F. D'Alfonso. Koma degli dei e degli uomini, Museum Helveticum (original) (raw)

F. Siddi, scheda: Scultore della Germania meridionale, Madonna col Bambino, secondo quarto del XIV secolo, Olivone, Museo Ca’ da Rivöi della Fondazione Jacob Piazza

in Legni preziosi. Sculture, busti, reliquiari e tabernacoli da Medioevo al Settecento nel Cantone Ticino, catalogo della mostra (Rancate, 2016-2017), a cura di E. Villata, Cinisello Balsamo, 2016

GLI UOMINI DELLA FOLLA DI DOSTOEVSKIJ. SENZA DIMENTICARE HOFFMANN E POE (1993)

Il n'est pas donné à chacun de prendre un bain de multitude: jouir de la foule est un art; et celui-là seul peut faire, aux dépens du gene humain, une ribote de vitalité, à qui une fée a insufflé dans son berceau le goùt du travestissement et du masque, la haine du domicile et la passion du voyage (C. Baudelaire, Le spleen de Paris) S u legami, affinità e contatti esistenti tra Fedor Dostoevskij, Charles Baudelaire, E. T. A Hoffmann ed Edgar Allan Poe non sono il primo a intervenire. Considero legittimo e opportuno tornare su questi rapporti per affrontare un tema strettamente legato al concetto di modernità, rispetto al quale lo scrittore russo si avvicina molto a questi altri autori. Tema che non si esaurisce negli ambiti del fantastico, del perverso, del malvagio o del doppio, privilegiati daì ricercatori e già ampiamente esaminati, ma che merita un'attenzione autonoma per la portata che assume nella sua opera. Intendo l'artificio della folla, il suo rapporto con la città, con la creatività, con il singolo, che questi scrittori hanno trattato in modo originale e determinante, superando di gran lunga il concetto tradizionale di folla come massa informe che funge da sfondo storico, sociale o coloristico all'azione. Quel manzoniano "miscuglio accidentale di uomini, che, più o meno, per gradazioni indefinite, tengono dell'uno e dell'altro estremo" (Manzoni 1842: XIII), prestandosi a fare la storia, o a farsi guidare in questa funzione, senza esserne sempre del tutto coscienti.'

Review: L’ uomo della croce: l’immagine scolpita prima e dopo Donatello (Padova, Museo Diocesano, 14 settembre - 24 novembre 2013), a cura di Carlo Cavalli e Andrea Nante, Verona, Scripta Edizioni, 2013, in "Il Santo", 54.2014, 1, 218-220.

Il Mulino di Amleto - Giorgio de Santillana, Hertha von Dechend

Il mulino di Amleto è uno di quei rari libri che mutano una volta per tutte il nostro sguardo su qualcosa: in questo caso sul mito e sull’intera compagine di ciò che si usa chiamare «il pensiero arcaico». Cresciuti nella convinzione che la civiltà abbia progredito «dal mythos al logos», «dal mondo del pressappoco all’universo della precisione», in breve dalle favole alla scienza, ci troviamo qui di fronte a uno spostamento della prospettiva tanto più sconcertante in quanto è condotto da uno dei più eminenti illustratori del «razionalismo scientifico»: Giorgio de Santillana. Proprio lui, che aveva dedicato studi memorabili a Galileo e alla storia della scienza greca e rinascimentale, si trovò un giorno a riflettere su ciò che il mito veramente raccontava – e capì di non aver capito, sino allora, un punto essenziale: che anche il mito è una «scienza esatta», dietro la quale si stende l’ombra maestosa di Ananke, la Necessità.