell'ambito di un sistema di tassi di cambio fissi ancorato alla convertibilità in oro del dollaro. Il sistema poggiava sulla protezione della potenza militare americana. Si faceva ampio uso delle politiche fiscali e monetarie di stampo keynesiano e oggi ci si riferisce a tale organizzazione come "embedded liberalism", che indica come intorno ai processi di mercato esistesse una trama di restrizioni sociali e politiche. Negli anni '50 e '60 il sistema garantì alti tassi di crescita nei paesi a capitalismo avanzato, grazie alla disponibilità degli USA a gestire i deficit con il resto del mondo e ad assorbire gli eccessi di produzione. Alla fine degli anni '60 l'embedded liberalism entrò in crisi -ovunque crescevano disoccupazione e inflazione, arrivando a una fase globale di stagflazione. I dollari avevano invaso il mondo e gli USA non avevano pi controllo su di loro, così nel '71 i tassi d cambi fissi furono abbandonati. A quel punto nacque un dibattito tra fautori della socialdemocrazia e della pianificazione centralizzata e gli interessi di coloro che si preoccupavano di liberare il potere delle aziende e ristabilire libertà di mercato. Prevalsero gli interessi del secondo gruppo. Il malcontento generato da inflazione e disoccupazione portò alla convergenza dei movimenti dei lavoratori e i movimenti sociali urbani -le classi dominanti sentivano il pericolo di una svolta socialista, le classi alte dovevano muoversi con decisione se non volevano essere annientate politicamente ed economicamente. Per Dumènil e Lèvy la neoliberalizzazione è fin dall'inizio un progetto mirante alla restaurazione del potere di classe, infatti, dopo l'attuazione delle politiche neoliberiste le % di reddito nazionale percepita dall'1% pi ricco crebbe vertiginosamente, non solo in Usa ma anche in Gran Bretagna e in seguito in Russia, nell'Europa dell'est e in Cina.