Il suffisso -ata denominale: dall’italiano antico all’italiano di oggi, "Studi di Grammatica Italiana" 38, 2019, 1-21 (original) (raw)

Elisabetta Magni (2008). Conservazione e innovazione nella morfologia derivazionale dell’italiano: analisi sincronica e diacronica del suffisso –aio. In: E. Cresti (ed.) Prospettive nello studio del lessico italiano. Atti del IX congresso SILFI, vol. II, 497-505. Firenze: Firenze University Press.

Questo lavoro ha per oggetto l'analisi dei processi di formazione di parola in cui interviene il suffisso italiano -aio, che forma nomi di agente, di luogo e di strumento a partire da basi nominali. Le descrizioni di tipo puramente sincronico incontrano difficoltà per ciò che attiene la semantica delle basi di derivazione e la polifunzionalità del suffisso. Ma la situazione si rivela ancora più complicata quando si considerano i dati diacronici, perché l'antecedente latino -arius ha dato origine ad un vasto insieme di forme, usate come aggettivi e come nomi, ottenute da basi aggettivali, nominali, avverbiali e anche verbali. L'obiettivo della ricerca è ricostruire i percorsi evolutivi del suffisso sia attraverso un riesame delle categorie dell'aggettivo e del nome nelle teorie dei grammatici antichi e dei tipologi, sia attraverso una rilettura dei meccanismi di selezione nella morfologia derivazionale del latino. Le conclusioni mettono in luce il ruolo della diacronia in alcune delle questioni che complicano l'analisi morfologica delle lingue indouropee moderne.

Il suffisso -ismo nel Ventennio fascista. Questioni storiche, semantiche, morfologiche.

La storia di -ismo è quella di un suffisso dotto di ampia circolazione europea, ricavato dal greco -ισμός attraverso la mediazione del lat. -īsmus; partito dal latino scolastico, il suffisso si radica dapprima in francese, quindi, a partire dal Settecento, nelle altre lingue europee (e in italiano soprattutto), accrescendo la propria produttività nel corso del XIX secolo, fino a raggiungerne l’acme nel Novecento. I repertori lessicografici confermano tale progressione, anche al netto della maggiore mole di materiale spogliato per gli anni a noi più vicini: il GRADIT, ad esempio, registra 41 formazioni in -ismo prima del Settecento, 114 fra Sette e Ottocento, 489 nell’Ottocento, 2.003 fra il Novecento e l’inizio del nuovo millennio.

I suffissi detoponimici nelle lingue italiana e serba

Italica Belgradensia, 2021

Il contributo tratta la derivazione deonomastica dai toponimi mediante suffissi, e nella ricerca vengono messi a confronto i suffissi detoponimici italiani con quelli serbi. Adoperando l'approccio contrastivo, si analizzano le differenze e i tratti paralleli morfologici e semantici, partendo dalla classificazione morfologica dei suffissati. Viene dimostrato che i suffissati detoponimici rappresentano un campo onomastico che non comprende soltanto gli etnici (romano, belgradese, parigino), ma anche altri derivati piuttosto produttivi nelle lingue confrontate (italianista, arabismo, slavistico). Comunque, i derivati etnici rimangono la parte più numerosa e, a loro volta, possono servire da base per ulteriori suffissi detoponimici (greco>grecizzare>grecizzazione). Il numero dei suffissi produttivi è limitato in entrambe le lingue, e più somiglianze si riscontrano nei suffissi "internazionali", di origine greca o latina.

Claudio Marazzini, Presentazione di G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, vol. I, Bologna, Accademia della Crusca - il Mulino, 2021, pp. XVII-XXXVI.

Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, 2021

Il primo tra i colleghi accademici della Crusca che mi invitò a esplorare la possibilità di una riedizione della Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti di Gerhard Rohlfs fu Giancarlo Breschi, un paio d'anni fa: eravamo nel cortile dell'Accademia; stavamo defluendo, lui ed io, con tanti altri, dalla grande sala delle conferenze, dove si era svolto un convegno. La proposta, nata quasi casualmente, mi colpì. Gli risposi promettendo che avrei verificato quale fosse la situazione legale relativa al possesso dei diritti dell'opera, che credevo ancora nella disponibilità dell'editore Einaudi. In seguito verificai che la situazione era mutata: i diritti per l'edizione italiana appartenevano ora alla Società editrice il Mulino. La condizione mi sembrò favorevole, e lo era davvero, come verificammo poi, e come del resto era prevedibile, perché il Mulino ha una tradizione invidiabile nel campo degli studi linguistici (si pensi, per restare in tema, alla Grammatica storica dell'italiano di Pavao Tekavčić), e inoltre i suoi rapporti con la Crusca sono particolarmente buoni, senza contare che non pochi accademici sono autori di opere uscite nelle varie collane del Mulino, e altri tra noi sono nella Direzione della rivista «Lingua e stile» o nel suo Comitato scientifico. Solo più tardi, a lavoro avviato, venni a sapere che l'idea di una ristampa della classica Grammatica storica di Rohlfs era stata coltivata anche in un progetto ideato da due validissimi e molto attivi colleghi che insegnano in università svizzere, Michele Loporcaro e Lorenzo Tomasin. Anzi, il progetto di questi studiosi era più ambizioso, perché prevedeva una sorta di aggiornamento o revisione della Grammatica. In ogni modo, per varie ragioni, il privilegio di collaborare fattivamente alla riproposta del manuale di Rohlfs è toccato all'Accademia della Crusca, grazie all'accordo per una riedizione comune siglato con l'editore di Bologna. Siamo onorati di ripresentare al pubblico un capolavoro della

Il suffisso verbale -yva-/-iva- in testi slavo-orientali dei secoli XI-XIV

Le lingue slave tra struttura e uso

The article focuses on the main uses of secondary imperfective verbs with the suffix -yva-/-iva- in Early East Slavic texts dated 11th-14th centuries. The verbs with this suffix are used in all different contexts where the imperfective verbal aspect is required. The examples from the texts show a more frequent occurrence of the verbal forms with the suffix in dialogues, that is in passages involving oral communication contexts. Only in the later centuries the suffix will also take the particular function of expressing the “iterative mode of action” (iterativnyj sposob dejstvija).

Una lezione di greco - Morfologia e lessico: la formazione delle parole e l'importanza dei suffissi.

Lezione di greco -Morfologia e lessico: la formazione delle parole e l'importanza dei suffissi «Una lingua, prima ancora di strutture grammaticali, è fatta di parole». (F. Roscalla, Arche Megiste. Per una didattica del greco antico, Pisa 2009) La capacità di scomporre una parola greca, quella di distinguere e di isolare in essa le varie componenti costitutive, rappresenta, per un ginnasiale, un aiuto non indifferente per lo studio della nuova lingua cui sta andando incontro.

I nomi propri come “fossili-guida” nello studio filologico-linguistico di un testo: il caso della Versione K del Devisement du Monde, atti della Giornata di Studi «Nomina sunt...? L’onomastica tra ermeneutica, storia della lingua e comparatistica», Venezia, 3-4 Marzo 2016, pp. 65-76

This paper aims to study the role of proper names within a philological and linguistic analysis, focusing on the Catalan Version (K) of Marco Polo's work. First, the paper mentions the main features of proper names; then, it offers a sketch of the textual tradition of the Devisement du Monde and introduces the case of K Version. Finally, it studies a series of proper names taken from K, whose graphic and phonetic form reveals the linguistic origin and history of the Catalan Version. Sommario 1 Preliminari. – 2 Caratteristiche dei nomi propri. – 3 La tradizione del Devisement du Monde e la Versione K. – 4 I nomi propri nell'analisi filologico-linguistica. – 5 Conclusioni.