Nuovi contributi sulla natura morta napoletana. Nicola Massa Recco e altre questioni (original) (raw)

A margine di una natura morta di Giuseppe Recco: proposte di datazione di alcuni soffiati veneziani. Cristina Tonini

. In Il vetro in età protostorica in Italia,Adria, Atti .AIHV Comitato Italiano XVI Giornate Nazionali di Studio sul vetro., 2012

Giuseppe Recco’s (Napoli 1634-Alicante 1695) still life commissioned by the count Santisteban, Francisco de Benavides, signed Recco.F. 1679”, in the Seville Foundation Medinaceli, is an interesting tool to study the baroque Venetian glassware. Among the blown glasses depicted are :- a “nef” ewer (in a form of a boat), particularly interesting and to propose a datation to the XVII century for this kind of vessel, usually in the past ascribed to the middle of XVI century;- a vase in a grape shape, probably used to contain wine;-a covered bowl sometimes used as a container for small bottles for wine as documented by contemporary archives sources.a vase with sprouts and lion prunts a type that was in production from the last decades of XVI century.- a goblet with yellow flowers stem.

Raschiate dal fondo: nature morte (viventi) di Alessandra Carnaroli e Anne Imhof

antinomie.it, 2021

Raschiate dal fondo: nature morte (viventi) di Alessandra Carnaroli e Anne Imhof antinomie.it/index.php/2021/11/12/raschiate-dal-fondo-nature-morte-viventi-di-alessandra-carnaroli-e-anne-imhof/ Nel Giudizio universale di Michelangelo San Bartolomeo regge in una mano il suo corpo sventrato, nell'altra lo strumento del suo martirio: un coltello. La veste di pelle che pende nel vuoto ha il volto di chi l'ha dipinto. Martirio e creazione si incontrano nel gesto dello scorticamento. Lo stesso gesto che si riconosce nella raccolta di Alessandra Carnaroli, appena uscita per Einaudi: 50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti. 50 sono le pelli che Carnaroli ci mostra in una mano e 50 sono gli oggetti acuminati che espone nell'altra mano. Nessun martirio, però, se non quello etimologico della testimonianza, dal tono pungente, dissacrante. Le pelli che pendono sono quelle di 50 donne, 50 desperate housewives-si legge nella quarta di copertina, 50 vivissime scorticate (come le sorelle della fiaba di Basile di recente messe in scena da Emma Dante), alle quali sono affiancati 50 strumenti quotidiani e potenzialmente letali.

'Giuseppe Recco, Natura morta con pesci e frutti di mare'', catalogo della mostra, Frascione Arte, Palazzo Corsini Firenze 2022

sulle spalle questo (e altro): beh, dinanzi al nostro quadro, assomiglia a una domanda retorica, addirittura oziosa. A cominciare dal fatto che in questo caso la stessa definizione di natura morta si stringe come una camicia di forza. La sottilissima orchestrazione di pesci, anguille, triglie, molluschi, calamari, ricci e ostriche che stiamo per presentare (Federico Zeri la vedeva accolta su una barca tra fiocine e retini) compone uno degli apici della pittura napoletana di fine '6oo al di qua, e oltre qualsiasi gabbia di genere. Anzi, è di fronte ad opere come questa che viene il sospetto che, intorno alla metà del secolo, a Napoli le migliori scoperte (nell'uso dei materiali e delle tecniche) siano avvenute proprio nel campo della natura morta. Fatto sta che nessuno dei virtuosi di tocco che si avvicendano sulla scena locale nel secondo trentennio del secolo, da Guarino a Cavallino allo stesso De Bellis, raggiungono mai una tale capacità di adoperare i colori-ora raggrumandoli, ora liberandoli e sfrenandoli per colature informali-piegandoli alle soluzioni più rare ed estreme. Da qui a concluderne che, eccettuato Giordano, i più ardimentosi e sperimentali napoletani del secondo '6oo siano quelli di natura morta, non è che un passo. Si può decidere o meno di farlo; ma certo non ci tireremmo indietro. Quanto alla storia recente. Le nature morte-paesaggio Il nostro Giuseppe Recco transitò sul mercato inglese negli anni 1960 e, nel decennio successivo, lo si sa felicemente rientrato a Firenze presso un amatore e collezionista dei più scelti. Fu pubblicato, come abbiamo anticipato, da un conoscitore di natura morta come il siciliano Bottari (1907-1967), lesto a riconoscere le matrici salienti della tela: una Mostra di pesci, fosforescente e vivace, di collezione privata, firmata in tutte lettere, nella quale, pur nell'assetto più dilatato della composizione e nel più arioso respiro, ritornano ancora puntualmente motivi dell'opera di Giovan Battista Recco. Son tutti quadri in cui le immagini staccano Un apice della natura morta napoletana

“Le necropoli del Pascolare”: nuova documentazione e rilettura critica dei dati

New archaeological data and elements from archives notes recently discovered and studied about the so-called “Necropoli del Pascolare”, Castel Gandolfo (Alban Hills, Rome), of the end of the Bronze Age beginning of the Iron Age, are introduced here. The authors are preparing a complete, critical publication of the evidence. Si presentano brevemente alcuni dati archeologici ed archivistici di recente acquisizione relativi alle necropoli del Pascolare, Castel Gandolfo (Roma), Bronzo Finale - prima età del ferro, periodo laziale I-II A-B, in corso di revisione e di studio.

Note a margine di un recente libro sulla Vita nuova

2020

Riassunto · A margine del recente libro di Stefano Carrai, Il primo libro di Dante. Un'idea della 'Vita nova', l'articolo torna su alcune questioni filologiche e interpretative cruciali nel libello, ribadendo la bontà delle scelte adottate nell'edizione necod del 2015. Parole chiave · Dante Alighieri, Vita nuova, Stefano Carrai, Filologia dantesca.