Benvenuto Cellini, "Rime". Edizione critica e commento a cura di Diletta Gamberini, Florence, SEF, 2014, 584 pages [index] (original) (raw)

Le «Rime» di Bernardo Cappello. Edizione critica a cura di I. Tani, Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, 2018

Bernardo Cappello (Venezia 1498 ca.-Roma 1560), member of one of the oldest patrician families of Venice, played an active role in the politics of the Venetian Republic, until his exile in 1540. After that, he became a collaborator and a protégé of cardinal Alessandro Farnese, who is one of the most significant figures of the century. Then he took refuge in Rome, where over the years he held varied appointments. Since his youth and in parallel with his political career, Cappello constantly devoted himself to humanistic studies and to rhymes production: pupil of Pietro Bembo, interlocutor of Giovanni Della Casa and close friend to Bernardo Tasso, the author is among the greatest exponents of the sixteenth-century Petrarchism. For the first time the critical edition of Rime by Bernardo Cappello is here given, namely the book of 353 compositions that the author elaborated on the pattern of Bembo’s directives, over a large period of time. In his book of poetry (canzoniere), through lyrical pieces, the author creates his own existential and biographical path. Regarding the evolution of the architecture of Cappello’s collection, four witnesses survived, in which we distinguish different phases: the first one is genetic and manuscript (Roma, Biblioteca Casanatense, 277), with addition of corrections that generally are close to the textual variants of the princeps; the second is the print of 1560 for the press of the Guerra brothers; finally, a further evolutionary stage is represented by two postillated prints. To these witnesses a rich miscellaneous tradition is added, which, for a large number of rhymes, restores the elaborative complexity through multiple genetic forms. Poems ousted from the ancient print, but part of the canzoniere in other phases of composition, are included in this critical edition.

Antonio Brocardo, Rime, edizione critica e commentata a cura di Antonello Fabio Caterino, prefazione di Daniele Santarelli, Roma, Aracne, 2017

COMPLETE BOOK http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788825508352 Antonio Brocardo è ricordato per essere entrato in polemica con Pietro Bembo, suscitando clamore e indignazione. Le fonti antiche sulla vita del Bembo lo descrivono come un folle intento a distruggere qualcosa che non riusciva bene a comprendere. Vitaliani lo definisce, nel titolo della sua monografia del 1902 (l'unica fino ad ora dedicata al poeta), “vittima del bembismo”. Eppure, già a partire da Croce, si cerca di ricostruire in maniera meno pregiudizievole la figura del poeta veneziano, considerando più da vicino i testi pervenuti. Questa nuova edizione mira finalmente – attraverso un solido apparato critico – a ricostruire l’opera del Brocardo e a fornire un adeguato commento.

recensione di: Tomaso da Faenza, Rime, edizione critica con commento a cura di Fabio Sangiovanni, presentazione di Furio Brugnolo, Ravenna, Longo Editore, 2016, in «Per Leggere», Anno XVIII, Numero 34 (2018), pp. 168-170.

Gregorio d’Arezzo, Rime. Introduzione, edizione critica e commento a cura di S. Finazzi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2017 («BITeS–Biblioteca Italiana Testi e Studi», IX) [edizione consultabile anche nel sito BITeSonline al seguente link: http://bitesonline.it/rime/].

2017

Gregorio d’Arezzo, frate, medico e fisico (XIV sec. in.–1365 ca.), epigono del suo illustre concittadino Guittone, è poeta che vanta una produzione meritevole di attenzione nel panorama, pure ad oggi ancora in buona parte da esplorare, dei rimatori minori del Trecento. Questo volume presenta la prima edizione critica dell’intero corpus di rime attribuitegli, tra le quali si segnalano canzoni indirizzate a figure di rilievo come Francesco Petrarca e Sennuccio del Bene, un poemetto allegorico in cinque canti rimasto fino ad oggi completamente inedito e due sonetti ritornellati. La sua produzione poetica si distingue per un rigoroso contenuto morale e non trascurabili spunti di specifico interesse storico-politico, sempre celati sotto un vivace, articolato e spesso arduo linguaggio figurato, all’insegna del trobar clus più oscuro.

