La psicologia maschile spiegata alle donne (original) (raw)
CAPITOLO 1-ELOGIO DEL FEMMINISMO Una delle cose più notevoli che ha fatto il femminismo è stata smantellare filosoficamente il concetto di universalità nelle scienze umane. Può sembrare che ogni discorso abbia un soggetto neutro, valido per tutti, ma in realtà dietro di esso si nasconde sempre una posizione specifica: quella della cultura elaborata dagli uomini, prevalentemente di sesso maschile. Una cosa non può infatti prescindere dal suo enunciatore. La scienza è l'esempio più lampante dell'universalismo e si difende mostrando come l'applicazione della tecnologia abbia apportato grandi benefici al mondo. Tuttavia bisogna chiedersi se questi benefici siano così reali: il mondo della tecnica è un mondo appiattito, che soffoca l'espressione delle differenze, non solo sessuali, ma anche di pensieri, sapori, sensazioni, ecc. Un mondo che per essere universale, non riesce a cogliere la valenza singolare delle cose. Questo libro vuole in realtà assumere una prospettiva soggettivistica. 1. Per una prospettiva soggettivistica Enunciare discorsi umanistici o teorie scientifiche senza collocarsi nello spazio e nel tempo, ripropone lo scenario in cui le cose erano assoggettate al patriarcato. Al contrario, relativizzando il soggetto enunciante, lo si cala in una prospettiva di "democrazia" del sapere. Per spiegarci meglio: affinché la psicologia sia una conoscenza viva (e non semplicemente intellettuale), è importante che i soggetti destinatari della conoscenza possano parteciparvi attivamente. Per l'epistemologia femminista, la verità è tale se c'è un coinvolgimento personale; in altre parole la rilevanza di qualcosa è soggettiva. Le ricerche femministe hanno sottolineato che l'approccio di un ricercatore maschio piuttosto che femmina, introduce delle pratiche, anche di pensiero, differenti. Secondo le tesi femministe insomma, il vero oggettivo si specchia nel vero soggettivo. Solo assumendo come riferimento la totalità della psiche umana è possibile difendersi dalla tendenza della tecnica di giustificare se stessa sulla base della sola possibilità di realizzarsi. La tecnica infatti sostiene che se è una ricerca è possibile, lo scienziato non deve farsi scrupoli nel realizzarla. La ricerca deve essere libera sì, ma gli effetti di tale ricerca devono essere vagliati alla luce di soggettività mature e consapevoli. Una scienza senza un pubblico di individui consapevoli è potenzialmente un pericolo. Il femminismo ha poi avuto il merito di porre al centro del dibattito filosofico e psicologico il corpo. Le parole hanno effetti sui corpi e i sintomi corporei sono come parole che dicono la verità sul soggetto. Il corpo è il confine tra mondo soggettivo e mondo oggettivo. Il corpo stesso, la sua biologia, si esprime secondo un codice di sintomi che nelle culture vanno a formare veri e propri aggregati simbolici aldilà del dominio individuale, che gestiscono i rapporti fra individuo e cosmo. Il corpo, antico progenitore di ogni individuo, diventa il crogiuolo dei cambiamenti della coscienza femminile su di sé e il mondo. Le tendenze aperte da questa rilettura dei saperi a partire dai corpi femminili e maschili sono molteplici e alcune addirittura contraddittorie. Un filone di studi femministi esplora i cambiamenti categoriali una volta assunto un corpo secondo la prospettiva medico-tecnologica. Quando le applicazioni mediche consentono quasi di dare avvio a una seconda evoluzione, dopo quella biologica (si vedano arti e protesi artificiali), ecco che i corpi non sono più immediatamente riconducibili alle categorie sociali del maschile e del femminile. Un corpo cyborg non è maschile o femminile: è qualcos'altro. Questa tendenza rispecchia come il rapporto fra individuo e società venga pensato in termini di reciproca influenza. Costruire identità, decostruire assunti e credenze, fare e disfare un'appartenenza alla categoria sociale di pertinenza delle caratteristiche sessuali prevalenti sono i temi che il femminismo secondo la prospettiva di genere ha indagato.