Saggio finale il COVID 19 e il ritorno della geografia (original) (raw)
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La geografia dei nuovi lavori. Chi va, chi torna, chi viene
Feltrinelli, 2015
Come si muovono i giovani in epoca di crisi economica? Quali sono le direttrici degli spostamenti per lavoro che attraversano l’Italia? Negli ultimi anni la mobilità degli italiani è cresciuta: sempre più giovani sono disposti a oltrepassare le frontiere per trovare un lavoro all’estero e sempre più meridionali sono disposti a trasferirsi dal Sud al Centro-Nord. Nel frattempo, sono sempre meno gli stranieri che scelgono di arrivare nel nostro paese e sempre di più quelli che decidono di lasciarlo. La crisi ha modificato le traiettorie, introdotto nuove mete e nuovi soggetti. L’intento di questo libro è quello di ricostruire la mappa dei flussi che attraversano l’Italia: dall’Italia verso l’estero, dall’estero verso l’Italia e all’interno dei confini nazionali.
Contemporanea, 2013
Secondo il sondaggio Istat 2012 sulla popo-lazione omosessuale nella società italiana, il 55,9% delle persone intervistate si di-chiara d'accordo con l'affermazione «se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero meglio accettati» 1. Al di là dei commenti che una tale affermazione può generare, penso che essa possa essere l'occasione per interrogarsi su una dimensione che molto spesso viene trascurata o, meglio ancora, data per scontata: la dimensione spaziale. Ho fatto il mio coming out qualche anno fa. Non che me ne vergognassi, ma avevo paura che in qualche modo questo potesse influenzare i miei rapporti con le persone con le quali portavo avanti progetti accade-mici e militanti. Non lo tenevo segreto ma cercavo di mantenere una certa ambiguità. Poi alla fine ho deciso che dovevo esserne fiera, che in qualche modo io ero un sog-getto eccentrico che poteva portare un punto di vista diverso. E così ho cominciato a dirlo a tutti e tutte: sono una geografa. Le mie ri-cerche non si inseriscono in sociologia, an-tropologia, storia, letteratura e nemmeno in psicologia o sociolinguistica, tutte discipline che godono di una certa legittimità all'interno degli studi di genere e lgbtiq. La geografia, invece, non viene quasi mai presa in considerazione come disciplina che possa offrire un contributo alla teoria. Forse perché quando dici «geografia», le prime immagini che sorgono nella testa di chi ti sta di fronte sono quelle di fiumi, mari e carte geografiche. Questo, però, non è dovuto alla disciplina in sé ma piuttosto a una certa tradizione di insegnamento (in Italia) e di trasmissione della conoscenza. Su questo punto tornerò dopo. Adesso in-vece riprendiamo la ricerca dell'Istat. Mi pare chiaro che la discrezione di cui parla l'affermazione si riferisca alla visibilità. La frase, espressa in altre parole, suonerebbe più o meno così: «Se le persone omosessuali non esternassero il proprio orientamento sessuale nello spazio pubblico attraverso atteggiamenti evidentemente lontani dalla norma eterosessuale, sarebbero più facili da digerire». Questo va di pari passo con l'idea che la sessualità debba essere esternata e vissuta solo nella sfera del privato, nell'ar-madio (altra metafora spaziale...), ovvero in spazi chiusi ad essa dedicati, come la casa o al limite alcuni spazi del consumo come bar e discoteche lgbt, saune e tutti quei luoghi che portano il marchio «gayfriendly». Verrebbe qui da chiedersi come mai coppie di uomini e donne che passeggiano per le vie della città spingendo una carrozzina, oppure due novelli sposi che si fanno foto-grafare in un parco il giorno «più bello della vita», o ancora due adolescenti (si intenda ragazzo e ragazza, ovviamente) che si ba-ciano allacciando il lucchetto dell'amore Rachele Borghi «Hai detto geografia?»: dell'intricato rapporto tra studi lgbtiq e spazio
Geopolitica e Covid-19 Una sfida sul terreno narrativo
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