Recensione a: Tomaso da Faenza, Rime, edizione critica con commento a c. di Fabio Sangiovanni, prefazione di Furio Brugnolo, Ravenna, Longo, 2016, 230 pp. («Memoria del tempo», 47), in «Carte Romanze», IV, 2, 2016, pp. 365-369

Tomaso da Faenza, Rime, edizione critica con commento a c. di Fabio Sangiovanni, prefazione di Furio Brugnolo, Ravenna, Longo, 2016, 230 pp. («Memoria del tempo», 47) Tomaso da Faenza è noto soprattutto come uno dei poeti in lingua di sí citati da Dante perché si erano elevati sopra i rispettivi volgari municipali, nel caso specifico i dialetti romagnoli: «Horum aliquos a proprio poetando divertisse audivimus, Thomam videlicet et Ugolinum Bucciolam, Faventinos» (De vulgari eloquentia I, XIV, 3). Il suo esile ma non irrilevante corpus poetico è ora finalmente leggibile in un'edizione critica e commentata affidabile dal punto di vista testuale (a differenza delle due edizioni di , tra loro complementari per le rime del nostro) e approfondita nell'esame stilistico, metrico e contenutistico.

Giovanni Della Casa, Poesie italiane e latine. Capitoli, Rime piacevoli, Rime, Carmina, a cura di Marco Leone, Quinto Marini, Matteo Navone, Massimo Scorsone, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2022

Il volume raccoglie per la prima volta, in un’edizione filologicamente controllata e ampiamente commentata, tutte le opere poetiche di Giovanni Della Casa, riunendo intorno alle sue celebri Rime la scrittura burlesca in volgare (Capitoli e Rime piacevoli) e la produzione latina dei Carmina. All’inizio del percorso si collocano i Capitoli, composti tra il 1533 e il 1536 nell’ambito dell’Accademia dei Vignaiuoli, un’esperienza creativa breve, in seguito ripudiata o elusa, dalla quale nacquero cinque ternari secondo la tradizione comica toscana. Di particolare spicco il Capitolo sopra il Forno, futuro bersaglio polemico di Pietro Paolo Vergerio. Intorno alla metà degli anni Trenta, accantonata la musa burlesca (ma non definitivamente, come provano le Rime piacevoli e alcuni Carmina), Della Casa comincia a scrivere le Rime, mentre compie i primi passi della sua carriera ecclesiastica sotto l’egida dei Farnese. Nel loro articolato percorso, che accompagnerà sino alla fine la non facile vicenda esistenziale dell’autore, le poesie italiane evolvono da canzoniere d’amore a canzoniere morale e spirituale che ha alla base l’ampio retaggio dei Rerum vulgarium fragmenta e delle Rime bembiane (modelli emulati in progressiva autonomia), la tradizione poetica volgare di tardo Quattrocento e di primo Cinquecento, nonché l’oratoria dei classici antichi, sentita come una lingua madre. Al centro vi è la canzone Errai gran tempo, che raccoglie le spinte innovative e inaugura una svolta nel segno del pentimento e della conversione, da cui nascono le ultime rime, l’espressione più alta della lirica italiana nell’età compresa tra Ariosto e Tasso, in una tensione che libera la poesia dalle secche del petrarchismo. Un classicismo illuminato da sprazzi di fede cristiana sottende anche i Carmina, specialmente quelli scritti tra il 1551 e il 1555, sul modello fondamentale di Orazio, ma anche di Virgilio, Ovidio e Catullo. Al nucleo delle sedici poesie incluse nella princeps dei Latina monimenta, si aggiungono qui i componimenti latini extra-vaganti, ordinati in una ben distinta Pars altera e, insieme a tutto il corpus, integralmente commentati e tradotti in italiano.

recensione di: Giovanni Boccaccio, Rime, edizione critica a cura di Roberto Leporatti, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, «Archivio romanzo», 26, 2013, in «Per Leggere», Anno XV, Numero 28 (2015), pp. 141-145.

2015

Rime, edizione critica a cura di R. Leporatti, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, «Archivio romanzo», 26, 2013 La cinquecentesca Raccolta Bartoliniana (Firenze, Accademia della Crusca, ms. 53; sigla Bart) è stata, per oltre un secolo, insieme croce e delizia della pratica editoriale intorno al corpus lirico di Boccaccio. In assenza di una silloge organica d'autore, la Raccolta -con il suo compatto spicilegio di cento sonetti, la metà circa dei quali (55) senza altra attestazione -ha dato corpo a un vero e proprio succedaneo di canzoniere. A dispetto di un vasto censimento della tradizione, l'importante testimone è assurto a codex optimus in tutte le edizioni delle rime di Boccaccio, inclusa quella critica di Aldo Francesco Massèra (Romagnoli-Dall'Acqua 1914), poi a fondamento delle successive edizioni curate da Vittore Branca (Laterza 1939, Liviana 1958, Mondadori 1992, offrendo una base testuale e formale apparentemente uniforme e corretta.