Riferimenti scritturali e teologia islamica nel Documento di Abu Dhabi (original) (raw)
2020, Rivista di Teologia dell'Evangelizzazione
L'esortazione conclusiva del Documento di Abu Dhabi è che divenga oggetto di riflessione e studio sia all'interno delle singole comunità religiose, sia al di fuori dei limiti confessionali, «tra tutte le persone di buona volontà». L'intenzione di essere testo di ispirazione per un pubblico così diverso determina la possibilità di diverse letture che ciascuna comunità può assegnargli. All'interno del mondo musulmano europeo la reazione al Documento è stata in grande maggioranza positiva. L'istituzione di cui è rap-presentante l'imam al-Tayyeb, ovvero l'Università al-Azhar del Cairo, è uno dei più importanti centri dell'ortodossia sunnita-sebbene fonda-ta nel X secolo dal califfato sciita-e tuttora da alcuni riconosciuta come «l'Università più prestigiosa del mondo islamico». L'imam Ahmad al-Tayyeb è il Grande Imam di questa Università, che oltre ad essere la carica ufficiale religiosa più importante dell'Egitto sunnita è considerata espressione vivente del pensiero teologico e giuridico sunnita. Pochi giorni dopo la firma del Documento, il Consiglio Europeo dei saggi musulmani (EuLeMa) ha espresso «profonda gratitudine» per «i precisi richiami menzionati nel Documento alla libertà, giustizia, dialogo, alla protezione dei luoghi di culto, alla cooperazione tra Oriente e Occidente, alla condanna del terrorismo, al valore e alla dignità della famiglia, della donna, dei bambini e dei poveri». Recentemente, inoltre, è stato pubblicato il documento Una fratellanza per la conoscenza e la cooperazione, un commento sul Documento di Abu Dhabi, nato per iniziativa dell’associazione italiana Coreis, firmato da 22 leader musulmani internazionali e di diverse denominazioni, nel quale si definisce il Documento: «Un evento istituzionale senza precedenti nella storia delle relazioni tra cristiani e musulmani», osservando che la direzione futura del dialogo interreligioso debba perciò muovere «verso il riconoscimento della legittimità e la provvidenziale diversità di rivelazioni, teologie, religioni, lingue e comunità religiose».