Trattati/ritratti. Prospettiva romana e prassi internazionale nei primi due trattati tra Roma e Cartagine (original) (raw)
Studi sull’Oriente Cristiano 25.2 (Rivista Scientifica Internazionale Classe A) - supplemento 6 (2021), 2022
Giovanni Brandi Cordasco Salmena traccia in questo saggio un’acuta disanima della natura delle relazioni diplomatiche sia nel Mediterraneo antico sia nel vicino Oriente, dimostrando come Roma, muovendosi a sua volta secondo le stesse logiche delle potenze che la precedettero, in linea di massima abbia esercitato nei confronti delle comunità assoggettate modalità di dominio diverse: dall’assimilazione dei vinti, a forme di potere diretto e indiretto, per il tramite di alleanze a loro volta di portata differente. Da questo punto di vista il confronto con le principali πόλεις greche e la considerazione dei rapporti di queste con le popolazioni autoctone con le quali esse vennero in contatto durante le fasi della colonizzazione, permette all’Autore di evidenziare assonanze e dissonanze nel campo della diplomazia. Vediamo in sostanza applicato in tutto il Mediterraneo antico, come base delle relazioni pubbliche e private, quel paradigma, che Marcel Mauss nel 1924 definì felicemente come “l’etica della reciprocità”, a proposito della tematica del dono nei diversi ambiti disciplinari. Cercando di semplificare, possiamo dire che la reciprocità regolò nel mondo antico diversi meccanismi di scambio, sia nei rapporti interpersonali che nelle relazioni interstatuali, al fine di garantire forme di cooperazione e accordi tra le parti. Anche se le alleanze dei Greci il più delle volte si rivelarono delle tregue inefficaci, l'etica della reciprocità comunque regolò il sistema di relazioni interpersonali e interstatuali tra loro ed i propri alleati, così come lo vediamo applicato successivamente tra Roma ed i popoli sottomessi, e, più in generale nelle scelte di politica estera. Partendo da queste premesse di base l’A. sottolinea come le dinamiche diplomatiche del Mediterraneo e del vicino Oriente si siano fondate su questi imprescindibili criteri formativi e come siano stati in particolare i Greci, tramite la colonizzazione, a diffondere modelli già da tempo solidamente radicati. A questi stessi modelli fece poi riferimento Roma, come dimostrano, in particolare, i cinque trattati stipulati con Cartagine fra il 509 e il 278 a.C. (trascritti e tradotti dal greco nell’Appendice finale), la cui approfondita analisi, alla luce dei concetti di philia e xenia, rappresenta in fine dei conti il focus principale di questo saggio, caratterizzato da un taglio storico, ma anche giuridico, solidamente documentato e contraddistinto da un accurato vaglio della bibliografia moderna, ma anche delle fonti antiche, che vengono citate e discusse nelle numerose e corpose note, a cominciare da Omero ed Esiodo, per arrivare a Erodoto e Tucidide. Dal riesame di questi famosi documenti emerge che mentre i primi, i trattati del 509 e del 348, ma presumibilmente anche quello del 343, sembrano contenessero clausole puramente di tipo “commerciale”, le quali presuppongono relazioni interstatali basate sulla philia, il trattato del 306, e di riflesso anche quello del 278, fanno già riferimento a una delimitazione delle sfere di espansione tra potenze, secondo il precedente rappresentato dal caso sannita. In definitiva, l’attenta riflessione sul contenuto dei cinque trattati consente all’A. di giungere a una soluzione conciliante, secondo cui il principio alla base delle relazioni diplomatiche nel Mediterraneo antico sarebbe stato quello di una coesistenza di principi di reciprocità e di dono, senza che ciò abbia potuto impedire talora esiti diversi e addirittura drammatici, come dimostra la decisione di procedere alla distruzione di Cartagine nel 146 a.C. Gian Luca Gregori
2019
This presentation refers to a conference held at the Fondazione Civiltà Bresciana in April 2019 and illustrates some aspects of the activity of Cristoforo Sorte (Verona 1506/10 - Venice 1594), painter, cartographer and architect, with reference to his relations with the Brescia's artistic environment in the years between 1549 and 1556. Years in which the skills he developed in contact with Giulio Romano, the relationships he witnessed with the Campi brothers and then with the Rosa brothers could have led Sorte to contribute to the diffusion of the techniques that started the perspeptic illusionism in Lombard painting of the sixteenth century.